Fammoni (Cgil): voucher casalinghe nuova deregolazione mercato lavoro
«Bene la definitiva ratifica dell’accordo fra Governo e Regioni per gli ammortizzatori in deroga»
ROMA – «Nei provvedimenti approvati ieri sugli ammortizzatori sociali c’è una nuova deregolazione del mercato del lavoro che viene motivata usando l’emergenza della crisi: un uso molto esteso del voucher, motivato con lo scopo di favorire l’emersione di lavoro sommerso, ha come scopo un abbassamento di tutele e diritti che noi contesteremo».
È quanto afferma il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni, riferendosi ai due provvedimenti approvati ieri, ovvero la ratifica dell’accordo Governo e Regioni sugli ammortizzatori in deroga e la correzione apportata col decreto legge incentivi alle norme della Legge 2/09 sempre sugli ammortizzatori in deroga.
Sulla norma che riguarda i voucher, contenuta nel dl incentivi, Fammoni osserva: «Emblematica è l’estensione di questa tipologia contrattuale alle ‘casalinghe’ in agricoltura, contro la cui applicazione unitariamente le categorie di Cgil, Cisl e Uil hanno già indetto uno sciopero e, in qualsiasi azienda, i lavori nel fine settimana svolti con voucher invece che con lavoro normale».
Quanto ai provvedimenti di ieri, il dirigente sindacale Cgil spiega: «Il primo, finalmente, riguarda la definitiva ratifica dell’accordo fra Governo e Regioni per gli ammortizzatori in deroga. Quegli 8 miliardi in 2 anni, tante volte annunciati, e che devono da adesso garantire una risposta certa a tutti i lavoratori. Ricordo che a luglio dello scorso anno il Governo ‘che aveva previsto la crisi’ aveva stanziato solo 450 milioni, che anche grazie all’iniziativa sindacale sono stati aumentati fino alla dotazione attuale».
Il secondo, aggiunge, «è la correzione apportata col decreto legge incentivi alle norme della Legge 2/09 sugli ammortizzatori in deroga. Le obiezioni di natura costituzionale sollevate dalla Cgil hanno fatto si che si portassero correzioni strutturali al modello unicamente incentrato sul ruolo della bilateralità. Ora il meccanismo resta solo nei settori dove esistono enti bilaterali già preposti a quello scopo e che abbiano capienza economica sufficiente. Per questa parte - conclude Fammoni - l’elemento di incostituzionalità resta e qualsiasi lavoratore che risulterà escluso sarà tutelato presso la Magistratura e la Corte Costituzionale».
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