26 aprile 2024
Aggiornato 04:00
Artrite e dieta

Il cibo grasso fa venire l’artrite, l’osteoartrosi e i dolori articolari

Un nuovo studio rivela che una dieta ricca di grassi poco sani è collegata all'artrite, l’osteoartrite e al dolore alle articolazioni

Artrite e dolori articolari
Artrite e dolori articolari Foto: mirana | shutterstock.com Shutterstock

STATI UNITI – Una dieta ricca di grassi poco sani, come per esempio quelli contenuti nel cosiddetto cibo spazzatura, è stata collegata ai dolori articolari, all’artrite e all’osteoartrite. Ad aver osservato questo problema sono stati i ricercatori del Medical Center dell'Università di Rochester (Usa) che hanno stabilito come i batteri nell'intestino dovuto a una dieta ricca di grassi potrebbero causare l'osteoartrite, un effetto collaterale comune dell'obesità. I risultati completi dello studio sono stati pubblicati sulla rivista JCI Insight.

Niente trattamenti, però
Quando si tratta di osteoartrosi, i ricercatori hanno le idee chiare. «Non ci sono trattamenti che possono rallentare la progressione dell'osteoartrosi, e sicuramente nulla la inverte – sottolinea infatti in un comunicato stampa il dott. Eric Schott principale autore dello studio – Ma questo studio pone le basi per sviluppare terapie mirate al microbioma per curare effettivamente la malattia». Secondo la US Arthritis Foundation, sono circa 54 milioni gli adulti che negli Stati Uniti hanno una diagnosi di artrite, tra cui 31 milioni di persone con osteoartrosi. Un tempo si riteneva che fosse l’obesità a portare all’artrite e l’osteoartrite, per via dell’usura che il peso provoca sulle articolazioni. Ma oggi, con questo nuovo studio, si è scoperto che le cose stanno diversamente.

Lo studio
Il dottor Schott e colleghi hanno condotto uno studio su modello animale, in cui un gruppo di topi obesi presentavano un numero maggiore di batteri dannosi nelle loro viscere rispetto ai topi magri. La somministrazione di un comune supplemento prebiotico, poi, non ha aiutato i topi a perdere peso, ma ha invertito altri sintomi. A riprova che non è l’obesità di per sé a provocare questo tipo di malattie, l’intestino e le articolazioni dei topi obesi erano gli stessi dei topi magri.

Il ruolo del cibo spazzatura
Per osservare gli effetti della dieta sul possibile sviluppo dell’artrite e dell’osteoartrite, i ricercatori hanno nutrito un gruppo di topi con una dieta simile a quella ‘occidentale’ ricca di grassi poco sani come quelli derivanti da cheeseburger e frappè. Nel giro di 12 settimane, i topi hanno quasi raddoppiato la loro percentuale di grasso corporeo rispetto ai topi nutriti con una dieta povera di grassi e sana. Inoltre, ne gruppo dieta occidentale, i batteri proinfiammatori erano dominanti, e il loro intestino era completamente privo di alcuni batteri probiotici benefici, compreso il tipico additivo dello yogurt comune o Bifidobacteria.

L’infiammazione
Dopo questa dieta, i topi del gruppo ‘occidentale’ hanno sviluppato un'infiammazione simultanea in tutto il corpo, e anche alle ginocchia, dove i ricercatori hanno indotto l'osteoartrosi con una lesione meniscale. Quasi tutte le cartilagini sono scomparse entro 12 settimane dalla rottura. «La cartilagine – spiega il dottor Michael Zuscik, professore associato di ortopedia presso il CMSR – è sia un cuscinetto che un lubrificante, atto a mantenere senza attrito i movimenti articolari. Quando lo perdi, è osso contro osso, è alla fine devi sostituire l'intera articolazione. Prevenire che ciò accada è ciò che noi, come ricercatori dell'osteoartrite, ci sforziamo di fare per mantenere la cartilagine».

Meno diabete, ma il peso non cambia
La somministrazione di prebiotici, per modificare eventualmente la composizione del microbiota intestinale, ha avuto un effetto antidiabetico sui topi obesi, ma il loro peso corporeo non è cambiato. «Questo rafforza l'idea che l'osteoartrosi sia un'altra complicazione secondaria dell'obesità: proprio come il diabete, le malattie cardiache e l'ictus, che hanno tutte un'infiammazione come parte della loro causa – ha aggiunto il dottor Robert Mooney, professore di patologia e medicina di laboratorio presso il CMSR – Forse, condividono tutti una radice simile, e il microbioma potrebbe essere quella radice comune».