19 aprile 2024
Aggiornato 15:00
Mostra

80 anni di Moka: una mostra celebra il mito Bialetti

Fino al 12 ottobre a Roma, e poi in altre città italiane, l'esposizione che rende omaggio all'oggetto cult di casa Bialetti e allo straordinario fascino del caffè, tra scoperte curiose e claim indimenticabili

ROMA - Amanti del caffè (e non), segnatevi questo appuntamento: in occasione degli 80 anni della Moka Bialetti, apre oggi a Roma alle Scuderie di Palazzo Ruspoli la seconda tappa della mostra «La Moka si mette in mostra. Un'intuizione geniale diventata mito», realizzata in collaborazione con Bialetti Industrie (fino al 12 ottobre). Dopo la capitale l'esposizione girerà tutta l'Italia, fino ad approdare all'Expo di Milano, dove grande spazio sarà dato proprio al caffè. Un viaggio attraverso gli aromi, il gusto e la storia delle miscele più intriganti, tra collezioni di moka indimenticabili e storie che avevano bisogno di essere raccontate.

L'ORIGINE DEL NOME - Innanzitutto la scoperta della pianta e la sua diffusione, a partire dalla città di Al Mocha, Yemen, dal XV al XVII secolo porto principale del commercio del caffè. Proprio in onore del luogo in cui il mito ebbe inizio, Alfonso Bialetti decise di chiamare Moka la sua macchinetta. La forma, invece, con tanto di testa, spalle larghe, vita stretta, braccio sul fianco e gonna a plissé, ha un'altra genesi: fu la moglie dell'industriale a dare le sembianze alla prima Moka Express, visibile in mostra.

TANTI ANEDDOTI CURIOSI - Tante anche le curiosità da scoprire attorno al caffè. Come la leggenda della benedizione di Clemente VIII, che – si dice – alla fine del 1500 tolse l'onta di «demoniaca» a una bevanda eccitante ma anche così gustosa, favorendone la diffusione in Europa. E poi le caffettiere storiche, molto simili ad alambicchi, provenienti dalla collezione privata di Andrea Moretto, inventore della caffettiera più piccola del mondo, che produce una sola goccia di caffè. E ancora, le mappe con i Paesi produttori nel mondo e le pubblicità che, dagli anni '50 in poi, testimoniano per la Bialetti il passaggio da azienda a industria, grazie all'intelligenza di Renato, figlio di Alfonso. Fu merito suo, e della penna di Paul Campani, che nacque il testimone d'eccezione della Moka, il celeberrimo Omino coi baffi, che poi altri non era che lo stesso Renato.