28 marzo 2024
Aggiornato 12:00
Il caso di Campo dei Miracoli a Pisa

Abusivismo: un affare da 10 miliardi

Confesercenti: «Dal numero delle presenze di postazioni abusive itineranti ed in sede fissa lungo la riviera adriatica, possiamo stimare gli abusivi nel commercio in circa 250.000 operatori di cui 75.000 stagionali»

L'abusivismo rappresenta uno dei maggiori fenomeni di degrado delle nostre città, con incidenze economiche e sociali gravi, ed è uno degli anelli di collegamento fra economia pulita e quella «zona grigia» di imprenditoria border line fra legale e illegale. I numeri sono di difficile giustificazione. Proiettando su scala nazionale i dati di un’indagine condotta sul «campo» dalle Confesercenti delle province romagnole e marchigiane, che hanno «contato» il numero delle presenze di postazioni abusive itineranti ed in sede fissa lungo la riviera adriatica, possiamo stimare gli abusivi nel commercio in circa 250.000 operatori di cui 75.000 stagionali (3 su quattro sono stranieri, quasi tutti nordafricani, a cui si aggiungono senegalesi e cinesi) e facendo una stima prudenziale degli incassi, in media 150 euro giornalieri, possiamo stimare in circa 10 miliardi di euro il giro d’affari annuo che ruota intorno all’abusivismo, il 20% del quale finisce soprattutto nelle tasche delle mafie straniere che controllano la produzione, la distribuzione e anche pezzi di vendita al minuto.

Nel solo settore del commercio mercatale, una recente ricerca dell'ANVA segnala la presenza di una media di 3 venditori abusivi per ogni mercato, un danno stimato per il settore di 1 miliardo di euro.Sono numeri importanti di un fenomeno che non ha più le caratteristiche di marginalità sociale, come un tempo, ma è divenuto uno dei polmoni finanziari più importanti delle mafie italiane e straniere nel nostro Paese.Le organizzazioni criminali non gestiscono, se non in parte, la commercializzazione al minuto, soprintendono alla produzione come nel caso della camorra e della SCU, o alla introduzione di materiale contraffatto proveniente dai paesi orientali, attraverso il controllo dei porti di Anversa e Trieste.Dentro questo schema la comunità di cinesi rappresenta un microcosmo autonomo in termini di produzione e di ingrosso, anche se recenti operazioni hanno messo in luce i legami tra queste comunità e la camorra. Particolarmente significativa l'indagine della DIA che si è concentrata sul quartiere Esquilino a Roma. Gli investigatori hanno scoperto «come la camorra controllava l’importazione di merce contraffatta dalla Cina e poi reinvestiva gli introiti milionari in immobili e attività imprenditoriali. Dopo una serie di intercettazioni telefoniche, la DIA ha scoperto il sistema di importazione della merce falsa dalla Cina al quartiere dell’Esquilino e poi in tutta Italia. La merce veniva praticamente imposta ai commercianti dell’Esquilino, sia cinesi che italiani. Alcuni di loro, stanchi delle minacce, sono stati costretti a chiudere. Dal paese asiatico la merce arrivava in primo luogo a Napoli, qui sui capi di abbigliamento venivano apposte le etichette contraffatte delle più importanti marche. La merce diventava «griffata» e veniva poi tenuta a Cassino nei magazzini di altri affiliati all'organizzazione criminale. Poi la merce arrivava all'Esquilino pronta ad essere immessa sul mercato romano. Al termine dell’operazione, denominata «Grande muraglia», sono state eseguite 7 ordinanze di custodia cautelare tra Roma, Napoli e Cassino e sono stati sequestrati beni per oltre 5 milioni di euro. A capo dell’organizzazione c’era Salvatore Giuliano, pentito ed anche grazie alle sue testimonianze si è riusciti a ricostruire il modo in cui operava il gruppo che gestiva l’importazione di merce falsa. Giuliano era un capo camorrista del rione Forcella di Napoli, il clan aveva messo su una rete di rapporti tra Cina, Napoli, Cassino e Roma anche con lo scopo di controllare gli affari dell’Esquilino, i soldi del «mercato del falso» venivano reinvestiti in concessionari di automobili, bar e ristoranti.

