29 marzo 2024
Aggiornato 08:00
Nessuno storico rientro

Alfa Romeo, distrutto il sogno di Sergio Marchionne

La Red Bull rifiuta la proposta del presidente di Fca che avrebbe riportato in Formula 1 il marchio del Biscione: «Tutto per colpa del disaccordo su una cifra di 30 milioni di euro», rivela una fonte interna al gruppo

ROMA – Stavolta, l'«assassino col maglione», come lo chiamano i giornalisti inglesi, non ha azzeccato il suo delitto perfetto. Sergio Marchionne ha fallito, almeno per ora, il suo piano di riportare il marchio Alfa Romeo in Formula 1, da lui stesso annunciato con grandi proclami alla fine dello scorso anno. A negargli questa operazione di marketing, un tassello importante nel progetto di rilancio internazionale del Biscione che il presidente di Fca ha in mente nei prossimi anni, è stato il «no» della Red Bull. La casa delle bibite energetiche, insomma, ha rotto le uova nel paniere al numero uno della Fiat. Ha rifiutato la sua offerta che non si poteva rifiutare.

La proposta di Sergio
La storia inizia anch'essa alla fine dello scorso anno, quando la Red Bull e la sua sorella minore, la Toro Rosso, si sono ritrovate improvvisamente senza una fornitura di motore certa per la stagione 2016: colpa dei rapporti ormai deteriorati con il precedente motorista, la Renault, che non era riuscita a garantire un propulsore competitivo nelle ultime stagioni, tanto da far esplodere pubblicamente in più di un'occasione tutta la rabbia e la frustrazione del team delle «lattine». Alla fine, la Red Bull ha trovato comunque un accordo per il rinnovo con la Renault, pur non marchiando più i motori con il nome del costruttore transalpino, ma con quello dell'orologiaio Tag Heuer. E la Toro Rosso? Si è dovuta accontentare, invece, dei motori Ferrari vecchi di un anno. Anche se Marchionne gli aveva proposto degli Alfa Romeo nuovi di pacca.

Disaccordo economico
Un propulsore completamente nuovo, non solo nel marchio, ma anche nella sua costruzione: ad occuparsene non sarebbe stata infatti la Gestione sportiva di Maranello, quella che realizza le power unit per la rossa, ma i tecnici del gruppo che attualmente progettano i motori stradali. Una linea di sviluppo completamente parallela, dunque, che avrebbe trasformato il rientro in Formula 1 della storica azienda milanese, già vincitrice di due Mondiali negli anni '50, in qualcosa di più di una semplice trovata pubblicitaria. Peccato che alla fine la firma sul contratto non sia arrivata, per colpa di un disaccordo su una investimento intorno ai trenta milioni di euro: «Non ha funzionato per via dei soldi – ha rivelato una fonte interna al gruppo Red Bull al settimanale specializzato tedesco Auto Bild – Marchionne voleva che la Toro Rosso o la Red Bull pagassero i costi iniziali di sviluppo del nuovo motore». Senza la disponibilità a spendere una cifra consistente, insomma, la scuderia di Faenza si è dovuta accontentare dei propulsori 2015. E il ritorno della Alfa Romeo tanto sognato dai tifosi è sfumato. O, forse, è solo rimandato.