5 maggio 2024
Aggiornato 09:30
Crisi economica

«Sempre più drammatica la crisi del sistema produttivo regionale»

Lo sottolinea il segretario regionale della CISL Giovanni Matta in una nota

«Diventa sempre più drammatica la crisi del sistema produttivo regionale». Lo sottolinea il segretario regionale Giovanni Matta in una nota, ricordando che «qualora sussistesse ancora qualche dubbio, la conferma viene dalla rilevazione sulla richiesta di cassa integrazione che, al 30 agosto 2008 scorso, ha subito un incremento del 36,8%. Più della nostra regione hanno fatto richiesta Friuli, Marche, Veneto, Emilia Romagna e Basilicata, tutte regioni la cui capacità produttiva ha una dimensione sicuramente più consistente di quella sarda e in grado di attutire gli effetti derivanti dalle crisi produttive in corso, specie nel comparto industriale».

«Diversa la condizione della Sardegna - sottolinea Matta - dove la crisi, evidente ormai da diversi anni, e l'aumento delle ore di CIG dei primi 8 mesi del 2008 si sommano a quella registrata nel 2007. Il dato più preoccupante è l'incremento della CIG straordinaria passata da 1.793.000 ore del 2007 a 2 milioni e 300 mila ore del 2008. Un dato allarmante, arrivato peraltro proprio nel momento in cui l'industria nazionale registra una fase positiva prima di essere interessata dalle conseguenze della crisi che ha scombussolato il sistema finanziario internazionale, i cui effetti si riverseranno sull'economia nazionale e locale nei prossimi mesi. Già oggi l'industria sarda evidenzia una performance fortemente negativa. L'indice nazionale sul fatturato, a tutto giugno 2008, registrava un incremento del 3,9% a fronte, invece, della contrazione sarda dello 0,69%.

Non c'è territorio isolano che non debba fare i conti con la crisi del settore industriale. Cagliari con-ta mille lavoratori a rischio su un totale di 3500 occupati nell'area industriale dove in tempi recenti sono stati persi quasi 500 posti di lavoro. Nel Nuorese, aree di Macomer, Ottana e Siniscola - circa 3200 addetti - 2000 operai guardano con incertezza al loro futuro, ma già 1260 posti di lavoro negli ultimi anni sono stati cancellati. La piccola industria dell'Oristanese - 1540 addetti - registra 428 lavoratori in sofferenza; quella dell'Ogliastra 170 su 700 operanti nel polo di Arbatax dove, nel cor-so degli anni, sono venuti meno 500 posti. Il Sulcis conta 6500 unità lavorative nell'industria, di cui 564 a rischio.

Quasi totalmente cancellate le industrie manufatturiere della Gallura con 3500 posti di lavoro persi su circa 4000 disponibili nel settore».
Il segretario regionale lamenta pertanto «l'immobilismo» con il quale il Governo nazionale risponde a questo «scenario drammatico». «Il Governo nazionale non ha attivato alcun tavolo di confronto sulle numerose vertenze in atto ( chimica, energia, trasporti, etc). La Regione è ripiegata su se stessa: non solo conferma di non avere una politica industriale a medio e lungo termine, ma non riesce neppure a contenere i danni delle emergenze industriali prodotte dal sempre più debole tessuto economico sardo. Lo sciopero generale del Nuorese, secondo la Cisl, è solamente l'inizio di un percorso di mobilitazione che, in assenza di iniziative istituzionali adeguate, non potrà restare un fatto isolato».