20 aprile 2024
Aggiornato 13:30
«Più ambiente al Sud contro le ecomafie»

Mezzogiorno, confronto su politiche Ue

Legambiente: «Sviluppo a cemento zero per la nuova stagione di fondi comunitari»

«Il cemento rafforza l’ecomafia e indebolisce il Sud. Più ambiente nei fondi comunitari». Con questo slogan Legambiente ha volantinato questa mattina a Reggio Calabria, davanti al Consiglio Regionale che ospitava i lavori dell’incontro «Un ponte fra due stagioni, l’efficacia delle politiche dello sviluppo per il Sud», organizzato dal ministero dello Sviluppo economico e dedicato alle politiche di sviluppo del Mezzogiorno, con la partecipazione dei presidenti delle Regioni del Mezzogiorno, oltre che dei ministri Scajola e Fitto.

Legambiente sostiene l’urgenza per il Mezzogiorno di una nuova stagione di investimenti a cemento zero, che puntino tutto sulla sostenibilità ambientale: sul recupero del territorio, l’economia della conoscenza, il terziario avanzato, la ricerca e l’innovazione.
«Con i fondi comunitari, finora al Sud – recita il volantino distribuito dall’associazione ambientalista - sono cresciuti cemento, mafia ed emigrazione, sono diminuiti legalità, occupazione e ambiente. Finché gli investimenti saranno indirizzati in opere di cemento, all’ombra dei fondi comunitari cresceranno il potere e il radicamento delle organizzazioni mafiose e il degrado del territorio. Cemento zero e più ambiente per aiutare i giovani laureati a rimanere o ritornare al Sud impegnandoli in un grosso progetto di rilancio culturale e sociale del mezzogiorno. Per rafforzare le politiche sociali e la qualità della vita delle regioni del Sud, affinché possano ridiventare attrattive. Per mettere in scacco le organizzazioni mafiose, indebolendo il loro sistema di potere e favorendone lo sradicamento».

Come dimostra la storia dello sviluppo del Sud, gli investimenti, spesso corretti sulla carta, il più delle volte hanno favorito gli interventi speculativi a quelli produttivi. E sempre più spesso, la disponibilità di fondi da spendere, e il paventato rischio di perderli, hanno costituito l’alibi per andare in deroga agli strumenti di tutela e di pianificazione che dovrebbero garantire la tutela dell’ambiente. L’impatto ambientale è così stato devastante, con paesaggi e zone sensibili occupate dal cemento, aree industriali, spesso fantasma, costruite male e in posti sbagliati, opere pubbliche non sempre utili e spesso incomplete. Mentre l’impatto occupazionale e di sviluppo degli investimenti pubblici è stato nullo, se si guardano sia il divario sempre crescente tra la ricchezza del Sud da quella del Nord del Paese, sia i dati sulla nuova emigrazione, caratterizzata da flussi unidirezionali da Sud a Nord paragonabili, per numero di emigranti, a quelli dell’esodo degli anni sessanta.