5 ottobre 2024
Aggiornato 08:00
Gravidanza

Il corpo delle donne: lettera di un papā in attesa diventa un libro commovente sull'essere padri

Pubblichiamo in anteprima una delle le lettere di “E poi sarā amore – Diario di un papā in attesa" di Stefano Di Polito, sull'arrivo di un figlio visto dal papā

TORINO - "E poi sarà amore" è il diario di un papà in attesa, un racconto intimo e ispirato per riscoprire la figura del padre a partire dal confronto immaginario con un figlio che sta per arrivare. Ventisette lettere scritte durante la gravidanza per esplorare le emozioni della nascita dando voce ai sentimenti inediti di un uomo: dalla paura per le visite ginecologiche, ai movimenti uterini percepiti anche dentro di sé; dall’adorazione per il corpo in trasformazione della compagna, alla ferma condanna per le leggi italiane sulla paternità; dalla spiegazione favolistica delle regole del mondo, all’esilio a Tenerife per vivere a pieno i primi mesi da padre. Una lunga corrispondenza amorosa che ripercorre la dolce attesa anche attraverso il punto di vista maschile, destinata agli altri papà e alle altre mamme per concedere a ciascuno il diritto di amare teneramente i propri figli e prepararsi alla nascita di una famiglia. Una testimonianza diretta che offre a ogni lettore il manifesto vissuto di una nuova forma di paternità.

L'autore
L'autore Stefano Di Polito segue progetti sociali ed è un regista cinematografico. Nato a Torino nel 1975, ha scritto per Chiarelettere il saggio C’è chi dice no (2013) sulla cittadinanza attiva a sostegno dell’etica pubblica. Il suo primo lungometraggio Mirafiori Lunapark (2015), prodotto da Rai Cinema, racconta l’occupazione dell’ex fabbrica Fiat Mirafiori da parte di tre pensionati (nel film Alessandro Haber, Antonio Catania e Giorgio Colangeli) per farne un luna park per bambini.

Pubblichiamo qui in anteprima una delle lettere di «E poi sarà amore – Diario di un papà in attesa» di Stefano Di Polito (edizioni Imprimatur), sull'arrivo di un figlio visto dal papà.

Duemilaottocentocinquantatré grammi.

La testa in giù, il sederino all’aria, la schiena appoggiata all’addome della mamma, le braccia aderenti al petto. Le tue gambette piegate nuotano nella pancia di María.

Il papà può solo guardare, gli occhi sgranati e la bocca a forma di zero, in contemplazione di quell’universo meraviglioso che è il corpo femminile.

Ogni tanto compaiono dei bozzi.

L’ecografia ha sentenziato che le tue misure sono nuovamente perfette: hai preso seicento grammi nell’ultimo mese e la pancia della mamma si è gonfiata improvvisamente, come quel palloncino verde di Murano che abbiamo appeso nella nuova casa a Torino.

Una pancia rotonda e perfetta, come può essere soltanto un pianeta incontaminato appena spuntato nella galassia.

Il corpo di una donna: magico, eterno e inspiegabile come la natura.

Quali saranno le leggi che lo governano? Si tratta di formule antiche, ogni donna le apprende nel ventre di sua madre, come stai facendo ora tu, negli ultimi giorni della tua gestazione, ripetendo a memoria tutto ciò che hai visto fare magicamente in questi nove mesi dal corpo di María.

Molti studi scientifici analizzano le sensazioni prima del parto: crampi, formicolii, fitte e contrazioni. La frequenza, la durata e l’intensità. Ci sono misure che indicano l’altezza uterina, la circonferenza del grembo, i centilitri del liquido amniotico. Nessun testo parla, però, dello sguardo di una donna incinta; quello di María è profondo, caldo e dilatato, sofferente e mansueto, condannato all’amore universale.

I suoi occhi sono sempre rivolti verso l’interno, non solo immagina che cosa succede nel suo ventre, ma lo sente perfettamente e domina ogni tuo movimento, ne accoglie l’esperienza, anche quella più dolorosa, appoggiandosi su un fianco e respirando profondamente per due. Riesce a proiettare la tua ecografia nella sua mente e a indovinare dove sei, che cosa stai facendo e perché ti stai muovendo in un certo modo: una webcam costantemente puntata su di te riproduce nel suo cervello ogni istante di queste ultime settimane.

