19 agosto 2025
Aggiornato 05:30
Sciopero, intervista Polverini il Riformista

«Ecco come la Cgil ha sbagliato»

«Lo sciopero e stato un errore». Non usa mezzi termini Renata Polverini, prima (e unica) donna a guidare un sindacato, leader dell`Ugl, l`Unione generale dei lavoratori, che nei fatti è diventata la quarta confederazione accanto a Cgil, Cisl e Uil

La manifestazione in solitaria della più grossa organizzazione sindacale l`ha seguita da Pescara, e poi tornando in automobile verso Roma «ansiosa di capire il risultato» della giornata.

Avete fatto anche voi la conta?
I miei rappresentanti, già dal mattino mi parlavano di basse adesioni in tutta Italia, anche a Mirafiori. Lo sciopero come era prevedibile non ha funzionato. I lavoratori si aspettano coesione da parte delle
organizzazioni sindacali, sulla manovra economica del governo ma soprattutto sul futuro che si annuncia difficile.

La Cgil parla di successo. Lei lo ha definito «lo sciopero più anacronistico dal dopoguerra»...
Certo, non aveva alcun senso scioperare adesso contro non si sa bene cosa. Di fronte a una crisi economica di tale portata bisogna agire cercando una posizione unitaria. Più che chiamare
chi ha un lavoro allo sciopero bisogna sostenere chi lo perderà, il posto di lavoro. Bisogna chiedere un intervento a sostegno degli ammortizzatori sociali, rivedere il sistema fiscale
per lavoratori e pensionati, arrivare alla condivisione di una proposta. Continuo a considerare la manifestazione un errore.

Come ne esce l`unità sindacale?
Contarsi tra operai nelle fabbriche, tra chi è presente e chi no, non è mai positivo. E comunque per qualsiasi sindacalista apprendere che un`arma estrema come lo sciopero non ha funzionato
è un segnale negativo. Spero che, una volta consumato il rito dello sciopero ormai convocato - anche se a mio avviso c`erano tutte le carte in regola per revocarlo -, si riesca a guardare avanti e si ritrovi una modalità di discussione e di dialogo. Certo non sarà facile. Raffaele Bonanni ha parlato di «errore storico» e lo ha equiparato a uno sciopero contro la jella, Luigi Angeletti sostiene di non capirlo.
E` un momento di grande divisione, anche verbale. Occorre ragionare e riflettere. Per evitare la delegittimazione del sindacato stesso dobbiamo fare tutti insieme un passo indietro. Tanto più che c`è uno
spazio negoziale con il governo.

Cambierà il ruolo della Cgil rispetto alle altre organizzazioni?
Le prove di forza bisogna vincerle, altrimenti indeboliscono.

Vede uno spiraglio nella ripresa della trattativa sulla riforma del modello contrattuale?
La Cgil in questi mesi ha detto tanti no, non solo sulla riforma della contrattazione, ma anche sul contratto del commercio, e questo non lascia sperare in una soluzione a breve. E` anche vero che ha un unico
modo per tornare a essere centrale ed è quello di ricominciare a trattare e a sottoscrivere accordi. Per ritrovare il suo ruolo la Cgil deve tornare a negoziare.

Si aspetta un riavvicinamento con Confindustria?
Il solo fatto che il gruppo Marcegaglia abbia contestato le cifre di partecipazione alla manifestazione la dice lunga sui rapporti con Confindustria...

Come giudica la partecipazione in ordine sparso del Partito democratico?
Quella sulla partecipazione politica è una polemica che non voglio aprire. Il Pd si è diviso, come su altre cose. Di certo c`è stata una parte del sindacato che ha scelto un atteggiamento negoziale e un`altra no. Lo sciopero di ieri segna anche uno spartiacque tra chi vede un sindacato responsabile e un altro che invece chiama i lavoratori ad esporsi, e anche a perdere i soldi di una giornata di lavoro in un momento di
crisi.

Pensa che sia in gioco la leadership di Epifani?
Per come conosco le organizzazioni sindacali, nei momenti difficili si stringono intorno al leader. Certo è che chi fa una scelta deve poi assumersene le responsabilità. Si potrà quindi
aprire una discussione interna alla Cgil. C`è stato un effetto trascinamento da parte della Fiom, forse su questo rifletteranno.

Da oggi cosa succede?
Quello di ieri sarà uno di quei giorni che ci ricorderemo sempre, forse con dispiacere, come momento che ha segnato una rottura. Spero sia il punto di caduta, dal quale ricominciare.

di Silvia Bernasconi