29 marzo 2024
Aggiornato 07:00
A tre anni dall'incidente, la sua è un'eredità immensa in F1

Ross Brawn: «Ferrari e Mercedes devono molto a Michael Schumacher»

Lo storico ingegnere inglese, direttore tecnico del campione tedesco alla Benetton, alla Rossa di Maranello e alle Frecce d'argento: «A Stoccarda ricreò quel sistema vincente che aveva portato al successo il Cavallino rampante»

Michael Schumacher e Ross Brawn insieme sul podio
Michael Schumacher e Ross Brawn insieme sul podio Foto: Ferrari

ROMA – Non solo la Ferrari stravincente dei primi anni 2000, ma anche la Mercedes che oggi domina la Formula 1 devono moltissimo a Michael Schumacher. È quanto afferma il suo storico collaboratore Ross Brawn, che ha seguito da direttore tecnico il leggendario campione prima alla Benetton, poi alla Rossa di Maranello e infine alle Frecce d'argento, negli ultimi anni della sua carriera. Ed è proprio lui, a tre anni dal drammatico incidente sugli sci dell'ex pilota tedesco, a ricordarci quanto sia ancora importante l'eredità che Schumi ha lasciato al circus: «Michael, sicuramente, ha contribuito all'organizzazione e alla struttura che ha portato la Mercedes alla vittoria – ha raccontato Brawn nel corso di una lunga intervista rilasciata ai microfoni della Cnn – Ha aiutato a creare il successo della Ferrari e ha continuato con lo stesso approccio alla Mercedes. Dall'alto della sua conoscenza e maturità, era in grado di dare indicazioni impagabili agli ingegneri che si occupavano di aerodinamica, dinamica del veicolo o gomme, spiegando ciò che serviva per migliorare. Lui ha giocato un ruolo fondamentale per creare quei sistemi che contribuiscono al successo attuale della Mercedes».

Forza di famiglia
Ma Ross Brawn, che negli anni è diventato un grande amico della famiglia Schumacher, è anche uno dei pochi cari di Michael ammessi nella residenza di Gland, una villa trasformata in clinica privata e blindatissima per evitare qualsiasi assalto di fotografi e paparazzi. Il suo è dunque un punto di vista privilegiato, dal quale ha potuto osservare da vicino non solo la lunga e tormentata battaglia di Schumi, ma anche il carattere con il quale la moglie e i figli hanno saputo affrontare la loro personale tragedia: «Con l'incidente di Michael, non è stato solo lui a soffrire, ma anche la sua famiglia. E il fatto che i suoi cari siano riusciti ad ottenere questi risultati, non solo Mick in macchina ma anche Gina Maria nell'equitazione, testimonia la loro forza e quella di Corinna». Ed è proprio il piccolo Mick, in particolare, a seguire le orme del padre nell'automobilismo: «Mick è un ragazzo adorabile – conclude l'esperto tecnico inglese – Lo vedo spesso, insieme a Corinna, e chiacchieriamo. Mi sono interessato alla sua carriera e sono a disposizione per dargli consigli. Quando stava per affrontare la Formula 4 abbiamo discusso un po' sul team che avrebbe dovuto scegliere. Ma non direi di aver dato alcun contributo importante, a parte un certo sostegno quando ne ha avuto bisogno».