12 gennaio 2025
Aggiornato 22:00
Processo calciopoli

Condannare Moggi a 4 anni e 8 mesi per Gea

L'accusa chiede in appello: «4 anni per il figlio Alessandro». Il processo riprenderà il prossimo 29 settembre

ROMA - Condannare per associazione a delinquere chi è sotto accusa. Il sostituto procuratore generale presso la corte d'appello di Roma, Alberto Cozzella, riporta l'orologio indietro nel tempo per l'ex direttore generale della Juventus, Luciano Moggi, e i diversi imputati nel processo per gli affari della Gea Wolrd. Davanti ai giudici della I sezione il rappresentante dell'accusa, al termine di una breve requisitoria, ha chiesto per Moggi una pena a 4 anni e 8 mesi. In primo grado «Lucianone» aveva avuto un anno e sei mesi e per lui, così come per gli altri, era caduta l'ipotesi di associazione a delinquere.

Il pg, invece, è andato dritto al punto, tenendo sempre come riferimento l'atto d'appello redatto dal pm Luca Palamara. Perciò Cozzella ha riconosciuto la fondatezza dell'impianto accusatorio di primo grado ribadendo l'accusa associativa. «Ci sono telefonate inequivocabili, da cui emerge la conduzione di determinate attività in vista di determinati risultati». E poi ha aggiunto l'appello del pm «è calibrato e ponderato al punto di condividere le richieste di condanna della Procura».

Per il figlio di Luciano, Alessandro, il pg ha chiesto 4 anni di reclusione. Lui in primo grado aveva avuto un anno e due mesi. Per Davide Lippi figlio del ct della nazionale, che era stato assolto, Cozzella ha chiesto un anno e 4 mesi; per l'agente di calciatori Francesco Zavaglia, anche egli assolto in primo grado, sono stati sollecitati due anni e 4 mesi. Poi per Francesco Cervolo, dirigente sportivo, assolto in primo grado, il pg ha chiesto una condanna a 8 mesi di reclusione.

Il processo riprenderà il prossimo 29 settembre. L'ipotesi accusatoria, che insieme con l'inchiesta 'Calciopoli', della Procura di napoli, ha stravolto il mondo del pallone made in Italy nella primavera-estate del 2006, riteneva che la Gea avesse alterato illegalmente la concorrenza nel mercato, facendosi forte della sua presenza nel settore per condizionare le scelte professionali dei propri clienti, ad esempio minacciando di non far lavorare più giocatori, allenatori e dirigenti delle società.

Agli imputati erano stati contestati ben 15 episodi illeciti che però la sentenza pronunciata dal Tribunale, presieduto da Luigi Fiasconaro, in primo grado, dichiarò insussistenti e alla fine vennero riconosciute valide solo le accuse di violenza privata e minacce. E le trattative che sono state attribuite a soli Moggi senior e junior, riguardavano i calciatori Nicola Amoruso, Emanuele Blasi, Ilyas Zetulaiev e Victor Budianski.