4 maggio 2024
Aggiornato 09:00
La freccia di Cupido

Dodici mesi per trasformare l’attrazione fisica in sentimento

Così come sostiene una singolare ricerca condotta da alcuni ricercatori della Bath University

Dodici mesi per trasformare l’attrazione fisica in sentimento
Dodici mesi per trasformare l’attrazione fisica in sentimento Foto: Patrice Audet Pixabay

Ma davvero occorrono dodici mesi per trasformare l’attrazione fisica in passione eterna? Così come sostiene una singolare ricerca condotta da alcuni ricercatori della Bath University secondo la quale perché la freccia di Cupido faccia veramente effetto e trasformi l’attrazione fisica in amore serve almeno un anno. Se LEI piace a LUI crescerà pure, nella saliva di quest’ultimo, il testosterone del 30% come hanno affermato taluni ricercatori dell’Università di Chicago, ma questo non significa (per i ricercatori inglesi) che «è amore».

Il meccanismo che regola la crescita di testosterone nella saliva del maschio umano in presenza di una femmina ritenuta interessante, ci avvicina agli altri animali che, per conquistarla, devono dimostrare di essere forti ed aggressivi. Il testosterone, svolge proprio questa funzione secondo James Roney, che ha coordinato la ricerca, svolta in un college. Ora se è vero, in base all’altra ricerca inglese, che per passare dall’attrazione fisica all’amore vero e proprio occorrono dodici mesi, ci sarebbe da chiedere se questa crescita del testosterone nella saliva maschile avviene regolarmente per tutto l’anno, ossia quando la conquista è già avvenuta.

Ma in quale modo i ricercatori britannici sono arrivati a stabilire che Cupido ha bisogno di dodici mesi per far sbocciare l’amore? Avrebbero tratto la conferma che occorrono 12 mesi per passare dall’attrazione fisica a un solido sentimento amoroso, sottoponendo dei questionari a 147 coppie che si sono incontrate su Match.com, agenzia di incontri on-line. E così avrebbero scoperto che il 61 per cento dei partecipanti ha avuto bisogno di un intero anno per pronunciare il famoso «Ti amo». Ma non sarà che peccavano di timidezza? Le donne inglesi, poi, sono risultate più restie al pronunciamento degli uomini.

Sempre in base a questa ricerca, risulterebbe che una volta scoperto l’amore, inesorabilmente il rapporto si modifica e, a dirla tutta, la passione ne risente a vantaggio di un rapporto fatto di una complicità e un’intimità decisamente maggiori. Ma, per tornare a Cupido, chiariamo, una volta per tutte, che la scelta del partner non è mai affidata al caso come farebbe pensare il concetto del «colpo di fulmine». E’ invece guidata da fattori socio-culturali e da desideri molto spesso inconsci. In psicologia si parla infatti di «errore fondamentale»: noi abbiamo l’impressione che ogni decisione non sia frutto di un condizionamento esterno, ma dipenda da un totale controllo di noi stessi. In realtà non è affatto così: le nostre scelte sono influenzate da ciò che ci accade intorno, anche quando si parla d’amore.

Nell’attrazione fisica entrano in gioco diversi fattori: lo sguardo, il sorriso, la mimica facciale, il modo di parlare, di gesticolare , di camminare, la personalità, il fascino. La bellezza dell’essere amato è qualcosa che non è mai soltanto carnale. Perfino l’odore può attrarre due persone. Fino a qualche anno fa si pensava che il senso dell’olfatto funzionasse solo negli animali, mentre oggi si ritiene che possa avere un ruolo determinante anche negli uomini grazie ai ferormoni ,molecole prodotte dalle ghiandole apocrife situate sotto le ascelle, intorno ai capezzoli e all’inguine. I principali ferormoni sessuali sono l’androstenolo, uno dei composti del sudore dell’uomo e la copulina presente nelle secrezioni vaginali femminili.

Non c’è dubbio che tra i fattori che producono l’innamoramento ci sia, da una parte, la vicinanza (il compagno di scuola, la collega di ufficio, cioè persone che hanno la nostra stessa appartenenza, a una classe sociale, a un livello culturale) e dall’altra la trasgressione, ossia il desiderio di infrangere le regole che gli antropologi chiamano «principio di esogamia»: quello cioè che porta i membri di un clan o di una tribù a cercare il partner fuori dal gruppo di riferimento. Comunque cosa succede quando ci innamoriamo? Gli scienziati che studiano la cosiddetta «chimica dell’amore» affermano che nel nostro cervello si scatena una tempesta di neurotrasmettitori.

Insomma l’innamoramento provoca un aumento della produzione di alcuni ormoni o fattori di crescita neuronali che implementano le capacità neuronali. E secondo un’altra ricerca , questa volta effettuata da un gruppo italiano, questo aumento ha un andamento a campana, con un picco verso i sei mesi, per poi ritornare ai valori iniziali entro l’anno quando, dunque, lo sconvolgimento biochimico finisce. Ed ecco che i ricercatori italici concludono che l’amore dura solo un anno. E addio cuore! Fatti i conti, quindi, occorre un anno per amare e l’amore dura un anno. E che si fa nei successivi anni, se malauguratamente uno dovesse, ad onta della biochimica, continuare ad amare il proprio partner oltre i due anni? Qualcuno dovrà pur rispondere a questo interrogativo.