28 marzo 2024
Aggiornato 20:30
Mostra

Ultimi giorni per Berengo Gardin a Genova

Chiude l'8 giugno la bellissima mostra che Palazzo Ducale dedica al grande fotografo. 200 scatti, rigorosamente in bianco e nero, che ripercorrono la sua carriera dagli anni Cinquanta ad oggi, con una speciale sezione dedicata al capoluogo ligure

GENOVA - Ancora qualche giorno di tempo per visitare la bellissima mostra «Gianni Berengo Gardin. Storie di un fotografo», che Palazzo Ducale a Genova ospita fino all'8 giugno. Circa 200 scatti che ripercorrono la carriera del grande maestro italiano dagli anni Cinquanta ad oggi, con una speciale sezione dedicata alla «sua» Genova. Conosciuto in Italia e all’estero come il poeta della fotografia, Berengo Gardin ha saputo restituire e rinnovare il linguaggio visivo del nostro Paese: Venezia, Milano, i manicomi e la legge Basaglia, la Liguria, l'esperienza con Renzo Piano, il grande reportage «dentro le case», la Biennale d’arte di Venezia, ma anche New York, Vienna, la Gran Bretagna e la straordinaria esperienza con il Touring Club, fino alle fotografie finora rimaste inedite e presentate in mostra per la prima volta.

L'OMAGGIO ALLA «SUA» GENOVA - Le sue immagini sono uno spaccato della vita politica, sociale, economica e culturale dell’Italia dagli anni del boom a oggi, sia nei suoi risvolti felici sia nelle sue pieghe drammatiche e a volte tragiche, ponendo sempre al centro dell’attenzione l’uomo e la sua dignità. Un rapporto speciale con il capoluogo ligure, dicevamo. Lui stesso ligure, a Genova ama tornare spesso. Le immagini della città appositamente selezionate per questa edizione della mostra e in buona parte completamente inedite coprono un ampio periodo che va dal 1969 al 2002. Un omaggio affettuoso, a tratti nostalgico, mai retorico. Il porto, spesso fotografato su invito di Renzo Piano, diventa un crocevia di storie parallele: i lavoratori, le vedute, le navi e l’idea di un paesaggio che si trasforma in sentimento e consapevolezza nei confronti del cambiamento. Poi le strade, le architetture, le case, le botteghe di un tempo, i mestieri che ormai sono scomparsi. Nella Genova di Berengo Gardin c’è una città che assomiglia alle sue idee, ai suoi ricordi.

IL BIANCO E NERO - Nei suoi lavori la poesia è spesso protagonista attraverso il silenzio. E le figure umane, quando ci sono, raccontano attimi di una vita sospesa, senza tempo, in una tradizione di tranquilli gesti quotidiani che si susseguono giorno dopo giorno. Più che paesaggi, sono una sorta di archetipi dell’immaginario collettivo. Scatti intensi e puri, semplici nella loro intelligente complessità, rigorosamente in bianco e nero, perché «il colore distrae il fotografo e chi guarda».