Il mea culpa di Martina e la crisi delle risposte progressiste
Un mea culpa senza sconti. Una presa di coscienza, finalmente, netta. Il Pd pensa a come ripartire
ROMA - Un mea culpa senza sconti. Una presa di coscienza, finalmente, netta. Quella mostrata dal Pd, dopo i ballottaggi, è la chiara consapevolezza che la sinistra, in Italia, come concetto prima ancora che come partito, non esiste praticamente più. «Il voto dei ballottaggi nei Comuni ci vede sconfitti. I risultati negativi, quelli in Toscana in particolare, segnano la tornata. Nel resto del territorio ci sono vittorie che vanno riconosciute: da Teramo a Brindisi, da Siracusa ad Ancona fino ai due importanti Municipi di Roma. Si aggiungono Brescia e Trapani. Ai nuovi sindaci un grande in bocca al lupo per l’impegno che li aspetta». Lo scrive Maurizio Martina, segretario reggente del Pd, su Facebook commentando il risultato delle elezioni comunali e lanciando un monito a tutto il partito in vista del futuro. «Il segno di questo passaggio, figlio di ciò che abbiamo vissuto anche con le elezioni politiche, ci impone di affrontare la situazione con nettezza e grande consapevolezza. Dobbiamo scrivere una pagina nuova per il nostro impegno. Cambiare tutti – sostiene Martina -. Riconoscere gli errori per non rifarli. Chiedere una mano a quanti da fuori vogliono esserci e dare il proprio contributo. Questo valeva dopo il 4 marzo e vale anche oggi».
Lavoro da fare "profondo"
Secondo il segretario reggente il lavoro da fare per il PD e per il centrosinistra è "profondo" e non si risolve in una battuta o in qualche settimana. "Lo dico a me stesso, innanzitutto: formule magiche facili non ce ne sono, scorciatoie neppure». La crisi delle "risposte progressiste e democratiche" è su scala globale e "noi in Italia, con le nostre aggravanti, siamo una delle frontiere più esposte".
Tornare sul territorio
Martina è convinto che l'unica via d'uscita per il Pd sia riscrivere il progetto dalle fondamenta. Capire la natura di questa destra, delle sue parole d’ordine e del suo radicamento: "Dobbiamo tornare a studiare i cambiamenti nei territori e nella società». Si è detto: prima ascoltare, più che parlare. "Sono d’accordo», ha concluso Martina.
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