11 dicembre 2024
Aggiornato 07:30
Diagnosi errate

Gli diagnosticano un tumore allo stadio terminale. Dopo esser stato devastato dalle cure scopre che si trattava di polmonite

Una diagnosi errata che ha rovinato (in tutti i sensi) la vita di un uomo. E’ accaduto in Toscana

Gli diagnosticano un tumore ai polmoni ma era una polmonite - foto rappresentativa
Gli diagnosticano un tumore ai polmoni ma era una polmonite - foto rappresentativa Foto: Alexander Raths Shutterstock

PISTOIA - Una vicenda iniziata con un dramma ma, per fortuna, finita nel migliore dei modi. Stiamo parlando del caso di un uomo che ha assistito a una diagnosi di tumore ai polmoni l’anno scorso. L’episodio questa volta, è avvenuto nella nostra penisola, più precisamente presso l’ospedale di Pescia. Dopo aver cominciato le cure palliative a causa di un cancro incurabile scopre però che la diagnosi era errata. Ora vuole chiedere giustizia: i farmaci che ha assunto gli hanno rovinato la vita.

Tutto inizia ad aprile
Nel 2017, durante il mese di aprile, un uomo venne ricoverato all’ospedale di Pescia a causa di sintomi respiratori. Venne poi dimesso dalla struttura ospedaliera ben venti giorni dopo, ma con una diagnosi terribile: si trattava di un cancro allo stadio terminale. La malattia gli aveva anche provocato una notevole insufficienza cardiaca. Aveva solo una scelta davanti a sè: iniziare le cure palliative o scegliere di essere ricoverato in una clinica per malati terminali. Inutile dire che la notizia ha sconvolta la sua vita e quella di tutti i familiari.

Dopo, il ripensamento
Tempo dopo l’uomo ha necessitato di un ulteriore ricovero e si è recato nuovamente presso una clinica ospedaliera. Questa volta, però, è stato osservato anche da altri medici che sembra abbiano smentito la diagnosi precedente: il paziente non aveva nessun tumore. La causa del suo malessere era una polmonite non curata. La notizia, ovviamente, era più che positiva ma il pover’uomo stentava a credere che si trattasse della verità.

Ci vuole giustizia
Inutile dire che l’uomo ha passato mesi terribili, insieme alla sua famiglia, a causa di una diagnosi errata. Ecco il motivo per cui oggi richiede che venga fatta giustizia: se nessuno lo aiuterà a rivivere i momenti persi, sarebbe almeno corretto che qualcuno gli offrisse un risarcimento in termini di denaro. Per tale motivo la famiglia ha deciso di rivolgersi a un legale di Lucca. C’è già stato un tentativo in via stragiudiziale, il quale tuttavia, non ha avuto esito positivo. Nei prossimi giorni, verrà anche presentata una domanda di mediazione.

I farmaci lo hanno distrutto
Il legale della famiglia, racconta a La Nazione che «una volta tornato a casa  l’uomo iniziava il ciclo delle cure palliative. In conseguenza delle medicine somministrate, sin da subito, perdeva quasi del tutto la sua lucidità mentale; lo stesso, nonostante i farmaci che assumeva, continuava infatti a lamentare forti dolori, probabilmente immaginari, che tuttavia costringevano il medico di famiglia ad aumentare le dosi dei medicinali palliativi, fino ad arrivare alla dose massima consentita in pochissimo tempo». Fu proprio questo particolare che lo costrinse, nel mese di novembre, ad avere un ulteriore ricovero. «Adesso ha ritrovato la lucidità mentale ma non la forma fisica di cui ancora oggi subisce le conseguenze, così come accertato nella perizia medico legale di parte, a cui si è sottoposto. Se subito gli fosse stata diagnosticata la presenza di una polmonite e non di un tumore, avrebbe potuto curarsi in modo appropriato attivando anche la cura cardiologica e quindi continuato a vivere normalmente come aveva sempre fatto a ritmi ovviamente più ridotti a causa del cuore», conclude l’avvocato.