19 aprile 2024
Aggiornato 13:30
L'intervista | Quest'anno sarà terzo pilota Sauber e correrà in GP2

Marciello, l'unico italiano in F1: «Io sulla Ferrari? Sarebbe bello...»

Le voci lo danno possibile sostituto di Raikkonen l'anno prossimo. E lui, ai microfoni del DiariodelWeb.it, non smentisce: «I rumors li ho sentiti anche io». Su Bianchi: «Per me è un fratello, dopo l'incidente penso sempre a lui»

LUGANO – In Italia, la Formula 1 non è uno sport come gli altri. Non solo per i milioni di tifosi che la seguono assiduamente un weekend su due, ma anche perché la loro attenzione viene attratta più dalle squadre che dagli atleti italiani. Anzi, da una squadra: la Ferrari. Da sempre croce e delizia dell'automobilismo nostrano: perché incarna la storia e l'orgoglio tricolore nella massima serie, ma allo stesso tempo perché fagocita sponsor e riflettori lasciando poco spazio ai piloti nostri connazionali. Non è un caso, infatti, che dopo l'abbuffata degli anni '80, ormai da tempo manchino italiani ai vertici della F1: colpa anche di Maranello, che non ha più voluto dare una chance sulle sue vetture ai talenti di casa.

A questa regola, però, esiste un'interessante eccezione: Raffaele Marciello, classe 1994, nato a Zurigo ma di passaporto italianissimo e già campione europeo di Formula 3. «Lello», come lo chiamano gli amici, è seguito dalla Ferrari tramite la sua Driver Academy ormai dal lontano 2010, quando correva ancora in Formula Abarth, e questo programma lo ha accompagnato fino alla GP2, la "serie B" dell'automobilismo. E pure in Formula 1, dove quest'anno non correrà (ancora), ma sarà terzo pilota della Sauber, monoposto non a caso motorizzata dai propulsori del Cavallino rampante: già dal secondo Gran Premio stagionale, in Malesia, potremo seguirlo nelle prove libere del venerdì. Sarà dunque lui a spezzare il digiuno di italiani in Formula 1, magari addirittura sulla Ferrari? Ecco cosa ha risposto lui stesso al DiariodelWeb.it.

Con la nomina a terzo pilota della Sauber sei ufficialmente entrato nell’orbita della Formula 1: un sogno che si avvera. Cosa significa questo ingaggio per la tua carriera?
Sì, è vero, si tratta di un sogno che si avvera. Però non è che il primo passo in una realtà per me ancora piuttosto nuova. Ora devo meritarmi questa grande possibilità, dimostrando il mio valore dentro e fuori dalla pista.

Sarai anche l’unico italiano nel circus. Senti la responsabilità di rappresentare il nostro Paese in uno sport in cui da tempo mancano portacolori di alto livello?
Più che di responsabilità parlerei di motivazione e orgoglio. Per carattere non sono il tipo di persona che si mette addosso troppe pressioni e anche questa volta affronto la sfida pensando soltanto al suo lato tecnico. Certo, sono anche molto felice di essere dove sono.

Nel novembre scorso hai avuto anche la possibilità di girare con la Ferrari 2014. Non è stata una macchina particolarmente vincente, ma tu che impressioni hai avuto guidandola?
Devo dire che mi sono subito adattato alla monoposto e alle sue caratteristiche, ottenendo buoni riscontri cronometrici. Si è svolto tutto con molta naturalezza e grazie anche all'eccellente lavoro del team i risultati sono arrivati. Guidare una F1 è fantastico, si provano emozioni incredibili e tutto è spinto sempre al limite. Formidabile!

Tramite la Ferrari Driver Academy, il Cavallino rampante segue la tua carriera fin dagli inizi. Si dice che ci sia un accordo per farti sostituire Raikkonen nel 2016 se quest’anno otterrai buoni risultati in GP2. C’è qualcosa di vero in queste voci?
Onestamente, non ne so nulla. So soltanto che ci sono dei rumors in tal senso, ma nulla di più. Io penso unicamente a prepararmi fisicamente e mentalmente per farmi trovare al top nell'eventualità di una chiamata.

Pensi che, dopo tanti anni, sarebbe giunto il momento di rivedere un pilota italiano sulla Ferrari?
Sarebbe bello. Non aggiungo altro.

Come valuti la rivoluzione tecnica e manageriale avvenuta a Maranello? Secondo te basterà per riportare il team alla vittoria?
Come sempre l'ultima parola spetta alla pista. Mi sembra però che i primi segnali siano positivi.

Torniamo alla tua carriera. Cosa ti aspetti da questo nuovo anno a cavallo tra GP2 e F1?
Quest'anno ho cambiato team in GP2, ma non si tratta di un salto nel vuoto perché con Trident ho già avuto modo di lavorare in passato. Ci conosciamo bene e ci stimiamo, cosa che senza dubbio aiuterà a trovare subito il giusto feeling anche in pista. Inoltre, ho accumulato parecchia esperienza nel 2014: credo perciò di poter puntare a buoni risultati. Per quanto concerne la F1, il mio obiettivo è inanellare più chilometri possibili e mettermi in luce nelle occasioni che si presenteranno durante la stagione.

Sei da anni amico di Jules Bianchi, che cominciò con te la sua carriera. Cosa hai provato quando hai saputo del suo terribile incidente di Suzuka?
Jules non è solo un amico, è un fratello. Penso a lui continuamente e mi auguro possa riprendersi al 100% il più presto possibile.