Come non pagare il conto al ristorante
Succede abbastanza spesso, ma sono gli stessi ristoratori a non parlarne volentieri, forse per non sentirsi derisi oltre che truffati.
RIMINI - E’ successo di nuovo, ma per venirne pubblicamente a conoscenza bisogna che il ristoratore presenti una denuncia, denuncia che poi verrà eventualmente ripresa e divulgata con evidenza dai mezzi di comunicazione, oppure che il truffato abbia confidato il fatto ad un giornalista particolarmente sensibile al tema.
Maurizio, titolare del «Gabbiano» di Torre Pedrera racconta: «Sono arrivati una sera con un bimbo di 3-4 mesi, erano due bei ragazzi e vestiti con una certa eleganza. Si sono seduti a un tavolo con il piccolo e hanno ordinato». Una cena con i fiocchi, senza farsi mancare niente, e tutto rigorosamente di pesce. «Hanno cominciato dall’antipasto, poi è stata la volta del tris di primi con aragosta e poi secondo, dolce e bottiglia di vino, di quelle buone. Una cena di circa 100 euro».
IL PIANO DI FUGA - Finito di mangiare, come tutte le famigliole si sono attardate un po’ a tavola. «Il primo ad uscire è stato il ragazzo con in braccio il bambino. Nessuno ci ha fatto caso, è abbastanza normale che con un bimbo così piccolo uno dei genitori si alzi per portarlo un po’ fuori». Ma nessuno poteva immaginare che quello era solo il primo ‘atto’ del piano che avevano in mente. «Dopo circa dieci minuti — continua Maurizio — si è alzata anche la ragazza. Anche se la sala era piena, di solito teniamo d’occhio i tavoli. Ma in questo caso tutte le loro cose erano rimaste lì. C’erano i giubbotti dei genitori e i giocattoli del bambino». Certo non immaginavano che il trucco consistesse proprio in questo. «Quando dopo un pezzo abbiamo visto che non erano tornati, abbiamo capito che erano scappati. Siamo andati a guardare i vestiti che avevano lasciato al tavolo e abbiamo scoperto che era tutta roba vecchia, giacche da quattro soldi e giocattoli rotti. Ci avevano fregato». I due col bimbo al seguito avrebbero colpito altre volte nella zona. «So che altri colleghi ci sono cascati, ed è meglio che i ristoratori stiano all’erta».
MILLE MANIERE PER MANGIARE GRATIS – Questo piano è in effetti molto difficile da intuire a priori, proprio perché quando è parecchia la gente che affolla un locale diventa complicato per il ristoratore ragionare velocemente e rendersi conto che qualche cosa di anomalo sta accadendo. Dall’altra parte, dal punto di vista opposto, saranno proprio i locali affollati quelli più idonei per i truffatori, dove passeranno quasi inosservati, riuscendo a rimanere anonimi in mezzo a decine di persone che chiacchierano tra una portata e l’altra, tra un bicchiere di vino e l’altro.
Ma anche in condizioni diverse, meno favorevoli - quando non si tratta di una vera truffa praticata utilizzando carte di credito rubate o spacciando denaro falso - saranno altre le scuse che consentiranno ai furbetti da ristorante di farla franca, anche se sono al tavolo in due e il resto della sala è vuota, perché uno potrebbe essere andato al bagno (che a volte è in un cortile), l’altro a fumare la sigaretta, oppure a rispondere al telefonino all’aperto, per non disturbare … o ancora, perché deve uscire di corsa dalla porta rendendosi improvvisamente conto di aver perso il portafogli o le chiavi della macchina.
STRESS E AUTOCONTROLLO - Non deve essere comunque facile riuscirci così bene, con disinvoltura e autocontrollo, come nel caso sopra citato, anche perché non si tratta di recitare una parte asettica, in maniera teatrale, ma bensì di dover passare comunque qualche ora a contatto con degli interlocutori che ti stanno rendendo un servizio che presuppone rilassamento. Non deve essere agevole mangiare avendo premeditato la furbata, vivendo lunghi attimi in un stato di stress prolungato, proprio perché lo stomaco non è un viscere al quale poter imporre un comportamento ben stabilito. La digestione potrebbe anche fare brutti scherzi. Digestione, che il ristoratore si augurerà non vada a buon fine, almeno questo. Beh, alla fine, tra tutte le strategie possibili per andare via da un ristorante senza pagare il conto, la migliore, la più pulita, sarebbe quella di spacciarsi per un noto giornalista eno-gastronomico, con tanto di biglietti da visita che lo confermino, o meglio ancora, dichiararsi l’ispettore di una nota Guida gastronomica, allora potrebbe bastare una stretta di mano a sostituire la compilazione della ricevuta fiscale.