La magia delle conchiglie di Ottolini ad aprire TSLJ
Scende la sera, cambiano i colori sul bastione del castello, cambiano i colori della musica del sestetto Sea Shell
TRIESTE - La dodicesima edizione di Trieste Loves Jazz si apre con un evento da ricordare. Domanda: quando possiamo definire che trattasi di evento da ricordare? A mio avviso la risposta è molto semplice e cioè quando abbiamo un matrimonio, un alchimia perfetta tra l'artista, la musica che questi propone ed il luogo dove l'evento stesso si svolge. La location, come dicono quelli che sanno. Pertanto, metti una sera al bastione del castello di San Giusto, una notte di mezza estate, bora con manie di protagonismo che taglia l'alto Adriatico e da colonna sonora la "musica delle conchiglie" di Mauro Ottolini - ecco che la serata sarà difficile da dimenticare per tutti i fortunati accorsi.
Atmosfera gioviale e conviviale sin dall'inizio. Squisita l'ospitalità dell'organizzazione di TSLJ, nell'enoteca del castello entra un gioioso Mauro Ottolini che si complimenta con il sottoscritto per l'articolo sul concerto dei suoi incendiari Licaones a Marano Lagunare della scorsa settimana. Ricambio i complimenti focalizzandomi sul suo completo totally-black con formule matematiche, esoterico e al tempo stesso giocoso. Lui ricambia ancora con un'occhiata al mio ascot. Convenevoli di rito. Poi si parte.
E si parte con un shell-cocktail, se mi passate il termine: una dance sinuosa e sensuale dove il nostro adopera conchiglie di svariate dimensioni e provenienti da ogni parte del mondo (come poi ci spiegherà) come se fossero dei piccoli didgeridoo! Sono allibito dalla versatilità dell'artista: un tuffo nelle migliori atmosfere New Age di un quarto di secolo fa.
Scende la sera, cambiano i colori sul bastione del castello, cambiano i colori della musica del sestetto Sea Shell. I compagni di viaggio di M8 sono altrettanto eccezionali e paiono arrivati da un casting cinematografico. Il sosia di Depardieu le fa suonare a mo' di percussioni prima, alla stregua di uno schiacciapensieri poi.
Passaggi che mi riportano ancora agli anni Novanta. I Deep Forest in acustico: vento, sabbia, acqua, tribalismo. La Real World di Peter Gabriel wasnothing! Contemporaneità, afro-futurismo: giri di contrabbasso so groovy cullati da morbidissime congas. Il vocalist del gruppo, un personaggio che sembra uscito dall'ultima puntata di Stracult, ci incanta con improbabili strumenti a fiato prima, elettrici a seguire. Ritmiche che nascono minimaliste e che virano in direzione Caraibi. Ma soprattutto ancora tanto afro. Eh si, «it began in Afrika» anche per Mauro Ottolini!
Applausi incontenibili per un artista che definire eclettico è poco. Ci saluta informandoci che il disco uscirà a settembre e che sarà patrocinato da Greenpeace per un progetto per la bonifica di zone marine gravemente colpite dall'inquinamento. Primo applauso. Poi ci racconta della mitologia delle conchiglie nell'arte, nella musica, nella mitologia; staresti ad ascoltare il proff. Ottolini per ore. Secondo applauso. Infine chiama sul palco (special guest!) Vanessa Tagliabue Yorke per un bis mozzafiato.
Ovazione interminabile e serata da segnare in agenda proprio alla voce "cose da ricordare estate duemilaediciotto». Trieste Loves Jazz, buona la prima. Con tanti complimenti.
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