27 aprile 2024
Aggiornato 01:00
Cancro della pelle

Melanoma, dal veleno di ragno l’arma che lo sconfigge

Il temuto cancro della pelle, il melanoma, ha un nemico nel veleno di ragno australiano. Un peptide in esso contenuto uccide le cellule cancerogene e lascia intatte quelle sane

Melanoma
Melanoma Foto: Wavebreakmedia Shutterstock

Sconfiggere il melanoma, il più agguerrito dei tumori della pelle, può essere una realtà grazie al veleno di ragno australiano. Questo quanto scoperto dai ricercatori del QIMR Berghofer in uno studio internazionale condotto in collaborazione con l’Istituto di Bioscienze Molecolari dell’Università del Queensland (Australia).

La scoperta
Il team di ricercatori, guidati dai dottori Maria Ikonomopoulou e Manuel A. Fernandez-Roj, hanno estratto un composto (un peptide) che è risultato essere efficace nell’uccidere le cellule tumorali del melanoma prelevate da altrettanti tumori presenti sul muso di alcuni diavoli della Tasmania. Questo è il primo studio a dimostrare che il peptide derivato dal veleno di ragno possiede proprietà antitumorali contro le cellule di melanoma e DIAD (Devil Facial Tumor Disease). I risultati indicano che il composto potrebbe potenzialmente diventare in futuro la base per un nuovo trattamento per il DFTD e il melanoma.

Il peptide attivo contro il cancro della pelle
In questo studio, i ricercatori hanno testato il peptide - che è molto simile al noto peptide di Gomesin derivato dal ragno brasiliano Acanthoscurria gomesiana - in una serie di esperimenti condotti in laboratorio. La dott.ssa Maria Ikonomopoulou, che ha guidato lo studio, ha detto che i primi risultati sono stati molto promettenti. «Abbiamo deciso di testare questo composto del ragno [australiano] perché era molto simile nella composizione chimica a un composto di un ragno brasiliano, che era già noto per avere proprietà anticancro anche se non era mai stato testato in cellule tumorali facciali del diavolo di Tasmania - ha spiegato in un comunicato la dott.ssa Ikonomopoulou - Nei nostri esperimenti di laboratorio abbiamo scoperto che il peptide del ragno funnel-web australiano era migliore nell’uccidere le cellule del cancro melanoma e a impedirgli di diffondersi rispetto al peptide di ragno brasiliano. Inoltre, il peptide del ragno australiano non ha avuto un effetto tossico sulle cellule della pelle sane». «Quando abbiamo testato il peptide del ragno australiano su cellule di melanoma umano in laboratorio - aggiunge la ricercatrice - ne ha ucciso la maggior parte. Abbiamo anche scoperto che il peptide ha rallentato la crescita dei melanomi nei topi».

Gli effetti sui diavoli della Tasmania
Durante lo studio, la dott.ssa Ikonomopoulou e il dott. Fernandez-Rojo hanno anche testato il composto su cellule prelevate da tumori facciali di diavoli della Tasmania. «Similmente all’effetto sulle cellule di melanoma, abbiamo scoperto che il peptide del ragno australiano ha ucciso le cellule DFTD, ma non ha influenzato le cellule sane - ha sottolineato la ricercatrice - Abbiamo anche sperimentato diverse versioni del composto per cercare di individuare quale fosse il migliore per uccidere le celle DFTD. Quando abbiamo modificato due particolari aminoacidi nella catena del peptide, il composto è diventato ancora più efficace nel distruggere le cellule DFTD».

Servono ulteriori ricerche
«Questa ricerca - ha poi precisato la dott.ssa Ikonomopoulou - è ancora in una fase precoce, ma questi risultati sono molto promettenti. Ci sono molti anni di lavoro da compiere, ma speriamo che questo composto possa essere sviluppato in futuro in un nuovo trattamento per il melanoma e la DFTD. Questi risultati ci spingono a continuare a studiare il potenziale dei composti bioattivi derivati ​​dal veleno per trattare il melanoma, le malattie del fegato, l’obesità e il metabolismo, nonché contro i tumori del diavolo della Tasmania, in collaborazione con l’industria biofarmaceutica», conclude la scienziata. I risultati dello studio sono stati pubblicati di recente in due studi separati nelle riviste Scientific Reports e Cell Death Discovery.

Riferimento: QIMR Berghofer.