29 marzo 2024
Aggiornato 09:00
Piano rilancio UE

«Un piano buono a metà»

Lo dichiara Gianni Pittella, presidente Delegazione italiana, Gruppo Socialista, Parlamento europeo - Direzione nazionale PD

«Il piano presentato stamane dalla Commissione europea per risollevare l'economia del continente offre spunti importanti ma é in netta controtendenza rispetto ad un quanto mai necessario progetto di governo economico europeo.
Resta un dato di fatto che ogni Paese europeo sta subendo questa crisi in maniera differente perché diverse sono le fasi economiche che li caratterizzano. Basta osservare le differenze che ci sono ad esempio tra l'Italia, con un debito pubblico elevatissimo, e la Germania, con un livello di deficit molto basso e le esportazioni in notevole aumento. Le divisioni esistenti tra i governi europei su interventi importanti che in questi giorni sono stati messi in campo, dalle politiche fiscali a quelle di finanza pubblica, rendono poi le cose ancora più complicate.

Per tale ragione sarebbe stato auspicabile un vero e proprio piano «europeo» e non il semplice coordinamento di 27 piani nazionali. Un auspicio irrealizzabile con la struttura attuale di governance economica che continua a tenere l'Europa con le spalle al muro e nell'impossibilità di dare una vera risposta al rallentamento economico.

Questa crisi ha paralizzato l'attuazione degli investimenti previsti nel quadro della Strategia di Lisbona e difficilmente il piano presentato oggi riuscirà a dare una risposta in merito.

Il piano di Barroso non prevede, colpevolmente, l'utilizzo degli Eurobond come forma di finanziamento addizionale per dare un nuovo slancio alla crescita e alla produttività europea. Uno strumento, quello degli Eurobond, capace per le sue caratteristiche, di rappresentare un ottimo compromesso tra la necessità di rimettere in moto la spesa, quella di dotarsi di uno strumento europeo e quella di superare le differenze che caratterizzano le 27 politiche nazionali.

È positivo che in materia di fondi strutturali il piano preveda un anticipo supplementare di risorse per circa 6 miliardi e mezzo di euro.

È importante, infine, che si dia la possibilità alle regioni, relativamente ad «Agenda 2000», di disporre di una proroga di un anno, così da poter spendere le risorse non ancora utilizzate. In questo modo si permette alle amministrazioni in ritardo di affrontare tale programmazione senza il fiato sul collo e la minaccia di perdere i fondi.«