Quando si addormenta, continua a guardare dentro di sé, piegata sul letto, vegliando la sua creatura. Ti dà il bacio della buona notte, poi distende le braccia sul cuscino e si abbandona lentamente al sonno che avvicinerà di un altro giorno la data del parto.

La bocca si chiude, il collo si distende e il mento punta fiero verso l’alto, in una posizione supina che ha imparato a sopportare per proteggerti da ogni schiacciamento.

Stanotte dormiremo di nuovo insieme, María e io.

Il suo corpo irradia di luce la stanza, la sua pelle luminosa accende la notte accanto a me, il suo viso è una bellezza che non mi appartiene, un ritratto che nessun pittore potrebbe dipingere.

Un’intensità di colori che resta fresca e vivida, persino ora che il sonno è diventato più profondo, con il rischio che quelle tinte dipinte da poco possano macchiare il cuscino bianco su cui si è appoggiata stanotte María.

Io le resto affianco incantato, con un profondo senso di inadeguatezza, talmente il mio apporto è superfluo nella simbiosi perfetta che la natura crea tra la madre e il figlio.

Io sono soltanto un uomo. Non possiedo neppure un milligrammo dell’oro spalmato sul viso di María. L’attesa ha sconvolto il mio sguardo e imbiancato i capelli sui lati. Non ho saputo arrestare il tempo, a differenza di ogni donna, che durante la gravidanza perde i segni dell’età, sospesa tra l’attesa e l’eternità, in uno stato di grazia e purezza che concede generosamente a chi le sta vicino.

Posso solo ammirare quell’aura soave che circonda le spalle di María, quel drappo di seta che avvolge i suoi fianchi ormai larghi e scende attorno alle gambe trasformando ogni gonfiore in un soffio di vento.

Il corpo della mamma è cambiato moltissimo in questi mesi, all’inizio si è gonfiato il seno, poi sono diventati sporgenti i capezzoli per darti la leche, in spagnolo si usa opportunamente una parola al femminile per indicare il latte materno che ti permetterà di vivere i primi mesi sulla terra.

Al suo interno gli organi vitali si sono spostati per formare la culla dove ora riposi al calduccio; persino le ossa si sono mosse, si è allargato il bacino, causando un forte dolore alla schiena, alle gambe e al collo.

Il cuore ha iniziato a pompare il doppio per far scorrere più sangue, affinché tu possa sviluppare i tuoi organi e moltiplicare per due questa magia. La mamma ha conosciuto improvvise tachicardie e ora che le si è abbassato anche l’intestino, tu che sei a testa in giù, ogni tanto lo tocchi con le mani, sollecitando soprattutto di notte il suo bisogno costante di fare pipì.

Si sono rialzati i polmoni, María ha imparato a respirare a mezz’aria, vivendo ancora più intensamente l’attesa affannosa di abbracciarti, fino a convivere a tratti con la sensazione dell’asfissia.

Nonostante tali prove di forza e le inevitabili complicazioni connesse, la magia del suo corpo ha fatto in modo che tutti i muscoli si dilatassero: tua madre ti ha riservato un’accoglienza morbida e amichevole per evitare che nulla, né fibre di muscoli, né schegge di ossa, ti schiacciasse o potesse farti del male.

Quale uomo saprebbe fare tutto questo? Quale maschio sopporterebbe questa prova, senza serbare rancore e desiderio di vendetta?

Accanto a lei, stanotte, capisco chi è Adamo senza la sua costola: un essere incompleto, incapace, condannato all’illusione della grandezza, perché privo di ogni dote divina.

Un individuo imperfetto che a contatto con la donna rischia di reagire alla propria frustrazione con egoismo, aggressività e senso di competizione.

E solo a volte con la poesia.

