La prima di Pecco Bagnaia in MotoGP: «Ho chiesto consigli a Valentino Rossi»
Con le sue due vittorie di quest'anno in Moto3, il giovane torinese si è meritato il suo primo test con la Ducati : «Una figata pazzesca». E, per prepararsi, si è consultato a lungo con il suo futuro boss: «Gli ho rotto le scatole...»
VALENCIA – «Una figata pazzesca». Pecco Bagnaia sfoggia un sorriso a trentadue denti, entrando nel camion del team Aspar. E ha un buon motivo per farlo: è appena sceso dai primi nove giri della sua carriera in sella ad una MotoGP. Era nato tutto per scherzo, con una scommessa fatta con la sua squadra a inizio stagione: se vinco due Gran Premi in Moto3, mi fate salire sulla Ducati Desmosedici. Non ci credeva davvero nessuno, che il 19enne torinese riuscisse in un exploit del genere con la Mahindra, cenerentola della classe inferiore. E invece Pecco ce l'ha fatta, salendo sul gradino più alto del podio prima nell'università di Assen e poi sotto il diluvio di Sepang. Così, due giorni dopo avere concluso (con una caduta) la sua ultima gara di Moto3 e ventiquattr'ore prima di fare la sua conoscenza con la Moto2 del team Sky Vr46, dove correrà nel 2017, ha avuto finalmente la tanto sognata opportunità di vivere un'esperienza unica tra i grandi delle due ruote. «È inimmaginabile: mi aspettavo andasse forte, ma non così tanto – racconta – Sul dritto l'accelerazione è incredibile, queste moto hanno 200 cavalli in più di quelle a cui sono abituato, e appena apri il gas ti lasciano lì, quasi appeso a penzoloni. In Moto3 hai il tempo di uscire dalla curva e metterti in carena, qui appena acceleri è già ora di frenare. E in staccata bastano 8-9 bar di pressione contro i 17 della Moto3: se non fai attenzione ti ribalti. A un certo punto mi sono ritrovato dietro a Marc Marquez e ho cercato di fare il figo e superarlo, ma sono arrivato lungo...».
Scuola Valentino Rossi
Ci teneva a far bene, il giovane Pecco. Tanto da consultarsi a lungo con il suo futuro boss, nonché mentore alla Vr46 Academy, Valentino Rossi: «Già prima del Gran Premio l'ho tenuto per tre quarti d'ora a spiegarmi tutto – rivela – e mi è servito molto, soprattutto le indicazioni su come scaldare i freni. Secondo me gli ho rotto anche le scatole, ma non me l'ha detto». I consigli devono essere serviti, visto che Bagnaia non se l'è cavata male: in soli nove giri ha staccato un miglior tempo di 1:36.940, mettendosi dietro, almeno a inizio giornata, anche qualche collega più esperto. «Avrei voluto farne altri nove – ammette – Magari faccio un'altra scommessa, me la gioco a carta forbice e sasso. Ma alla fine va bene così, altrimenti domani quando salirò per la prima volta sulla Moto2 mi sembrerà che vada piano. Mi ci sono fatto la bocca, spero di vincere in fretta nella classe intermedia così potrò fare il salto...». Ai tifosi ducatisti, poi, il suo test ha regalato un momento nostalgia: l'occasione di rivedere impresso su una Rossa il numero 21 che un tempo appartenne al grande Troy Bayliss. «Il direttore sportivo Paolo Ciabatti ha fatto una foto alla Desmosedici con il telefonino e l'ha inviata a Troy – sorride Pecco – Lui corse il suo ultimo Gran Premio proprio qui, nel 2006. E vinse».