26 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Formula 1

I motori Ferrari si rompono, ma pure quelli Mercedes...

Mentre la Rossa è finita nell'occhio del ciclone per i ben quattro guasti in due settimane, anche la Freccia d'argento ha tremato per la tenuta dei suoi propulsori, ormai giunti verso fine vita. È accaduto nel Gran Premio del Giappone, quando Hamilton ha chiamato il suo box avvertendo strane vibrazioni

La partenza del Gran Premio del Giappone di domenica
La partenza del Gran Premio del Giappone di domenica Foto: Pirelli

ROMA – Quattro guasti in due settimane. I quindici giorni tra il Gran Premio della Malesia e quello del Giappone hanno rappresentato un autentico periodo nero per i motori della Ferrari, finiti nell'occhio del ciclone per le loro continue rotture causate, sostiene la versione ufficiale, da semplici componenti del valore di poche decine di euro. Ma anche l'acerrima rivale Mercedes, che pure ha approfittato dei guai di Maranello per accumulare un notevole vantaggio nel Mondiale, ha avuto la sua dose di timori per la tenuta dei propri propulsori. È accaduto proprio domenica a Suzuka, quando, tagliando il traguardo da vincitore, Lewis Hamilton ha avvertito via radio il suo muretto box di avvertire strane vibrazioni dalla power unit. Dunque è stato solo per un colpo di fortuna che, sul finale della gara, dal retrotreno della Freccia d'argento non è partita un'esplosione con la conseguente colonna di fumo bianco? «Ho sentito un paio di segnali, perciò ho preferito avvisare subito di questo fatto, perché volevo evitare di dimenticarmene dopo i festeggiamenti – ha chiarito il fenomeno anglo-caraibico – Onestamente non penso che ci sia nulla che non vada con il motore: si fanno tanti cambi di mappatura e il turbo fa strani rumori e diverse vibrazioni».

Motori usati
Anche il team principal Toto Wolff getta acqua sul fuoco, cercando spiegazioni alternative: «Fin dal via Lewis ha guidato in modo molto pulito, risparmiando il motore e le gomme, ma quando si avvicinava alla conclusione ci sono state difficoltà – ha spiegato – Non è stato un problema: sono soltanto state le gomme che non hanno immediatamente ripreso a funzionare dopo la virtual safety car». Sarà. Resta il dato di fatto incontrovertibile che i campioni del mondo in carica hanno introdotto il quarto e ultimo propulsore concesso loro dal regolamento già nello scorso Gran Premio del Belgio, ovvero ben otto gare prima del termine della stagione. E, ora che ne mancano ancora quattro, si ritrovano con tutte le power unit già avviate verso la fine della loro vita. Forse è proprio questo il motivo per cui la monoposto tedesca non è apparsa così brillante, in termini di velocità pura, negli ultimi appuntamenti: sta evitando di spingere al massimo la sua potenza per non incorrere in ritiri indesiderati. Una lezione che la Ferrari dovrebbe imparare...