I sapori del Made in Italy volano a Tokyo
Dal 1° al 3 dicembre 62 Pmi italiane a caccia d’affari in Giappone
Prodotti dell’agroindustria, in particolare vino e olio, ma anche rivestimenti per piscine ed elementi di arredo. Sessantadue piccole e medie imprese, espressione del Made in Italy di qualità, sono appena sbarcate in Giappone al seguito della missione istituzionale promossa da 15 strutture del sistema camerale, coordinate da Unioncamere e gestita operativamente da PromoFirenze, braccio operativo per l’internazionalizzazione della Camera di Commercio.
Una tre-giorni intensa, in programma dal 1° al 3 dicembre, nella quale ai 400 incontri B2B organizzati con operatori giapponesi qualificati e alle visite ai più importanti department store nipponici, si alterneranno momenti di confronto con le principali istituzioni nipponiche e italiane in Giappone.
La missione del sistema camerale è divisa in due trance e coinvolge circa 100 aziende. La prima trance – quella appena iniziata – interessa 62 Pmi del settore agroalimentare e arredamento. La seconda, in programma nel 2009, è invece destinata ad imprese italiane dei settori abbigliamento, meccanica e high tech.
«Unioncamere da alcuni anni sta promuovendo missioni imprenditoriali rivolte a supportare soprattutto le imprese di medie e piccole dimensioni, grazie anche all’apporto dei desk delle Camere di commercio presenti all’estero - ha sottolineato Alessandro Barberis, vice presidente di Unioncamere delegato per l’internazionalizzazione, alla guida della missione camerale – Qui in Giappone puntiamo a potenziare la presenza economica italiana creando opportunità d’affari per le 62 Pmi, ma anche consolidando i rapporti di cooperazione industriale con le imprese nipponiche e rafforzando la collaborazione con il sistema camerale giapponese».
Nel mirino della rete camerale e delle aziende partecipanti ci sono le grandi opportunità d’affari che il Giappone offre. Il Made in Italy, infatti, è molto apprezzato in questo Paese da larghi settori della popolazione. Nel 2008, l’Italia è tornata ad occupare la terza posizione nella classifica dei Paesi fornitori del Giappone dell’area euro, dopo Germania e Francia, ma prima del Regno Unito. Nel primo semestre di quest’anno, le importazioni giapponesi dall’Italia si sono assestate al valore di 422 miliardi di yen (pari a circa 4 miliardi e 424 milioni di dollari), in flessione dello 0,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre le esportazioni hanno fatto registrare un valore di 392 miliardi di yen, diminuendo del 2,8%. La bilancia commerciale resta così a favore dell’Italia per 30 miliardi di yen.
La quota di import italiana nei primi sei mesi di quest’anno è stata pari all’1,1%. Le importazioni dall’Italia stanno mostrando una tendenza alla ripresa, come registrato dalla variazione trimestrale su base annua che, nel secondo trimestre 2008, è stata pari al +0,8%.
Storicamente, la composizione del paniere di prodotti provenienti dall’Italia è sbilanciata verso il sistema moda, persona e tempo libero. Tuttavia nell’ultimo decennio si è assistito ad un progressivo cambiamento dell’assetto, che ha visto crescere d’importanza il settore metalmeccanico e quello chimico-farmaceutico. Nello stesso decennio, tuttavia, il settore agroalimentare è quello che sicuramente ha ottenuto i risultati più significativi, accrescendo la sua quota in controtendenza con l’andamento generale.
Le importazioni di prodotti agro-alimentari dall’Italia nel 2007 sono aumentate infatti del 10%, ben oltre la crescita complessiva dal mondo, pari al 6,9%. I principali paesi fornitori vendono al Giappone soprattutto alimenti base, prodotti da trasformare e materie prime, mentre l’Italia fornisce principalmente prodotti trasformati. Per questa ragione la quota sul totale non è preminente. L’Italia vanta quote import di assoluto rilievo riguardo - ad esempio - al prosciutto crudo (quota del 78%), olio d’oliva (60%), paste alimentari (72%), pomodori pelati (80%), vini fermi (14%), formaggi (8%). Per non parlare del successo che alcuni imprenditori italiani stanno avendo in Giappone, come per esempio Eataly che, con la collaborazione di Slow Food, due mesi fa ha aperto a Tokio uno store già amatissimo dai giapponesi, superando in soli due mesi ogni più ottimista previsione di vendite.
E’ per questa ragione che il sistema camerale ha puntato in prima battuta sul settore agroalimentare nella missione programmata.
Agli operatori giapponesi e alle autorità nipponiche (tra le quali un ruolo molto importante riveste la Jetro, l’agenzia giapponese che si occupa di promozione degli investimenti) verranno presentate alcune delle specialità del «buon cibo» italiano: da alcune delle migliori produzioni vitivinicole toscane, piemontesi, venete e pugliesi all’acqua di Fiuggi, dall’olio del senese, alle Delizie dell’orto, passando per lo Zabov, le droghe per salumi e le torte di nocciole cuneesi.
Ad affiancare le imprese agroalimentari, anche alcune aziende sistema casa, settore soggetto negli ultimi anni ad una perdita progressiva di peso sul mercato nipponico, sia a causa della concorrenza di prezzo dei paesi asiatici, favoriti anche dalla vicinanza geografica, sia forse dalla mancanza di una proposta di articoli di dimensioni adatte ai ristretti spazi delle abitazioni giapponesi. Si aggiungono barriere non tariffarie quali severe norme di sicurezza e standard tecnici peculiari del Giappone, che rappresentano ostacoli non facilmente superabili. Alle imprese locali, quindi, vengono presentate le opportunità d’affari di alcune aziende altamente specializzate in arredamenti da bagno, elementi componibili per mobili e design.