23 aprile 2024
Aggiornato 11:00
Una giornata di festa

La nazionale a Rizziconi dà un calcio alle mafie

Applausi e commozione nel terreno confiscato all'ndrangheta. Prandelli: Andiamo via dalla Calabria arricchiti. Della stessa opinione il presidente federale Giancarlo Abete

RIZZICONI - Una giornata di festa. Una giornata tinta di azzurro che ha segnato per sempre questa terra. La nazionale italiana di calcio si è allenata a Rizziconi, su un campetto sorto su un terreno confiscato alle ndrine. Quelle che da questi parti fanno paura, uccidono per una sgarbo, oppure per un semplice sguardo. Quelle associazione mafiose che don Luigi Ciotti ha invitato tutti a sconfiggere: «Attenzione - ha gridato in mezzo al campo il fondatore di Libera - la mafia non sta solo in Calabria, la mafia sta in tutta Italia. Ma per sconfiggerla bisogna mettersi in testa una cosa fondamentale, la ndrangheta sta in tutta Italia, non solo in Calabria e non solo qui. Ma per batterla, bisogna capire che la lotta deve iniziare da Roma».
Applausi, lacrime e commozione tutto per la nazionale italiana, tutti per vedere gli idoli. Mille bambini che hanno inneggiato anche ai grandi assenti: Cassano e Rossi. Ma applausi anche per Buffon e gli altri. Poi un saluto a «testimonial della Calabria» Gennaro 'Ringhio' Gattuso. Prandelli ha schierato i suoi in quattro formazioni facendo un mini torneo. Applausi e poi parole che devono concretizzarsi per non finire nel nulla.

Prandelli: Andiamo via dalla Calabria arricchiti - «Non mollate mai. Queste persone non vanno lasciate sole, Don Ciotti ha pienamente ragione. Adesso l'obiettivo è quello di dare continuità a questa giornata, spero che le cose cambino». Lo ha detto il commissario tecnico della nazionale Italiana di calcio Cesare Prandelli a margine dell'allenamento che gli azzurri hanno svolto a Rizziconi in provincia di Reggio Calabria su un campo di calcio, sorto su un terreno confiscato al boss locale. «Andiamo via arricchiti - ha poi proseguito il tecnico - colpiti dalla partecipazione dei giovani. Sono convinto di aver contribuito a una giornata storica. Aver insistito per portare la Nazionale di calcio qui è motivo d'orgoglio: non è solo una sfida, ma un modo per cominciare un cammino importante per questa terra e per l'Italia».

Della stessa opinione il presidente federale Giancarlo Abete: «Mi ha colpito molto quello che ha detto Don Ciotti, mi ha emozionato, come credo ha emozionato tutti. Questo è un giorno memorabile». Don Ciotti gli ha lanciato un invito esplicito. «Entrate a far parte di Libera, come molte altre associazioni».
La riposta di Abete è molto accorta: «Qualcuno dirà che la nostra è stata una toccata e fuga: non è così, non deve essere così. Questi ragazzi non devono essere lasciati soli». All'inizio, invece, era stato Don Luigi Ciotti il vero artefice di questa giornata: «La mafia esiste e bisogna sonfiggerla - ha detto il prete - ma non commettiamo l'errore di pensare che c'è solo in Calabria ho al sud. La mafia e la ndrnagheta esiste in tutta Italia. prendiamo coscienza e tutti insieme lottiamo per liberare queste terre».