Forlì-Cesena: la Camera di Commercio per l’aeroporto Ridolfi
«Seguiti gli ultimi sviluppi con grande preoccupazione e attenzione»
Riguardo all’Aeroporto di Forlì, sulle cui vicende in questi giorni molto è stato detto e scritto, la Camera di Commercio di Forlì-Cesena, azionista della Seaf dal 2006 e partecipe per una quota pari al 6,6% del capitale, ne ha seguito gli ultimi sviluppi con grande preoccupazione e attenzione.
A distanza di alcuni giorni dalla presentazione dell’accordo con Ryanair, il presidente dell’Ente Camerale Tiziano Alessandrini ritorna sul problema per sottolineare il ruolo molto positivo giocato dal Consiglio di Amministrazione della Seaf, a partire dal presidente Franco Rusticali, che ha portato al conseguimento di un risultato obiettivamente difficile, considerata la complessità della situazione con territori e forze diversi di fronte, a confronto.
«Ora, con la base operativa Ryanair – dichiara il presidente Alessandrini - al di là della perdita dei voli internazionali, nel nostro aeroporto dai primi mesi del 2009 ci sono le condizioni per un rilancio dello scalo forlivese che, non dimentichiamolo mai, rappresenta uno strumento determinante per lo sviluppo dell’economia e del territorio.
Partendo dal presupposto che l’aeroporto non è una infrastruttura solo forlivese, ma che ha una funzione per un territorio ben più vasto, occorre che le Istituzioni romagnole facciano gioco di squadra e si raccolgano attorno a un interesse collettivo, partecipando attivamente, nella compagine sociale, come nuovi azionisti di Seaf.
Ciò anche per dimostrare alla Regione la giustezza della scelta di partecipare essa stessa nel capitale sociale della società che gestisce lo scalo forlivese.
Questo rappresenta la base fondamentale per dare forza al Consiglio di Amministrazione che dovrà relazionarsi attivamente con gli aeroporti di Bologna e Rimini e operare da subito per ripristinare una serie di rotte internazionali con altri vettori low cost, ma in un quadro di integrazione con gli altri scali, a partire proprio da quelli di Bologna e Rimini.
Infine, se tutti ci stringiamo attorno ai problemi dell’aeroporto, creando le condizioni per fare partire al più presto gli investimenti per le infrastrutture cosiddette «non aviation», costruiamo le premesse affinché il «Ridolfi» divenga appetibile per gli investitori istituzionali, ovvero i Fondi di investimento, avviando nel concreto un processo di privatizzazione come il mercato richiede.»
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