28 agosto 2025
Aggiornato 15:30
Lo scontro nel PdL

D'Alema: Fini è un interlocutore del PD

Intervista all'ex Premier sul Corriere della Sara: «Bersani gli «ha proposto un corretto patto repubblicano»

ROMA - Sarebbe un errore non capire che Gianfranco Fini «è un interlocutore»: parola di Massimo D'Alema che in un'intervista al Corriere della Sera assicura, la crisi del centrodestra «è vera, non è uno scontro personale... Ci sono in campo due visioni diverse non solo del ruolo che deve avere la destra in Italia ma anche di come deve funzionare il sistema politico».

BIPOLARISMO - Il presidente della Camera per D'Alema mette «in discussione il tipo di bipolarismo che si è costruito in questo paese e che è fondato sulla contrapposizione esasperata». E quanto all'atteggiamento del Partito Democratico, D'Alema è critico con i suoi: si oscilla, dice, fra chi è contento per questioni tattiche e chi si duole perchè la lite nuoce al bipolarismo. Due posizioni «specularmente inadeguate» perché «Fini non è diventato di sinistra e non è l'alleato di posizioni strumentali». Tuttavia «è l'interlocutore importante di un centrosinistra che capisce che il paese non si può più governare in questo modo».

PATTO REPUBBLICANO - Quanto al dialogo con il presidente della Camera dell'attuale leader del Pd, per D'Alema «Bersani ha proposto un patto repubblicano: significa che forze anche di diverso orientamento hanno un comune interesse a difendere e riformare la repubblica. Mi sembra corretto e non ha nulla anche vedere con confuse ammucchiate che Bersani certo non propone».

CAPEZZONE: «AUTOGOL» - «Le dichiarazioni di Massimo D’Alema al Corriere della Sera su Gianfranco Fini confermano che più la sinistra perde le elezioni, e meno impara dai propri errori». Lo ha affermato Daniele Capezzone, portavoce del Pdl. «Anziché‚ dedicarsi, come farebbe un’opposizione ragionevole in qualunque altra parte del mondo, a ridefinire degli obiettivi, a costruire un programma credibile, a cercare leadership convincenti, D’Alema non trova di meglio che tentare maldestramente di annettersi chiunque, per una ragione o per l’altra, sia o appaia su posizioni di rottura, di contrasto o di polemica verso Silvio Berlusconi. E’ la logica dell’antiberlusconismo a tutti i costi che ha procurato alla sinistra innumerevoli sconfitte: ma anche i presunti strateghi più raffinati perseverano nell’errore, e non sembrano trovare di meglio se non la costruzione di improbabili armate Brancaleone destinate solo a far sorridere l’elettorato».