28 aprile 2024
Aggiornato 23:00
Lega Nord | Il caso Belsito

Zaia: Nessun complotto contro la Lega. Maroni: Pulizia, pulizia, pulizia!

Il Presidente del Veneto a Repubblica: Non sono candidato alla leadership. Parla il PM di Reggio Calabria Lombardo: L'indagine non è chiusa. Cacciari: Bossi è fallito come Berlusconi. Castelli: Bossi non sapeva. Castelli: Bossi non sapeva

ROMA - «Penso che in una famiglia una persona che fa politica basti e avanzi e che la candidatura di Renzo abbia danneggiato per primo lui stesso»: a parlare in un'intervista a Repubblica è il governatore del Veneto, il leghista Luca Zaia, secondo cui le dimissioni dalla guida del partito di Umberto Bossi sono «Un gesto da vero leader».

Nessun complotto - Zaia però non crede alla tesi secondo cui le inchieste sulla Lega e sull'uso dei rimborsi elettorali a favore della famiglia Bossi - in particolare dei figli - farebbero parte di un complotto. «Non entro nel rapporto intimo fra padre e figlio, ma si dovrà verificare, come ha chiesto lo stesso Bossi, se tutto quello che si legge in questi giorni sia vero. In generale se le accuse venissero confermate ci sarebbe da rabbrividire, si dovrebbe fare pulizia estrema e rigorosa senza sconti per nessuno». Ed è vero che guardando le date delle amministrative «non è stata usata la mano di velluto, le perquisizioni sono arrivate proprio nei giorni di presentazione delle liste. D'altra parte le contestazioni sono tante e così copiose che l'unica cosa che possiamo fare è metterci pancia a terra alla ricerca della verità».
E il futuro del partito? Zaia sottolinea che spera non ci sia una resa dei conti interna: «la nostra forza è sempre stata la coesione». Quanto alle candidatura per la guida della Lega al prossimo congresso, lui non si presenta: «i veneti hanno bisogno di un governatore a tempo pieno». Maroni? «Al momento non ci sono candidature, Maroni resta comunque una persona di spicco nel movimento». E un eventuale rientro di Bossi? «Gode di amore e riconoscenza dei vertici e dei militanti. Al momento ha bisogno solo di serenità e verità». La decisione «spetta solo a lui e a nessun altro».

Parla il PM di Reggio Calabria Lombardo: L'indagine non è chiusa - «Le valutazioni politiche non spettano ai magistrati». Giuseppe Lombardo, sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, commenta così il terremoto giudiziario che ha scosso la Lega Nord, all'indomani dell'avviso di garanzia e delle perquisizioni indirizzati ai dirigenti leghisti. «Noi abbiamo fatto fino in fondo un'attività importante - spiega Lombardo in un'intervista a TM News - perché nel corso delle indagini sulla 'ndrangheta reggina sono emerse delle investigazioni che è stato doveroso approfondire».
E sulle dimissioni di Bossi il magistrato aggiunge: «Ci si è resi conto che vi erano degli elementi che hanno giustificato le indagini congiunte delle Procura di Reggio, Napoli e Milano.
Ognuno ha fatto delle considerazioni che in questo momento non sono oggetto della nostra attenzione».
Secondo Lombardo, la criminalità organizzata calabrese riesce ad infiltrarsi con molta facilità perché «ha capito da tempo che la struttura vecchia delle organizzazioni è superata da un mercato in continua evoluzione e da una serie di fattori che incidono su quell'ambito in cui opera la criminalità organizzata, che genera profitti».

Cacciari: Bossi è fallito come Berlusconi - «Bossi è finito, era inevitabile che così fosse dopo la caduta di Berlusconi. E' politicamente fallito come Berlusconi. Un fallimento politico clamoroso: non hanno realizzato nulla di ciò per cui erano scesi in campo. Questo è il fatto fondamentale che non va nascosto, lasciamo perdere la mogli e il trota». Lo ha detto l'ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari ha commentato ai microfoni di In Onda su La7.

Maroni: Pulizia, pulizia, pulizia! - L'ex ministro dell'Interno Roberto Maroni, oggi «triumviro» leghista, chiede dalla sua pagina Facebook «pulizia, pulizia e pulizia, senza guardare in faccia a nessuno!!!». Maroni rilancia l'appuntamento per la manifestazione organizzata dalla sua corrente per martedì a Bergamo e ribattezzata, dopo le dimissioni di Bossi, «la grande serata dell'orgoglio leghista».
Lo scandalo che ha coinvolto i vertici del Carroccio porta Maroni a fare una professione di nostalgia: «Rivoglio la Lega che conosco - scrive - quella dei militanti onesti che si fanno un culo così sul territorio senza chiedere nulla in cambio, se non la soddisfazione di sentirsi orgogliosi di essere leghisti».

Cota: Contro di noi fango, ora tornare tra la gente - Nei confronti della Lega Nord è in azione «una macchina del fango che ci sta sommergendo mentre tutte le accuse sono ancora da accertare»: il governatore del Piemonte Roberto Cota è convinto che, nonostante tutto, il Carroccio sia in grado di reagire. Ma, spiega in un'intervista alla Stampa, deve farlo nel nome dell'unità perchè «ultimamente c'è stata qualche divisione di troppo».

Castelli: Bossi non sapeva, non c'era accesso a documenti - «Anche fosse tutto vero, Bossi non era al corrente»: l'ex Guardasigilli leghista Roberto Castelli interviene sullo scandalo fondi che ha investito il Carroccio e in un'intervista al Corriere della sera spiega che sì «dovevamo vigilare di più» ma il Senatur non era a conoscenza degli investimenti in Tanzania e dei soldi dati alla sua famiglia.
Proprio sul caso Tanzania Castelli racconta di essere riuscito, con un'indagine personale, «a fare luce ma è stato difficile». Lui, membro del comitato di tesoreria, infatti con conosceva i conti perchè, ribadisce, «non avevamo accesso ai documenti». Normale? «No - risponde - però era così. I rapporti fra me e Belsito non erano idilliaci, io e Stiffoni per chiarire ci siamo dovuti arrangiare».