La donna si riproduce, mentre l’uomo sa solo ripetersi o al massimo riprodurre i propri sbagli. La costola di Adamo ha dato vita ad altri corpi, soffrendo forti dolori e proteggendo i più deboli già nel suo grembo.

L’uomo, invece, è un essere mortale, che ha tentato di oltrepassare i limiti della propria esistenza con la scusa del progresso dell’umanità, rompendo leggi universali ed equilibri naturali a discapito dei suoi figli, dei suoi fratelli, delle sue sorelle e del futuro del nostro pianeta.

Anche la storia si ripete, a ogni epoca illuminata segue un periodo buio, le fasi più evolute si sono sempre interrotte, quando qualche maschio potente ha anteposto gratificazioni egoistiche al benessere di tutti.

Nell’alternarsi di governi maschili sono poche le donne che hanno potuto condizionare le sorti dell’umanità.

La funzione materna ha paradossalmente relegato il genere femminile ai compiti di casa e non ha permesso di raggiungere la parità dei diritti. Matrimoni combinati, studi vietati, nessuna rappresentanza politica. Leggi maschiliste e sottomissioni domestiche. Corpi che danno la vita senza ricevere protezione. Il sesso debole o indebolito dagli uomini?

Non so dirti, mia piccola regina, se stai nascendo in un’epoca felice o in una fase di ritorno all’imbarbari­mento, sicuramente avrai molte opportunità in più di chi ti ha preceduta, ma continuerai ad averne meno degli uomini frustrati che governano il mondo senza saper esprimere il proprio desiderio di fertilità con una maggiore cura per l’umanità. Ti aspetta una terra in cui dovrai lottare per affermare i tuoi diritti che rischiano di ridursi proprio ora che tocca a te farli riconoscere.

Nei Paesi occidentali sono molte le donne che non vengono assunte a tempo indeterminato perché significherebbe garantire loro lo stipendio durante il periodo di maternità o che sono retribuite meno degli uomini e non possono fare carriera perché statisticamente rischiano di stare a casa per assistere i figli più dei loro colleghi maschi.

In molti Paesi poveri, invece, le donne hanno perso i diritti in nome di fondamentalismi religiosi, i cui precetti sono stati riscritti da uomini malvagi, che desiderano il potere personale e l’appagamento materiale più di ogni altro credo.

Sono in aumento le aggressioni di padri, fratelli maggiori e mariti per dare lezioni a donne poco obbedienti, i soprusi e le violenze morali a cui sottostare per avere un posto nella società che vi spetterebbe di diritto.

Questa lettera sarà la tua arma di difesa quando qualcuno oserà offendere la tua femminilità, la tua dichiarazione di solidarietà quando troverai compagne e compagni che hanno bisogno del tuo sostegno, il tuo manifesto per ricordarti l’importanza di vivere al femminile, il tuo diario personale quando cercherai il coraggio per denunciare.

Sarete in molte a chiedere di poter governare questo pianeta, avrete l’aiuto di uomini importanti al vostro fianco, ma non mancheranno i traditori, per nulla disposti a lasciarvi lo scettro, che nei vostri percorsi di lotta vi feriranno ancor più dei nemici dichiarati.

Questa sera, però, vedo il futuro con ottimismo, perché ho davanti a me il corpo femminile di María e osservo con quanta forza, grazia e intelligenza riesca a custodire il tuo.

Siete l’unica trasformazione possibile, soprattutto ora che la crisi ha messo in discussione la cultura materialista portata avanti dai maschi alfa della nostra specie.

Nei momenti di sfiducia, leggendo questa lettera, potrai ricordarti di quando vivevi in un pianeta più giusto della Terra, dove il cuore pompava per i più deboli, le gambe camminavano per due persone e la nausea s’impossessava dello stomaco per il terrore di lasciare senza cibo un essere più fragile.

Ti basti sapere che quando ti sei mossa questa notte, la mamma ha alzato la maglietta del pigiama e mi ha mostrato come il tuo terremoto avesse esteso i contorni del suo pianeta.

(Lettera tratta da «E poi sarà amore» – Diario di un papà in attesa - di Stefano Di Polito – Edizione Imprimatur)