19 maggio 2024
Aggiornato 04:30
sabato 13 maggio alle 20.30

"Classici Contro 2017 Utopia (Europa)" ovvero diventare cittadini europei, se ne parla a Sesto al Reghena

Recitativi, azioni teatrali e interludi musicali a cura del Liceo XXV Aprile Portogruaro, del Liceo Leopardi-Majorana Pordenone e del Liceo Le Filandiere San Vito al Tagliamento

SESTO AL REGHENA - Le azioni civili del progetto Classici Contro 2017 Utopia (Europa) dell'Università Ca' Foscari giungono all'abbazia di Santa Maria in Silvis a Sesto al Reghena sabato 13 maggio, alle 20.30. Una serata d'eccezione, che di associa all'evento del 6 maggio all'Abbazia del Goleto in Sant'Angelo dei Lombardi: due abbazie di San Benedetto, patrono d'Europa. Si parla di 'Utopia Europa', del rapporto tra oriente e occidente, dell'incontro delle culture tra mondo antico e mondo moderno, con il paradigma mitico di un'Europa che viene proprio da oriente, varcando il mare, come la possiamo vedere sulle metope di Selinunte al Museo archeologico di Palermo. L'evento, aperto a tutti i cittadini, è realizzato in collaborazione tra l'Università Ca' Foscari Venezia, l'abbazia di Santa Maria in Silvis, il Comune di Sesto al Reghena, l'Università di Udine, il Liceo XXV Aprile di Portogruaro, il Liceo Leopardi-Majorana di Pordenone, il Liceo Le Filandiere di San Vito al Tagliamento.

L'utopia di un' Europa unita
L'azione si apre con le note di Bach dell'organo dell'Abbazia e con la presentazione di Manuela Padovan, Angela Piazza e Piero Tasca: in discussione sono i problemi più scottanti di oggi e l'utopia sempre più difficile di un'Europa unita, che deve imparare a confrontarsi col mondo e con le tensioni del presente. Proviamo, allora, a pensare il futuro con tremila anni di idee europee, tra Omero, Socrate e il grande laboratorio della democrazia dell'Atene classica. Solo così forse possiamo sentirci europei e possiamo capire meglio anche le altre culture diverse dalla nostra.

Le origini del pensiero europeo
Lo sguardo a oriente si apre con Alessandro Iannucci (Università di Bologna-Ravenna), che interviene sulle origini del pensiero europeo: la scienza e la filosofia nascono proprio dai contatti tra oriente e occidente a Mileto, Milawanda nella lingua degli Ittiti, abitata già nella preistoria e fondata come città greca forse nel 1044 a.C.; oggi un rudere archeologico nei pressi di Balat, provincia di Aydin, in Turchia, a poche miglia nautiche dall’isola greca di Samo. È qui che inizia la storia della scienza del cosmo con Talete, Anassimandro e Anassimene; qui nasce la razionalità del discorso e lo studio scientifico del passato con Ecateo; la progettazione della città, tra urbanistica e scienza politica, con Ippodamo. Si discute da oltre cinquant’anni se la Turchia debba o no essere parte di un progetto europeo. Tutti i torti e le colpe dei vari governi che si sono succeduti in Anatolia sono non meno evidenti e indiscutibili dei torti e delle colpe dei governi europei. E così, mentre altri stati prestigiosi e democratici abbandonano o discutono se abbandonare il progetto di un’Europa unita, noi dimentichiamo che forse è proprio a Mileto dove è nato il concetto stesso di Europa.
Angelo Meriani, grecista e musicologo dell'Università di Salerno, ci ricorda allora le origini della musica europea, sul confine tra oriente e occidente. Lo raccontano i miti. Hermes avrebbe inventato la lyra a sette corde, e avrebbe insegnato a Orfeo come suonarla. Ma il primo di tutti i musicisti Orfeo fu ucciso dalle donne di Tracia, che lo fecero a pezzi e gettarono tutto a mare. Anche la sua lyra. Che, insieme con la sua testa, approdò a Lesbo, e precisamente ad Antissa, città natale di Terpandro, un musicista in carne e ossa. Di quello strumento Terpandro divenne un virtuoso, famoso in tutto il mondo allora conosciuto. Da Lesbo, vicinissima all’Asia minore, viene la voce dolcissima di Saffo e Alceo. In quest’isola di frontiera, in effetti, possiamo dire che è nata la musica europea.

Il contributo degli studenti
Su queste tracce si inseriscono le azioni degli studenti del Liceo XXV Aprile di Portogruaro. Tra l'origine della cultura europea e il futuro, è bene ragionare di utopia, con la fiducia dei giovani. Per aprire nella discussione prospettive altre. Parlare di utopia significa spesso parlare di isole. Il percorso va dall’isola fiorita di Calipso, alla misteriosa Atlantide platonica, alle Isole Felici di Orazio, dove il poeta vorrebbe fuggire, lontano dalle guerre del suo tempo. Un itinerario sull’Oceano, oltre le colonne d’Ercole, il ‘fuori’ per antonomasia, dove chi si avventura si lascia alle spalle le rotte consuete del Mediterraneo per andare verso l’ignoto. È il desiderio e la ricerca di nuovi percorsi, con la consapevolezza della storia, che ci può guidare nelle difficoltà dell'Europa di oggi. Sul presente e sul futuro del rapporto tra oriente e occidente le indicazioni vengono dagli studi di geopolitica di Cristiano Riva, storico di Pordenone e docente del Liceo Leopardi-Majorana. Gli eventi dell’ultimo quinquennio, l’evoluzione del quadro del Mediterraneo e i recentissimi fatti che stanno sconvolgendo il Medio Oriente sono il frutto di un intreccio di interessi, di strategie e di relazioni complesse fra Paesi che si muovono sul filo di equilibri talvolta fragili, talvolta consolidati o anche da ricalibrare alla luce degli interessi economico-politici e in nome della sicurezza nazionale. Ma i classici tornano ancora una volta indispensabili: la lezione tramandataci da Tucidide, attraverso l'analisi dello scontro per l’egemonia fra Atene e Sparta, ci può fornire buone chiavi di lettura sui comportamenti attuali degli Stati sul piano della politica internazionale.
Infine, gli studenti del Liceo Classico Leopardi-Majorana di Pordenone ritornano sull'utopia Europa, nel senso di una Europa da costruire, ma anche di una Europa come utopia, luogo sognato di libertà e benessere a cui molti guardano, verso cui molti partono in difficili e talvolta tragici viaggi della speranza. Anche per questo abbiamo a disposizione il linguaggio dei classici. Lo straniero per eccellenza è quell’Ulisse che giunge su una zattera alla terra dei Feaci cercando una salvezza e che diventa metafora di tutti gli Ulissi del mondo.

I classici sono allora buona risorsa che ci permette di vedere meglio e più lontano. Non discorso chiuso sul passato, ma progetto consapevole, dagli occhi grandi come dice l'etimologia di Europa, aperto sul futuro. Sono voce critica, controcorrente, e non privilegio e vuoto vanto. E nella parola 'utopia' – come dicono Alberto Camerotto e Filippomaria Pontani, ideatori dei Classici Contro  – vogliamo intravedere una prospettiva molteplice, problematica: contiene un desiderio, ma c'è in essa anche il dubbio socratico dell'incertezza e la consapevolezza dei limiti. Guardare al futuro è indispensabile, e lo facciamo a partire dalla scuola, dall'università, e dai pensieri più antichi, dai nostri classici. Da qui può nascere la nostra 'Utopia Europa'.