16 aprile 2024
Aggiornato 15:30
«Per uscire dalla crisi dobbiamo trovare il coraggio di cambiare, di innovare e di riformare»

La forza di cambiare

Il Partito Democratico, con le parole di Enrico Letta, ha inaugurato il suo percorso di discussione e ascolto lungo quattro mesi che lo condurrà, in primavera, alla Conferenza nazionale sul nuovo Welfare del PD

«Per uscire dalla crisi dobbiamo trovare il coraggio di cambiare, di innovare e di riformare». Il Partito Democratico, con le parole di Enrico Letta, ha inaugurato il suo percorso di discussione e ascolto lungo quattro mesi che lo condurrà, in primavera, alla Conferenza nazionale sul nuovo Welfare del PD.

«Quella che stiamo attraversando – dice il ministro ombra delle Politiche sociali – è la più grave crisi economica e sociale della nostra vita». Una crisi che esige una risposta immediata, seria, responsabile. Quella risposta per il PD va trovata in un nuovo Welfare. Un’idea di stato sociale, cioè, che abbandoni il vecchio modello mediterraneo «costruito sulla centralità del maschio adulto italiano» e sposti la sua attenzione sulla «persona». Tiene a ribadirlo Letta nel suo intervento: «Noi non ci accontentiamo di garantire solo chi già è garantito. Ci interessano, invece, gli ‘assenti’, gli ‘invisibili’, i non tutelati dal welfare».

In questo quadro, sono le famiglie che, per l’esponente PD, rischiano di pagare il prezzo più alto di un Paese che è il «più ineguale del mondo occidentale, il più ingiusto». Quelle persone e quelle famiglie che, oggi più che mai, semplicemente non riescono ad andare avanti.
E allora qual è la strada da intraprendere? Per Letta un nuovo modello di Stato Sociale non deve ridursi alle pensioni e alla sanità, ma agire anche in direzione di «politiche forti per rilanciare la buona occupazione e contrastare la precarietà del lavoro, di interventi per l’integrazione sociale, per la famiglia, per la casa».

Insomma, tutto il contrario della Social Card presentata dal governo in questi giorni che, come sottolinea Letta, è solo il «simbolo del capitalismo compassionevole». Perché la vera soluzione, suggerisce nel corso dell’incontro Pierluigi Bersani ministro dell’Economia del governo ombra, è un sistema di welfare «rigoroso» senza il quale non ci può essere vera crescita e nemmeno la preparazione necessaria per affrontare il futuro. Perché, ricorda ancora Bersani, «usciti da questa crisi il mondo continuerà ad essere globalizzato» e l’Italia non può permettersi di farsi trovare impreparata.

Per fare ciò, subentra Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, c’è «bisogno di una maggiore collaborazione tra le parti sociali». In modo tale da «mettere insieme un meccanismo che sposti il baricentro verso la qualità e l’innovazione» e in maniera da non dimenticare, come sottolinea Renata Polverini dell’Ugl, che il welfare deve partire da due concetti fondamentali: «redistribuzione e comunità». E allora non circoscrivere, ma allagare il ventaglio di azione del nuovo welfare, perché quello attuale, come mette in risalto Vittoria Franco, ministro ombra delle Pari opportunità, «non è più adeguato ad una realtà che è cambiata». Per permettere ciò, ribatte Pietro Ichino, è necessario puntare sull’innovazione, in modo da attrarre anche l’attenzione «dell’industria mondiale» verso la realtà italiana.

Per Cesare Damiano, vice ministro del Lavoro del governo ombra, è necessario un Patto sociale «largo» dove le prime cose da fare sono tre: «rilanciare il potere d’acquisto, agire sugli ammortizzatori sociali e dare sostegno alle imprese, individuando i settori strategici». Anche Luigi Angeletti, segretario generale della Uil, per far fronte alla crisi suggerisce di puntare su ammortizzatori sociali che vuole più «larghi» e sulla «riduzione delle tasse ai lavoratori dipendenti».

Nel ridisegnare il nuovo sistema bisogna evitare sperperi e clientelismi. Tito Boeri ricorda, infatti, che per proporre un’alternativa valida al presente è necessario «ristrutturare la spesa sociale» per non cadere nell’errore di spese paradossali e ingiustificate. Bisogna cioé evitare che gli strumenti del welfare si trasformino in strumento di potere politico.

Così non deve essere, perché è il Paese, per il PD, ad essere prima di ogni cosa. Un Paese, ricorda all’inizio del suo intervento Walter Veltroni, «immerso nella recessione» che chiede risposte immediate. E visto che il governo «ha sbagliato ogni previsioni» e ancora adesso sembra inerme di fronte alla grave situazione che le famiglie italiane stanno vivendo, il PD chiede se sia realmente disposto ad un confronto o, come ricorda il leader democratico, pensa di andare avanti a «spot» e «misure grottesche».

Non c’è più tempo per gli slogan. Il welfare oggi è «una coperta stretta. Occorre ripensarlo».
Intervendo al convegno iniziale 'Persona, famiglia, comunita', Veltroni ha sottolineato che 'fuori dalla coperta ci sono milioni di persone e tra queste due categorie in particolare: i precari, i primi a uscire dalle aziende in crisi, e i lavoratori di 50 anni che perdono il lavoro e vedono il buio davanti a se».

Secondo Veltroni, occorre ripartire da quattro parole-chiave: «rischi, opportunità, valutazione e formazione». Tradotto: dare il via a una serie di «interventi per abbassare i tassi di interesse; altri per flessibilizzare i parametri come previsto dai piani Merkel-Sarkozy e Gordon Brown. Avere la forza di fare un'operazione strategica perché i soldi siano spesi per rilanciare il consumo e la domanda. La società italiana - prosegue - è ferma, abbiamo bisogno di rimettere in moto l'ascensore sociale tramite le opportunità». Indispensabile dunque «una gigantesca operazione di redistribuzione della ricchezza, rimettendo in moto le opportunità per il talento e la capacità di rischiare». Quanto alla «valutazione, abbiamo bisogno di un sistema universitario e scolastico che sia valutato dall'esterno» e idem per il sistema sanitario. Infine, la formazione: «non c'è welfare senza formazione. Una persona che a 50 anni perde il lavoro - ribadisce il segretario PD - deve entrare in una logica di «formazione permanente e non di sussidio».

G.R.
Sono questi i punti irrinunciabili da cui far ripartire un nuovo modello di welfare. Questi, i primi passi verso un futuro più equo e giusto. Un futuro che il PD intende trasformare presto in presente.