27 aprile 2024
Aggiornato 03:30

Berlusconi: «Credo che matrimonio Fiat-Opel ci sarà»

Il Lingotto rilancia: «Interessati anche a Gm dell'America Latina»

ROMA - Mentre Fiat stringe sul negoziato è sceso in campo il Presidente del Consiglio per dare il suo imprimatur all'operazione con Opel. «Credo di sì», così Silvio Berlusconi ha risposto, durante la puntata di Porta a porta, a chi gli chiedeva dell'ipotesi di un 'matrimonio' fra Fiat e Opel. Si farà, ha aggiunto, almeno secondo «tutte le informazioni che ho». «Un'operazione - ha concluso - che sarebbe un sogno per gli azionisti Fiat, gli operai e tutti gli italiani».

GM AMERICA LATINA - Ma la Fiat non è interessata solo a Opel, consociata europea della General Motors, ma rilancia. La casa automobilistica del Lingotto è infatti «interessata» anche alle attività di General Motors in America Latina, e «sono in corso dei colloqui» al riguardo. Lo ha detto all'agenzia France Presse una fonte industriale italiana. «Fiat - ha detto testualmente la fonte - è interessata anche alle attività di GM in American Latina» aggiungendo che «sono in corso colloqui». Interrogato al riguardo, un portavoce della casa automobilistica torinese non ha voluto rilasciare commenti.

STRATEGIA MARCHIONNE - Ma a delineare la strategia complessiva della multinazionale italiana è lo stesso amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne in un'intervista pubblicata oggi dal quotidiano tedesco Bild: «Fiat non vuole acquisire Opel; vogliamo costruire una nuova e forte casa automobilistica internazionale». «Acquisizione è una parola che suona tremendamente ostile», ha precisato. «Vogliamo costruire una vera casa automobilistica europea che abbia successo nel mondo, mettendo insieme la divisione auto di Fiat con Opel e Chrysler. In questo modo saremmo il secondo costruttore più grande al mondo dietro Toyota e ciò rende sicuri anche in futuro posti di lavoro sia a livello mondiale che in Germania», ha affermato Marchionne. «Siamo un'azienda internazionale con sede in Italia e non avrei alcuni problema se il quartier generale della nuova Fiat-Opel si trovasse in Germania e in Italia».

MARCHIO OPEL - Vogliamo conservare il marchio Opel e collaborare strettamente per quanto riguarda ricerca, produzione e settore tecnico, e così tagliare i costi e guadagnare soldi», ha spiegato Marchionne. «Nessuna azienda può finanziare tutto questo da sola ma ciò è fattibile all'interno di un'alleanza».

MOMENTO GIUSTO - Questo , ha continuato «è il momento giusto» per dar vita a un nuovo gruppo automobilistico. «La nostra soluzione è la migliore per tutti i Paesi interessati: Germania, Gran Bretagna, Spagna, Italia, Svezia, Belgio, Polonia e stati Uniti. Qui non si tratta di Italia e Germania ma, si tratta di una soluzione paneuropea». Contrariamente a quanto sostengono i sindacati tedeschi, Marchionne ha affermato che Fiat e Opel «si integrano» a vicenda. «Ma molto più importante è il fatto che possiamo costruire auto su una stessa piattaforma e risparmiare così immensi costi».

Opel, ha proseguito l'ad di Fiat, «non potrà mai con le sue dimensioni guadagnare dei soldi e se non si guadagna non si sopravvive. Capisco le paure dei sindacati ma questa è la realtà». Marchionne ha assicurato di non voler chiudere nessuno dei quattro stabilimenti di Opel in Germania contraddicendo così quanti, specie tra i sindacati ma non solo, temono la chiusura dell'impianto di Kaiserslautern. Tuttavia , ha chiarito, «il personale dovrà essere ridotto». Marchionne non ha indicato quanti dipendenti resteranno nella casa tedesca, ma ha puntualizzato, saranno meno» rispetto ad oggi. Il primo piano di salvataggio di Opel si è però difeso. Prevedeva la chiusura di due impianti».

Fiat, ha concluso Marchionne «è l'unico costruttore in Europa che fino ad ora non ha chiesto aiuti di Stato». L'amministratore delegato del Lingotto ha messo in chiaro di voler concludere l'operazione Opel «senza i soldi dei contribuente; per questo vogliamo restituire le garanzie, al più tardi, fra tre anni». Riferendo infine ai contrasti nel governo tedesco sul futuro di Opel, emersi a pochi mesi dalle elezioni nazionali in Germania, Marchionne ha sostenuto che la politica «non dovrebbe giocare alcun ruolo».