28 agosto 2025
Aggiornato 09:30
36mila imprese in più nel 2008, ma è il saldo peggiore degli ultimi 6 anni

Imprese: rallenta il ‘battito’ dell’Azienda-Italia

In rosso industria e agricoltura, in crescita servizi alle imprese, costruzioni e turismo. Cedono le imprese individuali, tengono gli artigiani, aumentano società di capitale e coop. Ancora contenuto l’aumento dei fallimenti (160 in più nel 2008)

ROMA – La crisi globale comincia a far sentire i suoi effetti anche sul tessuto imprenditoriale italiano che, nel 2008, fa registrare la crescita più contenuta degli ultimi sei anni.  Nei dodici mesi passati, il bilancio tra iscrizioni e cessazioni al Registro delle Imprese delle Camere di Commercio ha fatto segnare un attivo di sole 36.404 unità, il risultato più modesto dal 2003. Il saldo di fine anno è frutto della differenza tra le 410.666 iscrizioni (la performance meno brillante degli ultimi cinque anni) e le 374.262 cessazioni (il secondo peggior risultato dal 2003 dopo il record del 2007 quando, a chiudere i battenti, furono 390mila imprese). In termini percentuali, il bilancio tra imprese ‘nate’ e ‘morte’ si traduce in un tasso di crescita dello 0,59% (era stato lo 0,75% nel 2007), che porta il totale delle imprese esistenti a fine dicembre scorso a 6.104.067 unità.

A incidere maggiormente è stato il risultato negativo delle imprese individuali (16mila unità in meno), un valore che però avrebbe potuto essere doppio senza il contributo positivo delle imprese aperte da immigrati (15mila in più nei dodici mesi passati). Tra le piccole, tengono complessivamente le artigiane (+5.500), anche se è proprio tra gli artigiani che si registrano le perdite più rilevanti (-5mila unità) del settore manifatturiero. A compensare la riduzione delle imprese più piccole sono state le società di capitali, aumentate di 49mila unità al ritmo del 4% su base annua. L’inasprimento delle condizioni dei mercati non affiora, se non in lieve misura,  dall’analisi dei dati sulle aperture di procedure fallimentari, cresciute nel 2008 al ritmo del 2,2% (in particolare nel commercio, costruzioni e trasporti). Ma per avere un quadro di quanto accaduto nell’ultima parte dell’anno bisognerà attendere i consuntivi del primo trimestre 2009.

Infine, le aree territoriali che hanno contribuito maggiormente all’aumento dello stock delle imprese nel 2008  sono state quelle del Centro (+1,2%) e del Nord-Ovest (+0,9%). Nel Mezzogiorno la crescita (+0,32%) è stata la metà della media nazionale, mentre è stato praticamente fermo il Nord-Est (+0,06%).

«Il virus della crisi mondiale sta cominciando ad aggredire l’economia reale e l’anagrafe delle imprese ne registra i primi effetti, segno che bisogna far presto ad applicare le terapie necessarie». Questo il commento del Presidente di Unioncamere, Andrea Mondello ai dati Movimprese 2008. «L’aumento delle cessazioni – ha osservato Mondello – è un allarme da raccogliere perché non vada disperso il patrimonio di imprenditorialità che, anche in questa fase di crisi, sta sostenendo il Paese sul fronte dell’export. Difendere le imprese significa difendere posti di lavoro e porre le basi per nuove opportunità di sviluppo. E’ una capitale di qualità e abilità che negli ultimi anni ha affrontato un durissimo processo di selezione e che, ancora oggi, è in grado di cambiare e adattarsi per affrontare le sfide dei nuovi equilibri mondiali. Ma bisogna sostenerlo con politiche rapide e incisive. Assicurando continuità dei flussi di credito, investendo nell’ammodernamento delle infrastrutture e nell’innovazione della macchina pubblica, condizioni indispensabili per mettere le nostre imprese alla pari di quelle degli altri Paesi con cui si misurano. Le Camere di Commercio hanno responsabilmente raccolto questa sfida e messo a disposizione delle imprese ingenti risorse a livello locale. Nei prossimi mesi continueremo su questa strada».

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Sintesi dei principali indicatori (PDF)