18 agosto 2025
Aggiornato 11:30
Il rocker si confessa a Vanity Fair

Vasco: L'eroina non l'ho mai toccata

Vasco Rossi si racconta, parla del suo tour «Live Kom 014», della politica e del presidente del Consiglio Matteo Renzi sul numero di "Vanity Fair" in edicola da domani che gli ha dedicato la copertina.

ROMA - Vasco Rossi si racconta, parla del suo tour «Live Kom 014», della politica e del presidente del Consiglio Matteo Renzi sul numero di «Vanity Fair» in edicola da domani che gli ha dedicato la copertina. A 62 anni e a un mese dalla nascita del primo nipotino, Romeo, Vasco dal 25 giugno torna sul palco per questa maratona degli stadi da Guinness. Sette concerti, tre nella capitale e quattro (un record) a Milano, 400 mila spettatori, a distanza di 24 anni dalla sua prima volta in uno stadio: San Siro, 10 luglio 1990, e poi il Flaminio a Roma, quattro giorni dopo. «All'epoca, una mezza follia. A quei tempi, gli stadi li facevano solo gli stranieri, noi italiani suonavamo nelle grandi discoteche o alle feste dell'Unità. Alla fine degli anni Ottanta ricordo che feci 15 mila persone a Reggio Emilia. Pensavo di aver raggiunto il massimo» ha detto.

La fede non la porto
L'ultima volta che «Vanity Fair» gli aveva dedicato una copertina, tre anni fa, era ancora in convalescenza. Aveva rischiato di morire per un'infezione, due anni tra malattia e recupero prima del ritorno sul palco, la scorsa estate. In mezzo il matrimonio con Laura Schmidt, due anni fa. «L'ho fatto per metterla tranquilla, per motivi burocratici, perché bisogna far così. La fede non la porto, ma solo perché ho il terrore degli anelli. L'anellofobia? vero. Colpa di un racconto che mi fece mio padre quando ero piccolo. Mi disse che un tizio si era strappato un dito saltando gi da un camion perché l'anello era rimasto impigliato da qualche parte. Ma, comunque, la fede la porto sempre con me in una borsina, il mio portafortuna» ha raccontato.

Renzi si muove bene
Più di 3 milioni e 800 mila fan su Facebook e oltre 518 mila su Twitter, quasi i numeri per fondare un movimento. «In Italia bisognerebbe cambiare praticamente tutto - ha spiegato Vasco - intanto la burocrazia: farraginosa, costosa e inefficiente. Matteo Renzi ci sta gi lavorando su. Si muove bene, sa comunicare, ha portato in politica una generazione di giovani. Sono contento che stia cercando di dare una sterzata, anche se ho il dubbio che siamo al punto in cui la macchina va fuori strada comunque». Inoltre, «i processi sono troppo lenti. Un Paese dove la giustizia non funziona è nelle mani della malavita». E sui commenti in rete ha aggiunto: «Fino a due o tre anni fa non mi ero mica accorto che sotto i video di YouTube c'erano i commenti. Un giorno, leggo: 'Spero che ti venga un ictus vecchio drogato di merda'. Non c'ho dormito una notte. Poi mi sono detto: vecchio, beh, non posso certo dire di essere giovane. Drogato lo ero vent'anni fa, se lo ero, perché sono sempre stato un tossico indipendente, nel senso che l'eroina non l'ho mai toccata. Diciamo che ho fatto le mie esperienze, non me ne vanto, ma neanche me ne vergogno. Quanto all'ictus, anch'io spero che mi venga».