28 marzo 2024
Aggiornato 13:30
Cessione Milan

Maldini: «Ecco la mia verità sul ritorno al Milan»

Chiarita finalmente la posizione del Milan cinese e di Paolo Maldini sul ventilato ritorno dell’ex capitano rossonero in società. Le questioni ancora da chiarire sono diverse, dall’incontro imprescindibile con la nuova proprietà ad una trasparenza di compiti e ruoli.

MILANO - Almeno una cosa adesso è chiara: il Milan ha deciso di puntare forte su Paolo Maldini per il ruolo di direttore tecnico. Non Demetrio Albertini («Mai avuto contatti con la nuova proprietà»), non Alessandro Costacurta, non Massimo Ambrosini, l’unico nome sulla lista di Fassone e degli acquirenti cinesi è quello dello storico numero 3 rossonero. Che poi Maldini accetti è tutto un altro discorso e a confermare tutti i dubbi sull’operazione è proprio lui, la bandiera per eccellenza.

«Rispetto molto Fassone, che ha un compito delicato - le parole dell’ex campione milanista alla Gazzetta dello Sport -. Ci siamo visti quattro volte in un mese, mi ha detto che sono la prima e unica scelta e mi ha spiegato perché: la mia vita e la mia storia sono alla base della loro decisione. Tutto quello che ho fatto per il Milan ha un peso importante. Però, proprio per rispetto della mia storia, se io accetto di entrare nel Milan lo faccio solo seguendo i miei ideali. Amo profondamente questo club e posso aiutarlo solo ascoltando il mio cuore e la mia testa. Per il bene del Milan devo restare me stesso». 

Voglio conoscere i cinesi

E allora chiariamo tutti i punti oscuri della trattativa, quelli che ancora tengono in bilico Maldini lasciando quest’operazione in sospeso. Innanzitutto il confronto con i nuovi interlocutori: «Io non posso assumermi certe responsabilità e metterci la faccia senza identificarmi nella proprietà - ha ammesso l’ex capitano rossonero -. Vorrei conoscere i nuovi proprietari, condividere il progetto, parlare di strategie, ascoltare i loro obiettivi e le linee guida. Mi sembra il minimo. Ho incontrato anche Han Li, il vicepresidente del fondo, l’unico che parla inglese. Ma è stata una chiacchierata di dieci minuti. Mi ha detto che mi vuole fortemente al Milan, non siamo andati oltre. Sono stati loro a cercare me e allora è giusto che io abbia chiesto delle cose». 

Chiarezza sui ruoli

E poi la mancanza di chiarezza sul ruolo. Le idee di Fassone e della nuova proprietà cinese sono chiare, non altrettanto per Paolo Maldini che ha provveduto a sottolineare tutte le possibili incongruenze di questa proposta: «Ci sono due ostacoli evidenti, la mancanza di una responsabilità diretta nell’area tecnica e la scarsa chiarezza sul ruolo. Cosa vuol dire direttore tecnico? Mi hanno prospettato una struttura con Fassone ad, io direttore tecnico e Mirabelli direttore sportivo. Ma il punto è: cosa farò? Io e Mirabelli dovremmo gestire la parte sportiva, ma se c’è una differenza di vedute chi decide? Non posso avere un ruolo a metà con un’altra persona. Mi sembra inevitabile affrontare subito il problema. Non voglio giudicare chi non conosco, ma pretendo una condivisione del progetto sportivo che a oggi non c’è. Quindi ho chiesto di conoscere la proprietà, di sentirmi dire direttamente da loro cosa si aspettano da me, di vedere che condividono con me il loro progetto. So solo che con me ci sarebbero Fassone e Mirabelli. Ma allo stato attuale i ruoli rischiano di sovrapporsi su tante cose. Troppe». 

A loro la prossima mossa

E allora come potrebbe evolversi questa situazione? Paolo Maldini aspetta una mossa da parte dei nuovi proprietari: «A me è stato detto che l’obiettivo è riportare il Milan tra le prime cinque squadre del mondo. Ma questo significa lavorare 24 ore al giorno per tanto tempo. Io sono disposto a farlo, ma devo sapere bene come stanno le cose. Non c'è una dead line, ma nei prossimi giorni si definirà tutto in un senso o nell’altro. Io non ho fretta e sinceramente non mi sembra nemmeno il caso di averne vista la vastità del progetto. Vorrei solo sapere da loro cosa intendono fare per il bene del Milan. Non sono io a dover dare una risposta a loro, ma loro a me.

Poi io ci metterei la faccia, la credibilità, l’attaccamento ai colori, il tempo, la condivisione di un progetto, il lavoro. Il lavoro sarebbe complicato ma affascinante: lascerei la vita tranquilla di questi anni per rimettermi in gioco, quindi devo sapere tutto. Dalla proprietà. Finora ci sono state tante voci e poca chiarezza. Mi rendo conto che posso sembrare un uomo complicato, ma questo carattere e il mio approccio allo sport e alla vita mi hanno portato a essere ciò che sono e che sono stato in campo. E poi sono obbligato a essere così: questo è il Milan. Non si scherza».