Beltramo intervista Dovizioso: «Vi svelo il mio segreto vincente»
Andrea si presenta alla gara di casa a Misano da leader del Mondiale, sull'onda di una stagione da incorniciare: «Perché non ho mai smesso di migliorarmi, ho continuato la ricerca. Mi è bastato migliorare dei piccoli dettagli, per il resto sono rimasto lo stesso, anche se non se ne erano accorti...»
MISANO ADRIATICO – Andrea, bravissimo. C'è il lavoro, tutta la tua storia, ma secondo me qualche piccola cosa è successa.
Sì. Come ho già spiegato, basta poco: non è che prima fossi così lontano. Credo che il segreto sia stato non mollare mai nel cercare di migliorarsi. Difficilmente a 30-31 anni riesci a capire certi aspetti: invece, continuando la mia ricerca, sono riuscito a limare dei piccoli dettagli e a superare alcuni limiti. Certo, sono stato aiutato da altre persone che ho conosciuto, e che mi hanno spiegato qualcosa in più. Ma questo non basta, se tu non sei aperto per capirle.
È stata la vittoria di Sepang dell'anno scorso che ti ha aperto?
Logicamente quella ha avuto un effetto, ma già lì ci sono arrivato in modo diverso. E poi tutto fa: piccole cose, piccoli aspetti. E, quando vedi i risultati dei cambiamenti che metti in atto, il resto viene di conseguenza. Poi, sicuramente la moto è migliorata: il lavoro a casa degli ingegneri Ducati, quello del team, e quello ottimo del nostro gruppo alle gare. Anche io ho cambiato preparazione: mi sono sempre allenato tanto nella mia vita, ma ci sono diversi modi per farlo. E trovare l'allenamento perfetto per andare in moto è difficile, perché non esiste.
Per esempio, conta molto andare in moto: al contrario di quanto afferma chi sostiene che Valentino Rossi abbia rischiato troppo con l'enduro.
Io sono di quelli favorevoli a girare, a provare un po' tutto. Con la testa, però: che vuol dire tutto e niente...
Poi, detto da voi...
(ride) Il punto è che, quando vai a girare, non puoi farlo al 70%, altrimenti non ti alleni, non ti migliori. Bisogna spingere di più e di conseguenza il rischio aumenta. Per i regolamenti che abbiamo, che ci impediscono di provare tanto con la MotoGP, siamo obbligati. E ben venga che i piloti abbiano voglia di fare questi allenamenti. Bisogna mettere sulla bilancia il rischio, che però è inevitabile, perché se a priori vieti gli allenamenti, di conseguenza il tuo pilota peggiora le prestazioni.
Forse sarebbe meglio fare tanti test.
Ma anche quello è complicato. Il problema sono i soldi.
Tu hai vinto in tanti modi: un po' alla Dovizioso di adesso, un po' anche alla Simoncelli, con la grinta. E mettendoci dentro tutto te stesso: il ragionamento, la razionalità, l'analisi, la dolcezza.
L'hai vista bene, ma ci sarebbe un altro discorso da fare. Finché uno non vince le gare, non viene considerato o guardato in un certo modo. Ma non sto facendo cose molto diverse da quelle del passato. La differenza è che adesso siamo competitivi come moto, riesco a portare a casa il massimo e allora risalta. Ma i miei veri tifosi, quelli che mi guardavano anche quando ero sesto o settimo, queste cose le avevano viste anche prima.
Sono gli altri che vanno più piano?
No, adesso tutto è amplificato per via dei tasselli che ho messo a posto. Adesso mi fanno i complimenti anche gli ignoranti, che superficialmente vedono solo chi vince e non gli altri. Ma io non sono molto diverso da prima.
Anzi, quello è il bello: che sei rimasto te stesso, come persona.
Quello sicuramente!
E comunque anche arrivare secondo, terzo o quarto in MotoGP è tanto di cappello.
Sembrava di no, nell'opinione di questo mondo... Le persone del settore lo capiscono, ma la massa a casa vede le cose in un modo un po' più superficiale.
Comunque è bello togliersi la soddisfazione di poter dire questo.
Tanta roba!
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