19 aprile 2024
Aggiornato 23:30
Il virus che attacca il cervello e uccide

Nipah virus, tutto quello che c’è da sapere sul virus che uccide

Il Nipah è un virus raro, ma che si sta diffondendo. E’ portati dai pipistrelli della frutta, e può causare sintomi simil-influenzali e gravi danni al cervello

Pipistrello
Pipistrello Foto: Benjamin B | shutterstock.com Shutterstock

ROMA – Del Nipah virus si è tornato a parlare in questi giorni, dopo il caso delle 11 persone morte a causa di questa infezione. Anche se è un virus piuttosto raro, pare che si stia diffondendo – rischiando di sfuggire al controllo. Se ancora non lo conoscevate, o volete sapere con cosa abbiamo a che fare, ecco diversi punti da memorizzare riportati dall’emittente Ndtv a cura del dottor Amit Gupta, un consulente neonatale dell’ospedale John Radcliffe di Oxford.

Il virus Nipah
E’ un tipo di virus che appartiene alla categoria delle zoonosi, ossia che infetta sia gli animali che l’uomo. Anch’esso è entrato a far parte dell’elenco dei recenti focolai zoonotici come l’influenza suina e l’influenza aviaria. Gli esperti fanno notate che quasi il 60% di tutte le infezioni nell’uomo provengono da animali. Non sorprende che le persone che lavorano in stretta vicinanza con gli animali ne siano particolarmente sensibili. Sebatoio naturale del virus Nipah si ritiene siano i pipistrelli della frutta (o volpi volanti), tuttavia è stata segnalata anche la trasmissione da parte dei maiali.

Ha una bruttissima reputazione
Questo virus – spiega il dott. Gupta – si è guadagnato una spaventosa reputazione. Può uccidere tra il 40 e il 100% delle persone colpite. Il periodo di incubazione (dal momento in cui l’infezione si manifesta alla comparsa dei sintomi) varia da 4 a 14 giorni. I primi sintomi sono piuttosto aspecifici e possono essere confusi con quelli con raffreddori comuni o infezioni virali generali come l’influenza e altre.

Cosa attacca
Il virus – sottolinea Gupta – colpisce sia i sistemi respiratori che i sistemi neurologici. Nei recenti focolai nel subcontinente indiani, nel 75% dei casi sono stati proprio i polmoni a essere colpiti. I pazienti possono passare attraverso un aumento della dispnea (difficoltà a respirare) e possono progredire rapidamente fino alla ‘fame’ di ossigeno grave. Può anche progredire verso l’encefalite (un’infiammazione del cervello) e i pazienti possono andare in coma. L’encefalite ha un alto tasso di morte e i sopravvissuti possono avere problemi neurologici a lungo termine come un disturbo convulsivo o cambiamenti di personalità.

Non c’è cura
Allo stato attuale non esiste un trattamento definitivo, oltre all’assistenza di supporto. Assistenza di supporto – spiega Gupta – significa che i pazienti possono aver bisogno di essere strettamente monitorati e ricoverati in ospedale. I pazienti possono aver bisogno di supporto respiratorio e potrebbero dover avere necessità di un ventilatore. Non esiste ancora un vaccino per il virus Nipah.

Non farsi prendere dal panico
Anche se la minaccia è reale e seria, è bene non farsi prendere dal panico. I pazienti che vivono lontano dall’area dell’epidemia – se hanno sintomi simili all’influenza, come mal di testa e febbre, è molto più probabile abbiano proprio un’influenza comune piuttosto che Nipah – avverte il dott. Gupta. Per coloro che vivono all’interno o intorno alla zona sospetta, la vigilanza e la ricerca di consigli medici precoci sarebbe sensata. I professionisti della salute che lavorano nelle aree di epidemia sono ben sensibilizzati su cosa cercare e cercare consigli diretti è più consigliabile di informazioni non verificate che si trovano in giro. I portali dell’OMS e del Centro per il controllo delle malattie (CDC) sono risorse eccellenti (da cui anche questo articolo), anche se le informazioni tendono a essere scritte per i professionisti. Inoltre, ricordate che le epidemie tendono a essere piuttosto claustrali in aree ristrette e possono essere portate sotto controllo con protocolli di quarantena e trattamento sensati.

I precedenti
I casi registrati in questi giorni non sono una novità. Difatti questo non è il primo focolaio in India. Ci sono stati due focolai nel Bengala Occidentale nel 2001 e nel 2007 con 50 persone uccise. Scoppi simili si sono verificati in Bangladesh. La modalità di trasmissione comprende da persona a persona e il contatto con animali malati. Tuttavia, i focolai in questa parte del mondo erano probabilmente correlati al consumo di linfa di palma da dattero crudo infetto. Detto questo, la diffusione da uomo a uomo è ben nota, e dei casi riportati da un’epidemia a Siliguri, il 75% si è verificato tra il personale ospedaliero o i visitatori – precisa il dott. Gupta.

Abituiamoci a queste epidemie
Purtroppo, epidemie come queste del NIPAH diventeranno probabilmente più comuni – avverte Gupta. La densità della popolazione renderà più probabili le interazioni uomo/animale, aumentando le possibilità di infezione incrociata da virus. C’è un fenomeno sempre più riconosciuto delle specie di ‘salto’ del virus. Ciò significa che gli agenti patogeni che colpiscono principalmente le specie animali o di uccelli mutano con il tempo e gli esseri umani diventano i loro nuovi ospiti. L’influenza suina e aviaria sono esempi di questo fenomeno.

Informazioni attendibili
Dire alle persone di non farsi prendere dal panico spesso tende a garantire che lo facciano, auspica il dott. Gupta. Pertanto, è imperativo che fatti e consigli debbano essere disponibili da fonti attendibili in un linguaggio chiaro e semplice. Una solida fonte di informazioni su portale unico creata appositamente per l’epidemia specifica dovrebbe diventare la norma.