28 marzo 2024
Aggiornato 12:00
L'arte della complicazione

Il cronografo del futuro

Il cronografo è la complicazione, unitamente al datario, in assoluto più diffusa nell’universo delle lancette. Innumerevoli, dunque, le interpretazioni sia estetiche che tecniche, le soluzioni meccaniche, i brevetti, e, effettivamente, sembrava di aver visto ormai tutto.

Il cronografo è la complicazione, unitamente al datario, in assoluto più diffusa nell’universo delle lancette. Innumerevoli, dunque, le interpretazioni sia estetiche che tecniche, le soluzioni meccaniche, i brevetti, e, effettivamente, sembrava di aver visto ormai tutto. Fino a quando, come è accaduto anche per altre complicazioni, il duo David Zanetta e Denis Flageollet, fondatori di De Bethune nel 2002 (rispettivamente mentore e Responsabile Creativo e Direttore Tecnico), non hanno definito un concept straordinariamente unico, innovativo, in qualche modo stupefacente. La mission del brand, infatti, è quella di esplicitare i valori più tradizionali dell’orologeria, quelli appartenenti ai più grandi Maestri del XVIII secolo, immergendoli nel contesto contemporaneo e «vestendoli» di tecnologia dei materiali e di innovazione. Ecco, allora che, dopo aver proposto nel 2006 il Cronografo Monopulsante DB21 con 5 lancette coassiali, De Bethune presenta quest’anno l’evoluzione del suddetto schema sulla base di un meccanismo manuale totalmente rivisitato e denso di dispositivi identificativi delle frontiere tecniche più avanzate nel campo della cronografia.

Prima di entrare nel dettaglio, vale la pena soffermarsi anche sul connotato strutturale, costituito da una cassa in oro rosa da 45 mm di diametro e 11 mm di spessore, sostenuta da un telaio scheletrato ultraleggero in ossido di zirconio brunito (resistente alla flessione e tenace alla rottura) a definire anse flottanti su molle per garantire il massimo adattamento alla curvatura del polso. La corona è collocata al 12 ed accoglie, coassialmente, il monopulsante che governa tutte le funzioni cronografiche: avvio, arresto ed azzeramento. Queste sono visualizzate, come accennato, da tre sfere coassiali centrali (cui vanno aggiunte quelle squelette di ore e minuti in acciaio ossidato nero): ore crono su scala interna a 24 unità (piccola sfera in acciaio azzurrato), minuti crono (60 unità) sulla scala periferica interna (lancetta in oro rosa), secondi crono su scala periferica esterna (sfera in acciaio azzurrato). La leggibilità complessiva del quadrante argenté, poi, è ulteriormente accentuata dai piani inclinati delle succitate scale crono e dalla numerazione oraria a cifre arabe applicate e brunite. Ed eccoci finalmente al movimento, fiore all’occhiello di tutti i modelli De Bethune. In questo caso, si tratta del calibro manuale DB28, la cui pregevolezza va individuata a partire dal design dei ponti in acciaio e oro rosa a tracciare una figura circolare centrale, per proseguire con il bilanciere in oro bianco e silicio con spirale piana, oscillante a 36.000 alternanze/ora (misurazione crono a 1/10 di secondo), il doppio bariletto in serie a garanzia di una riserva di carica di 5 giorni e la ruota di scappamento in silicio. Da notare che i summenzionati dispositivi sono tutti coperti da brevetto, così come l’inedito meccanismo crono, denominato «absolute clutch», che gestisce le tre sfere cronografiche coassiali. In sostanza, in luogo di un unico processo di smistamento e innesto, come nella norma, ve ne sono tre, uno per ogni funzione. Dunque, tre ruote a colonne (di cui due sovrapposte riguardanti minuti e ore crono) determinano, sollecitate da apposite bascule attivate dal monopulsante al 12, l’attivazione di altrettanti, differenti sistemi d’innesto: verticale per i secondi crono (absolute clutch), a pignone oscillante per i minuti crono, orizzontale per le ore crono.

I benefici sulla performance cronografica conseguenti ad una simile scelta tecnica possono essere così riassunti: eliminazione degli effetti negativi relativi a ciascun dispositivo di innesto, sia per compensazione, sia per la riduzione delle frizioni esistenti a cronografo avviato o fermo. I tre dispositivi, infatti, funzionano in modo semi-indipendente. Ancora una volta, in conclusione, De Bethune ha scritto un’altra pagina importante sulla strada dell’evoluzione dell’arte orologiera, fissando nuovi parametri e riferimenti tecnici: una voce alta e potente che si leva dal piccolo borgo di L’Auberson, frazione di Sainte-Croix, nel nord del Jura, in Svizzera, ovviamente, dove sono siti i laboratori della Maison. Il DB28 Maxichrono, per il 2014, sarà prodotto in 20 esemplari.