19 aprile 2024
Aggiornato 04:30
Dipartimento politiche territoriali diretto dal Segretario Confederale della UIL Guglielmo Loy

Sintesi dello studio sulle “rette della scuola per l’infanzia”

Il 10,7% del budget familiare mensile netto, equivalente a 332,02 euro mensili, servono per pagare le rette nella scuola dell’infanzia

La frequenza nell’anno scolastico 2008/2009 degli asili nido pubblici e per la refezione scolastica nelle scuole materne ed elementari, pesa sulle tasche delle mamme e dei papà italiani, mediamente 332,02 euro mensili e 3.320,20 euro annui (tenendo presente una media di presenza di 20 giorni al mese per 10 mesi l’anno). Il che significa che mediamente il 10,7% del budget familiare netto, serve per la frequenza della scuola per l’infanzia a tempo pieno.

Nel dettaglio, per la frequenza dei nidi comunali, si spendono in media, mensilmente, 262,66 euro, (2.626,60 euro annui) che equivalgono all’8,5% del budget familiare, con un incremento medio dell’1,5% rispetto all’anno scolastico precedente.

Per la refezione scolastica, invece, la spesa media mensile è di 70 euro (700 euro annui) equivalenti al 2,3% del reddito familiare.

Ad affermarlo è Guglielmo Loy, Segretario Confederale della UIL, commentando i dati della V° Indagine sui costi della scuola dell’infanzia nelle 104 Città Capoluogo.

La ricerca, spiega Guglielmo Loy, prende a riferimento una famiglia, composta da due lavoratori dipendenti, con due figli a carico, di cui uno minore di 3 anni, che frequenta l’asilo nido e l’altro che frequenta la scuola materna o elementare ed usufruisce del servizio di refezione scolastica.

La famiglia oggetto della ricerca, ha un reddito lordo di 36.000 ¤ annui (21.000 euro un coniuge e 15.000 euro l’altro), che corrispondono una volta detratte le imposte, a 30.900 ¤ netti l’anno. La dichiarazione ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) di questa famiglia, con una casa di proprietà, corrisponde a 17.812 ¤ annui.

La retta per l’asilo nido è riferita sia alla frequenza a tempo pieno - circa 9 ore - che al tempo «normale», tipico delle città del Sud, in cui il servizio viene erogato con orari ridotti - al massimo fino alle ore 15,00.

Ovviamente, i costi variano sensibilmente tra città e città, anche in relazione ai servizi offerti. Infatti in una sorta di virtuale classifica creata per questa indagine, al primo posto troviamo Belluno con 565,40 ¤ mensili (486,40 ¤ per gli asili nido e 79 ¤ per la refezione scolastica) che corrispondono al 18,3% del budget familiare; segue Cuneo con 525,30 ¤ mensili (445,30 ¤ per gli asili nido e 80 ¤ per la refezione scolastica) che corrispondono al 17% del budget familiare; Mantova con 510,28 ¤ mensili (416,08 ¤ per gli asili nido e 94,20 ¤ per la refezione scolastica) che corrispondono al 16,5% del budget familiare; Bergamo con 505,96 ¤ mensili (400,36 ¤ per gli asili nido e 105,60 ¤ per la refezione scolastica) che corrispondono al 16,4% del budget familiare; Pavia con 496,00 ¤ mensili (396,00 ¤ per gli asili nido e 100,00 ¤ per la refezione scolastica) che corrispondono al 16,1% del budget familiare.

Più fortunate, si fa per dire, le famiglie di Vibo Valentia, dove frequentare una scuola dell’infanzia costa 123,00 ¤ mensili (93,00 ¤ per gli asili nido e 30,00 ¤ per la refezione scolastica) che corrispondono al 4% del budget familiare; segue Ragusa con 140,10 ¤ mensili (112,10 ¤ per gli asili nido e 28 ¤ per la refezione scolastica) che corrispondono al 4,5% del budget familiare; Reggio Calabria con 147,94 ¤ mensili (107,94 ¤ per gli asili nido e 40 ¤ per la refezione scolastica) che corrispondono al 4% del budget  familiare; Catanzaro con 148,46 ¤ mensili (108,46 ¤ per gli asili nido e 40 ¤ per la refezione scolastica) che corrispondono al 4,8% del budget familiare; Trapani con 149,85 ¤ mensili (111,45 ¤ per gli asili nido e 38,40 ¤ per la refezione scolastica) che corrispondono al 4,8% del budget familiare.

Questi i costi per la frequenza mensile della scuola dell’infanzia. Costi che possono anche lievitare se si dovesse usufruire dell’ulteriore servizio di scuolabus, servizio sociale molto importante ma che comunque ha un costo.

Ma non c’è solo un problema di costi, commenta Loy, esiste anche un problema di accesso e di liste di attesa per i bambini da 0 a 3 anni. Infatti il nostro Paese è molto lontano dallo standard europeo che fissa al 33% la frequenza dei bambini negli asili nido. Tra l’altro, questo problema ha delle ripercussioni dirette ed indirette sull’occupazione in generale e, femminile, in particolare.

I dati sopra esposti, mostrano tutta la nostra preoccupazione per l’erosione e la perdita del potere di acquisto dei bilanci familiari dei lavoratori dipendenti. Abbiamo salutato con favore le detrazioni delle rette degli asili nido dalla dichiarazione dei redditi, ma crediamo che tali agevolazioni si debbano estendere a tutte le spese collegate alla frequenza della scuola dell’infanzia (refezione scolastica, scuolabus, etc.).

Inoltre, in questo particolare momento di crisi, chiediamo ai Comuni, che si apprestano a deliberare i propri bilanci, un gesto di RESPONSABILITA’ nel mettere in campo azioni concrete per la salvaguardia del potere di acquisto dei salari e delle pensioni e di chi perde il lavoro sulla scorta di identiche iniziative intraprese da alcuni Comuni «virtuosi» quali Bologna, Novara, Rimini, Ferrara, Pontedera (Pisa).

Crediamo sia necessario che le stesse azioni «virtuose e responsabili» attuate in queste città, debbano essere intraprese anche in tutti gli altri Municipi italiani, visto il boom del ricorso alla cassa integrazione e delle domande per le indennità di disoccupazione.

Si tratta, conclude Loy, da una parte di evitare incrementi delle tariffe dei servizi locali che sarebbero insopportabili per le tasche dei cittadini e, dall’altra, di prevedere la riduzione o l’esenzione delle rette degli asili nido e della refezione scolastica per quelle lavoratrici e lavoratori che sono in cassa integrazione o che hanno perso il posto di lavoro.