Come siamo passati da uomini di Neanderthal a Sapiens? Merito dei virus
Incontri, incroci e virus ci hanno dato la possibilità di adattarci a vari ambienti e cambiamenti ed è così che la vita si è evoluta portando all'essere umano moderno. Ma i Neanderthal sono ancora dentro di noi

La storia ci racconta che circa 200.000 anni fa compare sulla Terra l’uomo di Neanderthal, mentre 70.000 anni dopo – indicativamente – si assiste alla comparsa dei primi Homo Sapiens. Un arco di tempo decisamente ridotto se parliamo di evoluzione. In realtà un cambiamento così radicale non può essere rappresentato – come spesso avviene – da una linea retta. Specie se diciamo che da un essere pressochè scimmiesco spunta dal nulla quello che ha tutte le caratteristiche per essere definito un uomo moderno. Come è potuto accadere un cambiamento simile? Solo una modifica genetica sarebbe potuta arrivare a tanto. Ma siccome questo è un fatto che non viene accettato dalla storia possiamo affidarci alle risposte che vi vengono fornite da una nuova ricerca scientifica: un virus ha cambiato il destino dell’umanità rendendo gli esseri viventi così forti da proseguire con l’evoluzione, nonostante i pericoli quotidiani.
Uno strano albero genealogico
Come potrebbe essere l’albero genealogico che riguarda il passato dell’umanità? Probabilmente molto più elaborato di quanto possiamo immaginare e decisamente pieno di colpi di scena. Secondo una recente ricerca pubblicata su Cell, infatti, alcuni virus avrebbero svolto un ruolo cruciale in termini di evoluzione. O, per meglio dire, hanno influenzato una condivisione genica tra Neanderthal e Sapiens. Ed è così che una mezza scimmia è arrivata a essere ciò che siamo oggi, nonostante in ognuno di noi ci sia ancora parte del DNA antico.
Contaminazione
Cosa succede quando uno di noi si prende un virus influenzale? La risposta la conosciamo tutti: quando stiamo vicino alle atre persone trasmettiamo il patogeno provocando la stessa malattia nei nostri vicini. E la stessa cosa, più o meno, potrebbe essere accaduta migliaia di anni fa – modificando il corso dell’evoluzione umana. «Non è facile immaginare che quando gli umani un po’ più moderni si siano incontrati con i Neanderthal, si siano contaminati l'un l'altro con agenti patogeni provenienti dai loro rispettivi ambienti. Incrociandosi l'uno con l'altro, hanno anche innescato adattamenti genetici per far fronte ad alcuni di questi agenti patogeni», spiega David Enard, assistente professore di ecologia e biologia evolutiva presso il Università dell'Arizona.
Incontri ravvicinati
Gli uomini più moderni hanno cominciato a spostarsi circa 70.000 anni fa. Durante i loro spostamenti incontrarono i loro cugini Neanderthal che avevano sviluppato adattamenti a diversi virus e altri patogeni. Questi, chiaramente, erano presenti solo lì e non in Africa dove provenivano gli altri. «Alcuni dei Neanderthal avevano mutazioni adattative che davano loro vantaggi contro questi agenti patogeni, e sono stati in grado di trasmettere alcune di queste mutazioni agli umani più moderni. Si chiama selezione naturale positiva - favorisce certi individui che portano queste mutazioni vantaggiose», continua Enard. E così, l’evoluzione continua verso la sua strada.
Da scimmia a umano
La precedente ricerca, coordinata da Enard, aveva evidenziato come un terzo degli adattamenti delle proteine – passando da scimmia a umano - era stata guidata da una risposta ai virus infettivi. Mente il nuovo studio ha cercato di comprendere come questo tipo di adattamenti potessero provenire dai Neanderthal. Per farlo, gli scienziati hanno scandagliato oltre 4.000 geni umani che notoriamente interagiscono con i patogeni. «Ci siamo concentrati su questi geni perché quelli che interagiscono con i virus hanno molte più probabilità di essere coinvolti nell'adattamento alle malattie infettive rispetto ai geni che non hanno nulla a che fare con i virus», dice Enard.
Che fine hanno fatto quelle sequenze?
«Molte sequenze di uomini di Neanderthal sono andate perse negli umani moderni, ma alcune sono rimaste e sembrano essere rapidamente aumentate alle alte frequenze al momento del contatto, indicando i loro benefici selettivi in quel momento. La nostra ricerca mira a capire perché è stato così. Riteniamo che la resistenza a specifici virus a RNA forniti da queste sequenze di Neanderthal sia stata probabilmente una grande parte della ragione dei loro benefici selettivi», commenta Dmitri Petrov della Stanford University. «Una delle cose su cui i genetisti si sono chiesti da tempo è il motivo per cui abbiamo mantenuto questi tratti del DNA di Neanderthal nel nostro genoma. Questo studio suggerisce che uno dei ruoli di quei geni era quello di fornirci una certa protezione contro gli agenti patogeni mentre ci muovevamo in nuovi ambienti», spiega Enard. «L'RNA è molto fragile e viene degradato velocemente, quindi è difficile imparare molto sulle malattie antiche causate dai virus a base di RNA. Puoi pensare a questi adattamenti genetici come impronte di dinosauri estinti da tempo conservati nel fango fossilizzato. Anche senza avere accesso ai virus stessi, gli scienziati che studiano le epidemie preistoriche saranno in grado di conoscere gli agenti patogeni che li hanno guidati», concludono i ricercatori.