23 aprile 2024
Aggiornato 23:30
Psichiatria

Depressione, siamo sicuri che gli psicofarmaci siano l'unica risposta?

Il ministro della Salute, Giulia Grillo, si rivolge agli psichiatri: «Lavorare insieme su prevenzione, residenzialità, farmaci»

Depressione
Depressione Foto: hikrcn | shutterstock.com Shutterstock

Il ministro della Salute Giulia Grillo si rivolge agli psichiatri, in tema di depressione. «Siamo sicuri che i farmaci antidepressivi siano l’unica risposta che abbiamo per curare?», questa la sua domanda-provocazione. Per l’occasione, Grillo, ha inviato un video messaggio per il 48esimo Congresso nazionale della Società italiana di psichiatria (Sip). Una domanda sulla quale il ministro invita a ‘lavorare insieme’, come sulla prevenzione, residenzialità e integrazione.

L’impronta Basaglia
Dopo aver sottolineato l’importanza della riforma Basaglia, e sottolienato però che «molte delle indicazioni della riforma sono state disattese o parzialmente realizzate», il ministro è entrato «nel merito della situazione che abbiamo trovato al ministero», avvertendo: «Il Piano d’azione sulla salute mentale del 2013 rischia di essere l’ennesima scatola vuota a causa delle storiche criticità del nostro sistema: su cui ovviamente, come sapete, sto cercando di lavorare, mancanza di risorse, differenze regionali, difficoltà nell’inserimento lavorativo e sociale per i malati, mancanza di progettualità».

Le nuove malattie
In più, «negli ultimi anni si sono aggiunti nuovi problemi relativi alla gestione di nuove malattie: l’aumento dei disturbi legati al comportamento alimentare, la corretta gestione delle problematiche dell’autismo, anche all’esplosione delle demenze e delle malattie neurodegenerative, le nuove dipendenze, la crescita dei disturbi post traumatici dovuti alla crisi economica e quelli dovuti al fenomeno migratorio». «Sono consapevole – prosegue Grillo – che per risolvere i problemi non bastino gli atti di indirizzo, importanti ma non sufficienti. E penso a un percorso comune, un percorso di grande collaborazione con voi», ha aggiunto il ministro, sottolineando: «Dobbiamo lavorare insieme su farmaci, prevenzione, residenzialità, e integrazione».

I farmaci
Riguardo al primo punto, il ministro ha ricordato che «la spesa per i farmaci è anche in questo ambito in forte crescita». E «qui vi rivolgo una domanda/provocazione: siamo sicuri che i farmaci antidepressivi siano l’unica risposta che abbiamo per curare?». «La prevenzione – ha proseguito Grillo – è un tema che mi sta molto a cuore, e che sembra essere quasi tabù, non se ne parla mai. In realtà, Si tratta semplicemente di portare all’interno del Piano Nazionale di prevenzione e tra le azioni di l’obiettivo prioritario della promozione della salute, per quanto riguarda quello che possiamo fare noi come ministero ho chiesto ai miei uffici di inserire obiettivi di comunicazione anche sulle tematiche legate alla psichiatria».

La residenzialità psichiatrica
Anche «l’uso della residenzialità psichiatrica – ha aggiunto il ministro – sappiamo che va modificata: consuma oltre un miliardo di spesa, ma riguarda una minoranza dei pazienti e va ripensata con modelli più efficienti in tutto il Paese il che non vuol dire risparmio ma appunto miglioramento della spesa. E reinvestire nella prevenzione, cura e integrazione dei pazienti e delle loro famiglie». Infine, Grillo ha sottolineato l’importanza della «integrazione dei servizi di salute mentale con il resto del sistema sanità e dei servizi sociali, perché la cura non è solo sanitaria, il Piano della Cronicità deve mettere maggiore attenzione sul tema della salute mentale».

Ognuno deve fare la sua parte
«Per questo – ha proseguito Grillo – credo che il ministro della Salute ovviamente debba fare la sua parte, e vi assicuro che la faremo, ma non basta se nel contempo non coinvolgeremo in modo attivo tutta la nostra comunità. Perché la salute è un tema trasversale che riguarda tutti gli aspetti della società». Che «la salute mentale sarà il principale problema del nostro futuro prossimo, e tutti gli studi dell’Oms ce lo dimostrano, e non può essere lasciata alla sola responsabilità dei servizi psichiatrici e dei loro operatori». E «i ricoveri, i farmaci e le psicoterapie non bastano per riscattare le differenze e ottenere quell’integrazione sociale senza la quale non esiste una vera guarigione».

Serve un grande cambiamento
Per il ministro «serve un grande cambiamento culturale dentro di noi per accettare la malattia mentale, un cambiamento che deve partire da noi stessi e che valorizzi la neurodiversità che ci rende unici. Com’è ben spiegato e documentato in questo museo. La follia non ci deve far paura, non dobbiamo allontanarla né tantomeno isolarla, in quanto potremmo essere noi stessi i ‘pazzi’». «Perché – ha concluso Grillo – ricordando Basaglia, ‘Da vicino nessuno è normale’. Buon lavoro e vi ringrazio tantissimo per quello che fate».