19 marzo 2024
Aggiornato 08:00
Lotta al fumo

Il perentorio «smetti di fumare o morirai» non funziona

E' il suggerimento di David Khayat, ex presidente del National Cancer Institute e responsabile dell'Oncologia medica al Clinique Bizet (Parigi): «Introdurre anche dispositivi a rischio ridotto»

Il perentorio «smetti di fumare o morirai» non funziona
Il perentorio «smetti di fumare o morirai» non funziona Foto: Gerd Altmann Pixabay

Il perentorio «smetti di fumare o morirai» con cui alcuni medici cercano ancora di convincere i pazienti sui rischi correlati alle sigarette «non funziona e va cambiato». E' il suggerimento di David Khayat, ex presidente del National Cancer Institute e responsabile dell'Oncologia medica al Clinique Bizet (Parigi), nel suo intervento alla seconda e ultima giornata del terzo convegno - l'anno scorso svoltosi ad Atene e quest'anno online per la pandemia Covid-19 - 'The Scientific Summit on Tobacco Harm Reduction' promosso dall'Università di Tessalonica e dall'Università di Patrasso in Grecia.

«Come dottore non posso accettare 'smetti o muori' come l'unica scelta che si offre ad un paziente fumatore; ricordo che il 64% di quelli con una diagnosi di tumore continua a fumare - aggiunge l'oncologo -. Alcuni Paesi hanno abbandonato la strategia 'smetti o muori' e introdotto dispositivi a rischio ridotto nelle politiche di controllo del tabacco ottenendo risultati».

Fumo primo fattore di rischio per il cancro

«Nel 1990 il primo fattore di rischio per il cancro riconosciuto a livello mondiale era il fumo, nel 2017 è ancora il fumo - ricorca Khayat - Le sigarette tradizionali contengono oltre 6mila sostanze chimiche e particelle ultrafini, 93 di queste sono nella lista della Food and Drug Administration (FDA) come potenzialmente dannose, la maggior parte, circa 80, sono cancerogene o potenzialmente cancerogene. Questi rischi aumentato nel processo di combustione rispetto al riscaldamento».

La comunità scientifica e medica quindi «dovrebbe svolgere un ruolo più forte nel convincere i responsabili politici a riconsiderare e innovare le strategie di controllo del tabacco», precisa l'oncologo.

«Introdurre anche dispositivi a rischio ridotto»

Per la lotta al fumo, secondo la proposta lanciata da David T. Sweanor, Centre for Health Law, Policy & Ethics, Università di Ottawa, si potrebbe «aumentare l'accessibilità ai dispositivi a rischio ridotto puntando su una tassazione proporzionata agli effetti prodotti. Così i prodotti più pericolosi, come le sigarette, dovrebbero avere una tassazione più elevata rispetto ai dispositivi a rischio ridotto».

Per Giuseppe Biondi Zoccai, docente di Cardiologia del Dipartimento di Scienze e biotecnologie medico-chirurgiche dell'Università Sapienza di Roma «il fumo rappresenta ancora il più importante fattore di rischio per le malattie cardiovascolari e per il cancro. Le sigarette elettroniche sono prodotti a rischio modificato che possono migliorare i tassi di cessazione e aiutare nel percorso di distacco dalle sigarette tradizionali».