Dating online? Il 76% dei single italiani dice «piccole bugie»
Dall’omissione dei piccoli difetti caratteriali al nuovo fenomeno del “kittenfishing”, il 70% dei single intervistati si è detto vittima di piccoli inganni da parte degli altri utenti
Chi ha già qualche esperienza con il dating online lo sa bene: le «bugie bianche» trovano terreno fertile sulle app di dating. Ad analizzare il fenomeno è Once, app pioniera dello slow dating. Il risultato? Il 76% dei single intervistati confessa di aver detto «piccole bugie» all’interno delle app di dating e il 70% si è detto vittima di piccoli inganni da parte degli altri utenti.
Le «bugie bianche» più comuni
In generale, un utente su quattro (il 24%) ha dichiarato di essere ricorso a piccole bugie per risultare più attraente alla persona che stava conoscendo. Ma quali sono i temi su cui i single italiani mentono di più? Al primo posto, per il 44% degli intervistati, le bugie riguardano principalmente i piccoli difetti caratteriali, per questo preferiscono omettere di essere pigri, disordinati o ritardatari cronici. A seguire, al secondo posto (14,9%), le «bugie bianche» riguardano gli interessi, ad esempio molti single si fingono interessati a una particolare serie TV o a un gruppo musicale solo per andare incontro ai gusti dell’ultimo match. Al terzo posto (14,5%) troviamo le bugie sullo stile di vita, come l’essere fumatori o poco inclini all’attività fisica. Non solo, un single su dieci (il 10%) arriva anche a mentire sul proprio lavoro, mentre solo il 6% dichiara di avere messo foto datate o altamente modificate per risultare più attraente.
Ma cosa spinge le persone a mentire sulle app di incontri o quando incontrano una nuova persona? «Avete mai visto qualcuno guardarsi allo specchio e pensare che nessuno lo veda? Ci si mette in posa, si fanno espressioni buffe. In poche parole si ricerca sempre l’immagine di sé in cui ci si apprezza di più», osserva Fabienne Kraemer, psicologa francese ed esperta di relazioni, che ha analizzato i dati della ricerca. «Lo stesso vale per le app di dating e i social network in generale. Tutti abbiamo un’immagine più o meno distorta di noi stessi, perché alla fine chi ci vede meno come siamo nella vita quotidiana siamo proprio noi! Gli altri conoscono i nostri sguardi, le nostre facce e le loro espressioni, ma noi stessi abbiamo solo un’immagine di fantasia di quello che siamo realmente. In un certo senso, imbrogliamo con la nostra immagine tutto il tempo».
Kittenfishing: sembrare meglio di come si è
Il 65% dei single italiani intervistati ha dichiarato di essere stato ingannato da foto false o che non corrispondevano al vero. Il fenomeno ha anche un nome specifico: kittenfishing. Potrebbe essere definita come la versione soft di un altro neologismo, catfishing, che va a definire un’attività ingannevole sui social network e che prevede la creazione e l’utilizzo di un account con falsa identità. Il kittenfishing (termine che deriva da «kitten» che significa «gattino» e «fishing» che metaforicamente sta per «caccia») avviene quando si usa una foto di qualche anno fa o pesantemente modificata per apparire migliori. In parole povere, le foto sono sì della persona che le sta inviando, ma non sono per nulla realistiche.
Nel dettaglio, al 35% è capitato di venire in contatto con utenti che avevano messo foto di sé stessi, ma ormai troppo vecchie o non più fedeli alla realtà, mentre a un utente su tre (il 32%) è stato ingannato da foto altamente modificate per risultare più attraenti. Per questo, non stupisce che poco meno della metà dei single italiani (il 48%) confessa di fidarsi delle persone conosciute online solo dopo avere incontrato il proprio match di persona.
«Il fenomeno del kittenfishing è nato per una ragione precisa: sulla maggior parte delle app di appuntamenti, la concorrenza è così feroce che è necessario abbellire la realtà per distinguersi. Il concetto alla base di Once è esattamente l’opposto e con un solo match al giorno nessun utente deve lottare per ricevere quella particolare attenzione o sgomitare rispetto agli altri utenti», afferma Clémentine Lalande, CEO di Once. «La nostra filosofia basata sullo slow dating ti consente di parlare solo con una persona alla volta, il che ti dà l'opportunità di mettere in discussione il suo profilo e saperne di più su chi è veramente. Sappiamo che quasi la metà dei dingle sente il bisogno di mentire su altre app di appuntamenti, per questo la nostra missione è quella di creare una comunità in cui ogni single si senta completamente a proprio agio nell'essere semplicemente se stesso».
Ma allora quali sono i segni che possono aiutarci a capire se la persona dall’altra parte dello schermo è autentica? «L'immagine che si lascia vedere di sé online è sempre un po' falsata», prosegue la dottoressa Kraemer. «Bisogna quindi cercare le vere bugie, quelle che si fanno volontariamente. Il mio consiglio è quello di mettere subito in chiaro che è sempre meglio conoscere la realtà delle cose e che non perdonerete eventuali bugie. Si può ad esempio fare qualche domanda in più per capire quando sono state scattate le foto del profilo, che storia possono raccontarci. Più foto ci sono, più ci si può avvicinare a un'idea reale dell'altra persona. Poche foto sono sempre un segno di incertezza e lasciano l'immaginazione aperta ai dubbi sempre un po' dubbi. Per questo è sempre meglio mettere più foto in situazioni molto diverse per farsi vedere più autentico».