Pensioni dei dipendenti pubblici. Le donne sono avvantaggiate in materia di età per andare in pensione
La parità rispetto all’uomo in materia di differenti limiti di età per le donne
Con Sentenza del 13 novembre 2008, n. C 46/07 la Commissione europea di Giustizia CE-UE ha sostenuto di fronte alla Corte di Giustizia CE-UE la condanna dell’Italia che sarebbe venuta meno agli obblighi di cui all’art. 141 CE , mantenendo in vigore una normativa in forza della quale i dipendenti pubblici hanno diritto a percepire la pensione di vecchiaia a età diverse a seconda che siano uomini o donne.
Per la Corte di Giustizia CE-UE la normativa italiana in tema di regime pensionistico dei dipendenti pubblici è discriminatoria in quanto prevede differenti limiti di età per le donne.
Per la Corte di Giustizia CE-UE, che ha accolto il ricorso, disattendendo le argomentazioni della Repubblica italiana secondo cui la fissazione, ai fini del pensionamento, di una condizione di età diversa a seconda del sesso sarebbe giustificata dall’obiettivo di eliminare discriminazioni a danno delle donne.
Secondo la Corte, i provvedimenti nazionali debbono, in ogni caso, contribuire ad aiutare la donna a vivere la propria vita lavorativa su un piano di parità rispetto all’uomo mentre la fissazione, ai fini del pensionamento, di una condizione d’età diversa a seconda del sesso non è tale da compensare gli svantaggi ai quali sono esposte le carriere dei dipendenti pubblici di sesso femminile aiutando queste donne nella loro vita professionale e ponendo rimedio ai problemi che esse possono incontrare durante la loro carriera professionale.
Corte di Giustizia CE-UE- Sentenza 13 novembre 2008, n. C 46/07
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