19 aprile 2024
Aggiornato 11:30
Calcio | Milan

Gioia Inzaghi: Punto Baggio e alla Nazionale non dico no

«Ma obiettivi restano Milan in Champions e niente guai fisici»

MILANO - Cinque gol in una settimana e soprattutto la fatidica quota 300 marcature da professionista. E' il gran momento di Filippo Inzaghi in casa Milan, e il giorno dopo la doppietta di Siena il cannoniere rossonero si è raccontato in conferenza stampa. «Negli ultimi anni - ha detto Inzaghi - ho sempre privilegiato gli obiettivi di squadra, poi se, come ho sentito ieri nelle trasmissioni, vogliamo mettere sulla strada anche l'obiettivo di superare Roberto Baggio che di gol da professionista nei ha segnati 318 va bene, ci proviamo, mancano 19 gol, vediamo. Adesso però i miei obiettivi sono due: raggiungere con il Milan l'importante obiettivo di tornare in Champions League e continuare ad allenarmi e a giocare senza problemi fisici. Alle cose personali non penso più di tanto, perchè se ci sono queste basi, il Milan forte e la mia condizione, tutto il resto viene da sè».

Nessun dubbio sul gol più bello fra i 300: «Quello di Atene, il secondo della finale con il Liverpool, su un bellissimo assist di Kakà. Un gol importante anche per me, perchè fino alla notte di Atene mi era rimasto un rimpianto, un cruccio, mi era rimasta dentro quella grandissima parata di Buffon sul mio colpo di testa in tuffo nella Finale di Manchester con la Juventus. Poi però i gol di Atene hanno chiuso i conti e cancellato quel ricordo. Fino a quella notte mi ero chiesto cosa significasse segnare in una Finale di Champions League, lì l'ho capito. E' stato qualcosa di indescrivibile. Io stanotte non ho dormito, ma dopo i gol di Atene non ho dormito per dieci notti intere».

Nonostante i 35 anni compiuti, Inzaghi riesce sempre a ritagliarsi uno spazio importante risultando spesso decisivo. «Ho apprezzato molto tutte le dichiarazioni ricevute dai miei compagni per il raggiungimento di questo traguardo, ma sono io a dover ringraziare loro perché è solo grazie al loro aiuto che oggi sono qui. Tutti i compagni che ho avuto sono stati fantastici, non ce ne è uno in particolare. In questi anni - ha raccontato - ho consolidato molto il mio rapporto con Kakà, è un giocatore straordinario e abbiamo trovato una grande intesa. Anche con il mister il mio rapporto è bellissimo. Va al di là del calcio, ci conosciamo bene. Lui sa che quando sto fuori mi dispiace, cerco quindi di allenarmi bene per poter poi tornare a fare vedere quello che sono. Io penso che sia il campo a parlare. A gennaio, ad esempio, giocavo poco, ma poi ho partecipato alle amichevoli e quando ero in campo gli ho chiesto di giocare 90 minuti anche se era previsto che ne giocassi solo 60 perché anche se era una semplice amichevole si trattava di un modo per trovare la condizione migliore.»

Non ha trucchi, Pippo Inzaghi, ma il suo segreto sta nei tempi di gioco, oltre che nel lavoro: «Credo che le mie caratteristiche siano date dalla natura, come il fiuto del gol e tante altre cose che mi hanno aiutato in tutti questi anni. Molti mi definiscono un 'rapinatore', come probabilmente sono, ma credo che dietro ci sia anche altro. Certamente - ha aggiunto - non potrò mai avere il dribbling che hanno altri grandi campioni, ma il mio impegno e il mio amore per questo lavoro mi hanno aiutato nella mia carriera. Il movimento e i tempi di gioco li ho sempre avuti dentro la mia testa, è un fatto meccanico, ma la vera cosa che ho capito in questi anni è che per il ruolo che faccio mi devo sentire bene». E se si sente come in questo periodo, un pensierino alla Nazionale può ancora farlo: «Alla mia età è difficile pensarci ma, se mi dovessero chiedere di tornare, non potrei dire di no».