«Aumenti automatici ad accordi scaduti»
«Superate le una tantum del vecchio modello. La nuova inflazione garantirà di più i salari»
«Se non puoi convincerli, confondili». A questo adagio del presidente statunitense Hany Truman sembra ispirarsi la Cgil con la sua analisi critica del documento sulla riforma della contrattazione. Non avendo convinto le parti sociali a desistere dal portare un importante contributo alla gestione di una fase critica dell`economia che si preannuncia, purtroppo, assai lunga, il sindacato di Epifani prova a confondere i lavoratori annunciando riduzioni «strutturali» degli stipendi. Si tratta di una previsione sballata e spiego brevemente perché.
Con l`accordo raggiunto sarà possibile estendere, anche grazie alla defiscalizzazione confermata dal governo per gli incrementi di produttività, la contrattazione di secondo livello ben oltre quel 30% di lavoratori cui oggi è riservata. Di più: per quanti dovessero lo stesso restare fuori dalla contrattazione integrativa, è prevista la corresponsione di una cifra fissa che sarà stabilità dal contratto nazionale di categoria. Se vogliamo prendere ad esempio il contratto dei metalmeccanici, si tratta di circa 300 euro l`anno: proprio l`importo che secondo Corso Italia verrebbe a mancare dalla busta paga dopo la firma dell`intesa di Palazzo Chigi. Se, invece guardiamo all`integrativo Fiat, parliamo di un importo che oscilla tra i 103 ed i 134 euro per 13 mensilità; una cifra che, da oggi in poi, potrebbe riguardare, grazie all`allargamento della contrattazione di secondo livello, una platea più vasta degli 80mila dipendenti del Lingotto.
C`è, inoltre, da considerare il riconoscimento degli aumenti contrattuali sin dalla data di scadenza del CCNL; parliamo, in questo caso, del superamento di quelle «una tantum» che, con contratti rinnovati anche con due anni di ritardo, non arrivavano spesso a coprire neppure i costi degli scioperi. Qui gli esempi potrebbero essere molti e riguardare tutte le categorie;
basti ricordare che queste una tantum non superano - nel migliore dei casi - i 400 euro, a fronte di arretrati, dovuti e non corrisposti, di alcune migliaia di euro. Di tutto questo neppure si accenna nel taccuino delle doglianze di chi minacciosamente parla di «legge della giungla» per descrivere il nuovo assetto delle relazioni industriali di un Paese che, a mio avviso, ha bisogno di certezze: soprattutto perle categorie più deboli. Proprio quelle certezze che questo nuovo quadro potrebbe garantire anche rispetto al problema dell`inflazione, altro punto dolente dell`accordo.
Sì, perché tutti sappiamo benissimo che l`inflazione programmata, sancita negli accordi del `92/`93, era funzionale al contenimento del costo del lavoro, non certo all`adeguamento dei salari al costo della vita. Ed infatti dobbiamo registrare un impoverimento degli stipendi che non ha eguali in Europa. Ora, invece, con la possibilità di determinare tra le parti-fuori, cioè, dagli schemi del bilancio dello Stato - il tasso di inflazione realisticamente prevedibile (con un nuovo indice europeo ed affidando la verifica ad un soggetto terzo), si sono poste le premesse per mantenere il potere d`acquisto di milioni di lavoratori senza improbabili ritorni alla scala mobile. Potrei andare avanti ma temo che il merito di questa vicenda vada di pari passo col metodo. E sul metodo ho sempre ritenuto e dichiarato - che un accordo sulle relazioni industriali, sulla rappresentanza, non potesse escludere la Cgil: credo che questa sia un`idea condivisa dal mondo imprenditoriale - a partire dalla stessa Emma Marcegaglia - oltre che da quello sindacale, che ritengo sia conscio della responsabilità che si assumerebbe dividendosi in un frangente economico così drammatico come quello che stiamo vivendo. Nessuno, infatti, può sperare di lucrare consensi tra i lavoratori puntando su un aggravamento della crisi come nessuno, spero, può realisticamente pensare che da questa crisi si esca senza mettere in campo tutte le risorse possibili e necessarie: sarebbero due colpe, uguali e contrarie, che il Paese non perdonerebbe.
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