29 marzo 2024
Aggiornato 08:00
il 4 luglio

Resa dei conti nel Pd Fvg dopo la debacle elettorale

Convocata la direzione regionale. sarà Maran a dettare la linea? Cosa chiederà la minoranza dem? La segretaria Grim sarà la prima testa a saltare? Oppure prevarrà il 'chi rottama non si autorottama'?

UDINE - Il vice capogruppo al Senato del Pd, Alessandro Maran, renziano del Fvg della prima ora dopo un flirt con Monti, prima di fare il ‘figliol prodigo’ e riaccasarsi tra i dem, e da 15 anni parlamentare, detta la linea del partito regionale in vista della direzione convocata per il 4 luglio. E dice, da ‘professorino’ quale vuole sempre apparire, che la rottamazione avviata da Renzi (sia chiaro che non riguarda i vari Verdini e Di Luca…) deve continuare. E dice anche che nel territorio ci sono troppe correnti.

Maran e le pretese che non convincono…
Applausi per un’analisi da brividi: impallidiscono di fronte a tanta arguzia liberisti, neo liberisti, moderati, futuristi e futuribili. Portasse all’estremo il suo ragionamento, potrebbe perfino autorottamarsi. Maran ha la pretesa, senza riuscirci, di riassumere socialdemocrazia e innovazione, modernità e giustizia sociale, realismo e voglia di cambiamento. I giovani precari, quelli da 700 euro al mese, le ragazze che non possono riferire ai loro datori di lavoro che vorrebbero avere un figlio, i dipendenti delle tante coop a 4-5 euro l’ora, i ragazzi che sanno che siamo tornati alle tutele decrescenti degli anni ’60, dove gli straordinari sono imposti e non pagati (o  così o casa, in barba al ‘dio’ job act), i senza lavoro, gli emarginati ringraziano i tanti, troppi Maran del Pd. Ma non dimenticano…
Maran, e con lui la zarina ‘posso voglio comando’, il capogruppo alla Camera Rosato e la segretaria regionale Grim saranno tra gli artefici della direzione del Pd del 4 luglio. E dovranno spiegare perché Maran si eccita a parlare di rottamazione invece di spiegare le ragioni di una fuga di massa da un partito che va a braccetto con Marchionne, ma si infastidisce di fronte alla disperazione dei ‘fottuti’ dalle banche o dalle coop di turno (ma tanto sempre di neo liberismo finanziario e di anarco-capitalismo si tratta).

Il 4 luglio la resa dei conti
A prescindere da quello che accadrà venerdì a Roma, anche la direzione del Pd del 4 luglio sarà una notte dei lunghi coltelli. E non tanto perché la minoranza dem dei bersaniani (Lodovico Sonego, Carlo Pegorer, Gianna Malisani, Mauro Travanut, Renzo Liva) pretenderà a ragione – dopo essere stata svillaneggiata dalla maggioranza – un cambio di rotta del partito, ma soprattutto perché  toccherà ai ‘io so tutto’ del Pd del Fvg (l’ex  ribelle Martines vuole lo scranno di Honsell e dunque starà zitto, mentre il ‘giovane turco’ Shaurli è costretto a concentrarsi sul suo ruolo di assessore e quindi si defilerà…) spiegare le ragioni della Waterloo di Trieste, Pordenone, Cordenons.

Sarà la segretaria Grim a saltare?
Non solo, ma Francesco Russo, l’apostata dem che ha costretto il Pd alle primarie affermando che Cosolini sarebbe stato un perdente, è intenzionato a chiedere alla ‘zarina’ le sue intenzioni in vista del 2018. Se vuole cioè approdare a Roma o se si ricandiderà per le regionali. Domanda legittima. Pertinente. Politica. La domanda dirimente. Quella vera. Quella cui ‘posso voglio comando’ non saprà/potrà rispondere.
L’Impressione è che la nostra prenderà tempo. E che non alzerà le barricate se le verrà chiesto di immolare sull’altare di una sconfitta devastante quella Grim che lei ha voluto (al pari della Giust candidata a Pordenone) alla guida del Pd regionale. E’ probabile che andrà così. Il renzismo parte dal presupposto che non ha mai torto. E allora rottama e non si autorottama. Come dice Renzi. Come invoca Maran. Già, ma usque tandem?