18 aprile 2024
Aggiornato 15:00
Confindustria e Federalimentare

Le difficoltà dell’Industria nella sfavorevole congiuntura internazionale

Le recenti statistiche confermano il netto peggioramento del ciclo economico. Negli ultimi mesi del 2008 infatti le principali economie mondiali hanno registrato una contrazione del PIL particolarmente acuta

1) La crisi - La crisi finanziaria, nata nel mercato americano dei mutui subprime nel 2007, si è propagata all’economia reale intaccando lo sviluppo economico globale. Il veicolo è stato il crollo di fiducia di imprese e famiglie che ha causato un vuoto di domanda. Ha investito simultaneamente e ovunque quasi tutti i settori industriali, imprese di ogni dimensione, regioni e paesi. Causata da diversi fattori quali lo shock delle commodity (ora rientrato), lo scoppio della bolla immobiliare e la necessità in USA di maggior risparmio, è stata aggravata ulteriormente dal panico seguito al fallimento di Lehman Brothers (settembre 2008).
Le recenti statistiche confermano il netto peggioramento del ciclo economico. Negli ultimi mesi del 2008 infatti le principali economie mondiali hanno registrato una contrazione del PIL particolarmente acuta: in Giappone -3.3%, Regno Unito –1,5%, Stati Uniti -1%, Germania –2,1% e Italia –1,8%. Anche i Paesi emergenti, meno colpiti in una prima fase, sono ora penalizzati dalla contrazione della domanda nelle economie sviluppate e nel 2009 rallenteranno la loro crescita al 3,3% (è stata di +6,3% nel 2008, secondo il FMI) mentre la crescita mondiale si fermerà allo 0,5% (dal +3,4% del 2008, stime FMI)

2) Le prospettive - Le prospettive per i prossimi mesi sono fortemente negative: il superindice Ocse segnala recessione marcata in tutti i Paesi industriali (particolarmente forte in USA, con due milioni di posti di lavoro persi in quattro mesi, e Germania; più attenuata in Francia e Italia) e nei BRIC (soprattutto in Cina e Russia; con l’eccezione del Brasile, in frenata più contenuta). La fiducia è ai minimi storici sia in Eurolandia che tra le imprese manifatturiere italiane.
Impressiona l’intensità, la velocità e la diffusione della crisi. La sincronia dei cicli economici nei diversi Paesi induce timori per un rapido avvitamento verso il basso derivante dalla frenata degli scambi internazionali nel secondo semestre 2008 e previsti in calo del 2,1% nel 2009 (dal +4% del 2008, stime Banca Mondiale).
Crescono i timori di una rinascita del nazionalismo economico: i Governi sono sempre più tentati dall’alzare barriere protezionistiche a favore di beni e capitali interni al fine di proteggere il lavoro. Le ricadute potranno essere disastrose, per il probabile aggravamento della recessione attuale, non solo per le economie export-oriented come quella italiana: il commercio, infatti, favorisce la specializzazione, che porta prosperità; i mercati globali di capitale consentono un’allocazione più efficiente del denaro; la cooperazione economica favorisce la fiducia e la sicurezza, evitando ritorsioni.

3) Il WTO - Nonostante i suoi ovvi benefici, l’economia globalizzata è sotto minaccia. Nell’ultimo anno si sono intensificate le misure restrittive degli scambi e degli investimenti internazionali, sebbene il Doha Round, per la creazione di un commercio più libero ed equo, sia iniziato da oltre sette anni e, oggi più che mai, sia ben lontano dalla sua conclusione.
Sotto questo aspetto ci potranno essere delle ricadute negative sulle esportazioni di prodotti alimentari italiani, anche se si deve tener conto che i prodotti venduti dal comparto alimentare sono nella maggior parte dei casi a domanda rigida e, inoltre, il settore alimentare italiano è meno aperto all’estero, sia rispetto alla media dell’industria nazionale che a quella europea del settore.
I paesi del Mercosur, che ricoprono più dell’1,3% delle esportazioni alimentari italiane nel mondo, hanno raggiunto un accordo, non ancora ratificato, per aumentare i dazi doganali del 5% (in media) su alcuni prodotti tra cui: vino, pesche, latte e formaggi. L’Ecuador ha alzato in misura variabile dal 5 al 20% le tariffe doganali su 940 prodotti tra cui burro e cracker. Negli Stati Uniti, secondo mercato (dopo l’Europa) per i prodotti alimentari italiani (11% nel 2008), il Congresso ha rilanciato la clausola del Buy American nel pacchetto di stimolo fiscale appena approvato.

4) Le denominazioni - Una parte importante dei prodotti esportati riguarda quella in cui sono più concentrate le denominazioni di origine controllata. I riconoscimenti Dop e Igp sono stati la risposta dell’Unione europea per tutelare i prodotti territorialmente determinati man mano che ci si è allontanati dalla strada del protezionismo basato su aiuti alla produzione e sussidi all’esportazione. L’Unione europea ha individuato nelle Dop e Igp una risposta importante alla crisi del settore agricolo e agroalimentare, quale nuova strategia vincente di qualificazione della produzione alimentare nel mercato globalizzato.
La nuova ondata di protezionismo ha spinto la Commissione europea, in dicembre, a tornare sui suoi passi comunicando l’intenzione di rallentare il processo di diminuzione graduale dei sussidi all’esportazione per burro, formaggio e latte.
In questo scenario nuovo e altamente incerto, in cui si alternano spinte protezionistiche sia contro che a favore dei prodotti italiani, gli effetti sul settore saranno molto più aleatori, poiché diviene meno controllabile la realtà economica in cui gli attori si muovono.