Le persone arrestate sono tutte italiane, due invece gli imprenditori cinesi indagati. Il gruppo camorristico, insieme agli intermediari cinesi, si riuniva in via Principe Amedeo, vicino Termini e nella sede della Dafa consulenze venivano presi accordi per affari commerciali e immobiliari.» Come si vede c'è poco romanticismo in questa storia. L’abusivismo commerciale non si limita al solo settore dell’abbigliamento e della moda in genere, ma tocca tutti settori merceologici compresi gli alimentari. Il settore dei fiori è uno dei comparti più colpiti. «La piazza nota in tutto il mondo come Campo dei Miracoli, rappresenta in tutta la sua maestosità e perfezione architettonica il più alto esempio dello stile Romanico Pisano, una fusione armoniosa di motivi classici, paleocristiani, lombardi ed orientali. Gli edifici che la compongono, seppur edificati in epoche diverse, mantengono un'elegantissima unitarietà stilistica. Il Duomo, la Torre Campanaria pendente, il Battistero ed il Camposanto, rappresentano nel loro insieme l'allegoria della vita umana, evidenziandone gli eventi principali.»Con questa motivazione l’UNESCO nel 1987 ha iscritto una delle più famose zone del centro storico di Pisa tra i siti patrimonio dell’umanità. In quegli anni il fenomeno dell’abusivismo nella città toscana era ancora marginale, con 50-60 presenze di extracomunitari che lo praticavano soprattutto nelle zone più centrali.

Oggi, 20 anni dopo, l’Unesco farebbe fatica a riconoscere la stessa «elegantissima unitarietà stilistica» ormai nascosta e soffocata dal crescente abusivismo commerciale che ha trasformato Pisa in una sorta di porto franco.Un esercito di 300-400 venditori abusivi ha infatti invaso le principali e più belle strade del centro con prodotti falsificati e venduti abusivamente, realizzando un giro d’affari che ogni anno sfiora i 45 milioni di euro. Si tratta di una «organizzazione commerciale» vera e propria, per quanto illegale ed anomala, gestita ormai quasi totalmente da senegalesi, con ruoli ben definiti: dagli addetti al rifornimento merci, al responsabile dell’assegnazione dei parcheggi, dal controllo dell’arrivo delle forze dell’ordine, all’assistenza in caso di verbali di contravvenzione. Un lavoro, però, che sfama appena i senegalesi, mentre la gran parte dell’incasso (tra i 200 ed i 500 euro al giorno per ciascun venditore), ingrassa le casse della camorra cui fa capo il mercato del falso e della contraffazione. Così, alla fama di città artistica, patrimonio dell’umanità, si è aggiunta quella di città con il miglior commercio di prodotti contraffatti ed insieme quella di paradiso delle vendite abusive, dove cioè è più facile realizzarle impunemente.

E le strade del centro, soprattutto quelle a ridosso di Campo dei Miracoli, intasate dalla presenza degli irregolari, diventano altrettanto facile terreno per i borseggiatori, in gran parte rom, in trasferta dal campo nomadi di Genova.Nonostante l’impegno della nuova amministrazione, debellare il fenomeno appare un obiettivo estremamente difficile da conseguire. Alla rete di venditori abusivi, si aggiunge infatti un’altrettanto florida rete di negozi gestiti da extracomunitari, perlopiù cinesi e perlopiù situati nei pressi della stazione ferroviaria che garantisce l’approvvigionamento del commercio abusivo. Gli sporadici controlli da parte delle forze dell’ordine permettono a questi esercizi commerciali di praticare vendite al nero ed all’ingrosso, rifornendo gli abusivi in barba alle leggi. Uno dei gioielli artistici più belli d’Italia, visitato da oltre 8 milioni di turisti ogni anno, rischia dunque di essere sopraffatto dal degrado di un abusivismo sempre più potente, in assenza di misure e strumenti capaci di fermarlo.