19 agosto 2025
Aggiornato 03:00
Calcio & Razzismo

Abete: No allo stop fai da te

«Lo stop alle partite in caso di razzismo? Nell'incontro con il capo della polizia Antonio Manganelli abbiamo detto che se è necessario interrompere le partite il responsabile dell'ordine pubblico lo faccia tranquillamente. Ma non si può fare il 'fai da te' in 700mila partite altrimenti sarebbe il caos»

MILANO - Anche Giancarlo Abete, presidente della Figc, torna sul presunto episodio di razzismo della gara Casale-Pro Patria, sospesa per volontà dei dirigenti locali dopo un insulto che sarebbe stato rivolto nei confronti di un giocatore di colore dalla squadra ospite: «Lo stop alle partite in caso di razzismo? Nell'incontro con il capo della polizia Antonio Manganelli abbiamo detto che se è necessario interrompere le partite il responsabile dell'ordine pubblico lo faccia tranquillamente - spiega Abete intervenuto ai microfoni di Radio Anch'io lo Sport su Radio 1 - Ma non si può fare il 'fai da te' in 700mila partite altrimenti sarebbe il caos».
Il numero uno della Figc precisa inoltre la sua posizione sul razzismo: «Bisogna parlarne, ma evitare le generalizzazioni perché così viene fuori la dimensione di un Paese peggiore di quello che è, e naturalmente vanno puniti quelli che usano comportamenti di discriminazione. Insomma bisogna aumentare le sanzioni, è giusto punire e fare attività formativa».

Comprensibile il gesto di Boateng - Sull'abbandono del campo da parte del Casale, Abete chiarisce: «E' stato comprensibile il gesto di Boateng - dice il presidente federale ricordando il precedente nell'amichevole tra il Milan e la Pro Patria - ma dobbiamo ricordare che esiste una norma per cui la titolarità dell'interruzione della partita spetta al responsabile dell'ordine pubblico: è una circolare ministeriale non una regola sportiva. Per l'interruzione definitiva della partita l'arbitro da solo non può decidere, non esiste un'autonomia decisionale dell'arbitro. Bisogna intervenire alla radice, più i problemi si intercettano alla base e più con l'attività formativa si ottengono risultati».

Lega Pro: Basta chiudere gli occhi - L'episodio di presunto razzismo avvenuto durante la sfida Casale-Pro Patria ha scatenato l'attenzione mediatica sulla Lega Pro ed in particolare sul campionato Berretti. La formazione di casa ha ritirato la squadra in seguito ad un insulto a sfondo razziale che sarebbe stato pronunciato da un giocatore del team di Busto Arsizio. A riguardo è intervenuto oggi ai microfoni della trasmissione Radio Anch'io lo sport su Radio 1 Francesco Ghirelli, direttore generale Lega Pro che sovraintende campionato Berretti: «Per prima cosa vorrei ricordare che ci sono delle regole e lasciare tempo agli organi preposti di appurare la situazione. Nel caso fosse accertata, si interverrà con serietà». Negli ultimi tempi, il razzismo sembra essere purtroppo tornato alla ribalta: «Bisogna farla finita con questi atteggiamenti. Dobbiamo difendere il calcio. Non dobbiamo più chiudere gli occhi e far finta di non sentire. Questo gravissimo elemento deve essere punito».

Pro Patria: Nessuno ha sentito l'insulto - Dopo l'eclatante caso di razzismo che ha coinvolto la Pro Patria nell'amichevole con il Milan, la società di Busto Arsizio è tornata alla ribalta delle cronache per l'episodio che ha coinvolto un giovane della Berretti reo, secondo i giocatori del Casale, di aver rivolto un insulto a sfondo razziale ad un altro giocatore. In seguito a questo presunto caso, la società piemontese ha ritirato la squadra dal campo. Raffaele Ferrara, responsabile del settore giovanile e direttore generale della Pro Patria commenta il caso ai microfoni di Radio Anch'io lo Sport su Rai Radio 1: «Penso sia gravissimo - spiega -; gli organi competenti devono appurare che sia successo davvero il fatto. Non ero alla partita, c'erano miei collaboratori. Tutti i presenti in campo, compresa la terna non hanno sentito nessuno l'insulto. Se il nostro giocatore ha sbagliato saremo noi i primi a intervenire. Non è mai successo niente di questo tipo».