Le bufale della dieta alcalina smentite dalle ultime ricerche scientifiche
Il consumo di alcuni alimenti animali non esporrebbero il soggetto a rischio di malattie tipiche (per esempio l’osteoporosi) come dichiarano i sostenitori della dieta alcalina
Purtroppo, in rete circolano diverse bufale. Alcune anche sostenute da naturopati che sostengono teorie pseudo-scientifiche. Una di queste sarebbero alcuni pilastri fondamentali della cosiddetta dieta alcalina. Alla base di tutto ci sarebbero alcuni alimenti dal potere acidificante i quali oltre a danneggiare in diversi modi il nostro organismo, provocherebbero anche fragilità ossea. Tra questi ricordiamo quelli ricchi di proteine animali, come per esempio, i latticini. Ma un documento di consenso, elaborato dal The European Society for Clinical and Economic Aspects of Osteoporosis, Osteoarthritis and Musculoskeletal Diseases (ESCEO) e IOF (International Osteoporosis Foundation), ha – al contrario – confermato i benefici per l’apparato scheletrico derivante da una dieta ricca di proteina animali (o vegetali).
Lo scheletro si rafforza
Non importa quante proteine (animali) si consumino: anche se si sta leggermente al di sopra delle RDA ufficiali, si ottiene sempre un rafforzamento dello scheletro e non – come asseriscono i sostenitori della dieta alcalina – un indebolimento. Gli alimenti proteici, infatti, rinforzano lo scheletro riducendo il rischio di tutte le fratture, comprese quelle dell’anca.
Non esistono prove scientifiche
Al momento non esiste alcuna prova scientifica di un eventuale indebolimento delle ossa provocato dall’assunzione di carne o latticini. A suggerirlo è stato Assolatte in riferimento alle conclusioni emerse dal documento di consenso elaborato da due delle più prestigiose organizzazioni scientifiche no-profit mondiali: la ESCEO e la IOF. I risultati del lavoro scientifico sono stati pubblicati sull’autorevole Osteoporosis International.
I risultati
Dai risultati dello studio «è emersa l’associazione tra un adeguato intake di proteine (anche superiore alle Rda ufficiali) e di calcio e la riduzione del rischio di perdita di massa ossea e di frattura dell’anca. La conclusione di questo documento di consenso è netta: le proteine assunte attraverso i cibi sono indispensabili per la crescita ottimale delle ossa e per mantenerle in salute. Quindi, la prevenzione dell’osteoporosi e delle fratture ossee inizia a tavola, con il giusto consumo di alimenti ricchi di proteine, come latte, yogurt e formaggi», spiega Assolatte.
Anche gli anziani hanno bisogno di proteine
Dal documento è emerso che gli anziani che soffrono di osteoporosi, una dieta ricca di proteine e calcio (due sostanze che si trovano nel latte) offre la possibilità di avere una più alta densità minerale, una più lenta perdita di massa ossea e una riduzione del rischio fratture dell’anca. I risultati, dunque, sfatano il mito dall’effetto negativo associato ai rischi derivanti da una dieta acidificante (ricca di proteine) e dell’effetto benefico di una dieta alcalina. D’altro canto «il lavoro di analisi, comparazione e sistematizzazione di tutta la letteratura scientifica disponibile su questo tema ha mostrato che non ci sono evidenze per affermare che il carico acido derivante dalla dieta sia deleterio per la salute delle ossa», spiega Assolatte.
Proteine di qualsiasi origine
«L’assunzione di quantità più elevate di proteine, qualunque sia la loro origine (animale o vegetale), non sembra contribuire allo sviluppo dell'osteoporosi né ad aumentare il rischio di fratture», si legge nel documento di consenso ESCEO-IOF.
Se ne mangi poche, invece, rischi
Lo studio ha anche dimostrato come un sufficiente intake proteico può provocare più danni di un eccesso di proteine. Questo accade soprattutto se c’è anche un apporto insufficiente di calcio. «Una conclusione che apre uno scenario particolarmente critico per l’Italia - sottolinea Assolatte - visto che tra gli italiani c’è un diffuso deficit di calcio (in particolare tra gli adolescenti) dovuto agli insufficienti consumi di prodotti lattiero-caseari, i quali forniscono il 51% del calcio presente nell’alimentazione italiana. È evidente, dunque, che, privandosi di latte e derivati, gli italiani rinunciano alla principale e più biodisponibile fonte di calcio, aggravando la carenza di questo minerale fondamentale per le ossa. Il problema riguarda soprattutto due alimenti «nobili» come latte e yogurt, per cui gli italiani sono ben al di sotto delle 3 porzioni giornaliere raccomandate dalle Linee guida ufficiali», conclude Assolatte.
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