Marchionne affonda Montezemolo: «La sua Ferrari impresentabile»
Il presidente della rossa racconta come è riuscito a rivoluzionare una squadra che al suo arrivo sembrava l'ombra di se stessa: «Abbiamo ridato le giuste priorità al team e siamo tornati credibili. Continuare a perdere sarebbe una tragedia»
MARANELLO – Per completare l'opera manca solo il traguardo più importante: il titolo mondiale, quello che in tutte le salse ha già fatto capire di aver messo nel mirino in vista della stagione che sta per cominciare. Ma la rivoluzione rossa, quella è già realtà. Sergio Marchionne lo ha dimostrato fin dal primo anno della sua presidenza, prima ribaltando i quadri dirigenti e tecnici della Scuderia, poi incassando i risultati che gli hanno dato ragione: tre vittorie e un netto avvicinamento ai rivali della Mercedes. Per questo, oggi, l'«assassino col maglione», come lo hanno ribattezzato i giornalisti inglesi, può permettersi di riflettere e persino di gongolare nella lunga intervista che ha rilasciato alla Gazzetta dello Sport: «È una Ferrari molto diversa da quando arrivai io nel 2004, questo sì – afferma – Ma abbiamo continuato a fare investimenti in linea con quelli del passato. Nel 2015 abbiamo speso di meno rispetto alla stagione 2014. Però abbiamo reindirizzato gli investimenti in una certa direzione, sviluppando quello che era necessario e limitando il resto. Tutto lì. E dobbiamo ancora migliorare, non siamo ancora al punto in cui poter dire che il costo della Formula 1 sia accettabile. I costi sono davvero enormi».
Gli attacchi a Montezemolo
Se non sono stati i soldi a fare la differenza, dunque, lo sono state le decisioni. Quelle sbagliate prese negli ultimi anni dell'era Montezemolo, a cui Marchionne, appena arrivato, ha impresso immediatamente la svolta. E oggi, il numero uno del gruppo Fiat Chrysler Automobiles non perde l'occasione per ricordarlo, riservando stoccate nemmeno troppo velate al suo predecessore. «Il primo mese è stato il più difficile – ricorda – Quando sono andato a vedere dove stavamo veramente nel panorama della F1 e mi sono reso conto che non eravamo né presentabili né competitivi. Poi abbiamo ripulito i ranghi. Abbiamo vinto togliendo le ingerenze e rifocalizzando il team a fare le cose che erano veramente importanti. L’arrivo di Maurizio (Arrivabene, ndr) ha aiutato molto. Se ci fosse stata una continuità di insuccessi nelle gare della F1, questa avrebbe impattato sul brand. Parlavo con uno dei nostri grandi dealer e concordavamo sul fatto che un successo parziale come è stato il risultato della stagione 2015 ha ridato moltissima credibilità al marchio rinvigorendo il sistema. Perdere per 10 anni di seguito sarebbe una tragedia, una tragedia greca». Tutta colpa di Luca, insomma, che aveva creato una Ferrari «impresentabile», insomma, addirittura incapace di comprendere i cruciali cambi di regolamento: «Quando sono uscite le regole, la Mercedes le ha capite subito: noi lo abbiamo fatto un po’ alla carlona, credo – affonda ancora Marchionne – Ma non voglio criticare il passato. Da quello che ho visto io, non c’era il motore necessario per vincere, la power unit non era all’altezza. E il telaio ovviamente aveva i suoi difetti».
Il sogno Alfa Romeo
L'ultimo sogno che resta da realizzare al presidentissimo (titolo iridato a parte, s'intende) è quello che ha espresso per la prima volta qualche mese fa: riportare la Alfa Romeo in Formula 1. Ci ha provato già quest'inverno, proponendo i motori marchiati dal Biscione alla Toro Rosso, ma la trattativa non è andata in porto, principalmente per ragioni economiche. Ma Marchionne non cede, anzi rilancia: la casa di Arese sarebbe pronta addirittura a costruire una monoposto tutta sua. «In un momento di stabilità del gruppo Fca, l’Alfa Romeo per ribadirsi come marchio sportivo può e deve considerare la possibilità di tornare a correre in Formula 1 – conferma – Come? Probabilmente in collaborazione con la Ferrari, in un classico esempio di un modello da seguire. L’Alfa Romeo è capace di farsi un telaio, così come è capace di fare i motori. A me piacerebbe molto metterla in Formula 1». Un progetto troppo ambizioso? Forse. Certo è che Sergio Marchionne ha già dimostrato in passato di essere un uomo in grado di realizzare le sue ambizioni. Anche quelle impossibili.
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