29 marzo 2024
Aggiornato 09:00
Museo Egizio a Catania

Museo Egizio, parla il direttore: «Bugie sul trasloco a Catania. Vi dico la verità su reperti e progetto»

Crhistian Greco, direttore del Museo Egizio ha spiegato i dettagli del possibile accordo sul trasferimento dei 300 reperti in Sicilia e spiegato gli obiettivi futuri. Infine, un dato allarmante: dei migliaia di biglietti venduti, solo il 3% è stato acquistato dai torinesi.

TORINO - E’ un fiume in piena Christian Greco, direttore del Museo Egizio. Sul presunto trasferimento a Catania di alcuni reperti se ne sono dette tante, anche a sproposito: «Tenevamo i pezzi in una cantina? FalsoIl progetto c’è da un anno e mezzo, ma l’accordo non è ancora stato firmato. Non voglio impoverire il Museo Egizio, sarei un masochista. Forse non è chiaro: io vivo per quei reperti». Il suo racconto, davanti alla Commissione Cultura del Comune di Torino, è un’accorata difesa al lavoro svolto in questi anni e che ha permesso al Museo Egizio di raggiungere dei successi mai ottenuti in passato. L’esposizione a Catania? Una delle tante operazioni volte a garantire un futuro sempre più nazionale e internazionale al Museo Egizio.

Reperti inviati in altre sedi, una consuetudine tra musei
Sì, perché proprio partendo dal locale, l’obiettivo del Museo Egizio è quello di diventare un punto fermo nel mondo. Se il Cairo rimane inarrivabile, il respiro internazionale della collezione torinese ha comunque ampi margini di miglioramento. Nel corso degli ultimi anni sono tante le collaborazioni messe in pista: solo nel 2016 infatti, il Museo Egizio ha portato alcuni reperti a Karlsruhe (Germania), a Leiden (Olanda). Per quanto riguarda quest’anno è invece in programmazione una mostra a San Pietroburgo, in cinque città della Cina, a Montreal e Kansas City. Una prassi comune, visto che solo l’anno scorso proprio Torino ha ospitato oltre 450 reperti da Benevento, oggetti da Pompei e dal British Museum di Londra. Attualmente, nelle sale del museo, sono esposti reperti provenienti da Boston e Berlino, mentre nelle prossime settimane arriverà addirittura una statua dai Musei Vaticani. L’idea dei reperti inviti a Catania, per quella che molti hanno definito «succursale», non è altro che un’opportunità per valorizzare i propri beni culturali. L’approccio è questo: far conoscere a Torino al di fuori di Torino.  

Greco: «Ecco cosa si vuole inviare a Catania e cosa otterremo in cambio»
Anche perché, come reso noto dal direttore, i pezzi non si trasferiranno per 30 anni, come pareva inizialmente: «C’è un massimo di 5 anni. Lo impone la legge. A Catania, se l’accordo verrà ratificato, si trasferiranno 300 oggetti. Andranno nel Convento dei Crociferi, appena restaurato: la collezione torinese deve aprirsi al mondo che cambia, non chiudersi in se stessa». Va spiegato inoltre come i 300 reperti sono stati selezionati tra gli oggetti custoditi in deposito e non destinati all’esposizione permanente nel Museo Egizio torinese. Quali benefici per la nostra città? Passi avanti nella ricerca. L’accordo con Catania permetterà infatti di guadagnare ben cinque restauratori, che avranno il compito di catalogare i reperti e di ricostruire un contesto ancora sconosciuto. Le responsabilità rimarranno tutte in mano a Torino, visto che i ricercatori lavoreranno alle dipendenze del direttore.

Il Museo Egizio si autofinanzia, la ricerca è la chiave di sviluppo
La chiave di lettura del possibile accordo è tutta qui. Secondo Greco, il Museo Egizio ha il dovere di ampliare le ricerche: «La ricerca è la cosa più importante. Entro il 2024, quando festeggeremo il bicentenario della nostra fondazione, vogliamo tornare a essere un museo e non una collezione e basta». La differenza tra collezione e museo? La prima rimane fissa così com’è ferma. Il museo invece, è oggi un concetto più dinamico, capace di evolversi, di ospitare collezioni esterne e organizzare eventi. Anche perché, come sottolineato dal direttore, la ricerca non finisce mai. E’ per questo motivo che i ricercatori assunti dal Museo Egizio sono aumentati a dismisura (da uno a tredici) e i nuovi cinque dipendenti in arrivo grazie al possibile accordo con Catania saranno un valore aggiunto notevole. Va infatti ricordata una cosa: il Museo Egizio di Torino si autofinanzia completamente da solo, tramite la vendita dei biglietti. Una strategia vincente, come testimoniano i numeri nel 2017, capaci di registrare un’ulteriore crescita di visitatori.

I torinesi insorgono, ma in pochi vanno a visitare il Museo Egizio
Caso chiuso, dunque: il possibile trasferimento in prestito di 300 pezzi della collezione ellenistica, permetteranno al Museo Egizio di ampliare i propri orizzonti. Nessun impoverimento, ma una visione innovativa e ambiziosa volta a rilanciare l’immagine e il legame del Museo Egizio nel mondo. Una piccola rivoluzione, che partirà comunque e sempre da Torino e dal territorio piemontese: «A volte mi lamento, è vero. Vorrei più spazi, abbiamo tante idee e progetti. Li voglio qui a Torino, il cuore del Museo Egizio» ha spiegato il direttore. Infine, un dato che dovrebbe far riflettere tutti. Nonostante le polemiche e le insurrezioni popolari per il «trasloco a Catania», dei migliaia di biglietti staccati in un anno, solamente il 3% è stato venduto ai torinesi. Una miseria che deve far riflettere, soprattutto se paragonato al 25% dei visitatori lombardi.